In Puglia e Basilicata più lavoro, ma è un successo per soli uomini

Nel secondo trimestre 2024 cresce l’occupazione italiana sia maschile sia femminile. Anche in Puglia e Basilicata cresce l’occupazione, però qui s

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In Puglia e Basilicata più lavoro, ma è un successo per soli uomini

Nel secondo trimestre 2024 cresce l’occupazione italiana sia maschile sia femminile. Anche in Puglia e Basilicata cresce l’occupazione, però qui si tratta, per così dire, di un fenomeno per soli uomini.

i dati Studiando i dati che l’Istat ha messo a disposizione, emerge che gli occupati nazionali aumentano in termini congiunturali (variazione rispetto al primo trimestre 2024; ndr) di 124 mila unità. Il tasso di occupazione (rapporto percentuale tra occupati e popolazione di riferimento; ndr) raggiunge il 62,2%, a +0,2 punti; quello di disoccupazione scende al 6,8% (-0,3 punti) e il tasso di inattività 15-64 anni è stabile al 33,1%. L’occupazione nel II trimestre 2024, cresce anche in termini tendenziali, cioè rispetto al II trimestre del 2023: +329 mila lavoratori, +1,4% in un anno. Buone nuove anche per le donne, il tasso di occupazione femminile in Italia è pari al 53,5% con un incremento medio nazionale del +0,9%. Col Nord fermo, sono Centro e Mezzogiorno a tirare la volata rispettivamente con un +1,7% e un +1,4%.

In Puglia hanno trovato lavoro 39 mila uomini in più rispetto al primo trimestre di quest’anno, con una variazione del tasso di occupazione tendenziale del +3,4%. Tutt’altra storia per le pugliesi e le lucane, secondo l’Istat in Puglia la già stentorea occupazione femminile (sempre sotto il 40%) è addirittura diminuita nel secondo trimestre dell’anno passando dal 38,2% al 37,5%. In termini assoluti si tratta di mille donne che sono uscite dal mondo del lavoro, giacché non si sono messe neppure a trovare un nuovo impiego (infatti il numero delle disoccupate è diminuito). Dove sono finite? In buona parte sono andate a ingrossare le fila delle ben 18mila under64 che, in questo trimestre rispetto al precedente, sono divenute «inattive», cioè un lavoro non lo hanno, non lo cercano, non sono più disponibili a lavorare.

In Basilicata il tasso di occupazione maschile tendenziale è aumentato al 67,1% (+0,2%), quello femminile è diminuito al 43,3% (-0,6%).

Bucci (cgil): divario di genere sclerotizzato «I dati dell’Istat certificano ancora una volta un divario di genere ormai sclerotizzato nel mercato del lavoro pugliese e meridionale. Abbiamo un tasso di occupazione maschile in linea quasi con quello nazionale, superiore di quasi trenta punti a quello femminile, per altro in diminuzione. È evidente che se si vogliono creare condizioni di vero sviluppo e progresso e quindi nuove opportunità di occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno del Paese c’è da affrontare la questione della condizione femminile, non solo lavorativa», dice Gigia Bucci, segretaria generale della Cgil Puglia.

A suo avviso la bassa occupazione è «figlia di una società costruita a misura d’uomo che vede ricadere ancora prevalentemente sulla donna la responsabilità del lavoro di cura che magari si estende anche a genitori anziani oltre che ai figli. Mancano servizi pubblici adeguati e accessibili, reti di welfare locale. Pensiamo agli asili nido, prevalentemente privati: quanto costa per una famiglia affidare a queste strutture due figli? Se buona parte del salario deve essere destinato alla cura dei figli una mamma sceglie magari di stare a casa, o accettare un lavoro precario, meglio se part time. Il 30 per cento delle donne occupate in Puglia lo è con rapporti part time. E spesso si tratta di lavoro a bassa qualifica. Tutto questo spiega anche i divari salariali, ma soprattutto quel dato del tasso di inattività che per le donne raggiunge il 56,9 per cento, per gli uomini fermo al 27. In Puglia 592 mila donne non cercano e non sono disponibili a lavorare a causa di tutti questi ostacoli».

Bucci rimarca l’impegno della Cgil e conclude: «Senza una piena parità di genere, senza una valorizzazione del ruolo delle donne nel mercato del lavoro e nel sistema economico del Paese, sarà impossibile immaginare un vero sviluppo. Ed è una priorità ben presente in Europa, con le risorse del Pnnr pensate anche per colmare divari di genere. Peccato che questo Governo abbia cancellato negli appalti legati alle risorse comunitarie il vincolo del 30% delle assunzioni destinate alle donne. Un Governo delle destre oscurantista, che relega la donna al ruolo di focolare domestico, un salto all’indietro culturale di 100 anni che è compito di ogni donna respingere».

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