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C’era anche un ‘polo’ a Foggia, nella vasta rete di ‘diplomicifi’ attiva in Puglia e scoperta dalla Guardia di Finanza nella maxi operazione che ha portato, all’alba di oggi, 9 persone in carcere e sequestri di beni per un valore complessivo di circa 10milioni di euro.In particolare, la scuola di Foggia era una delle tre ‘costole’ dell’organizzazione, che si avvaleva di ulteriori società e associazioni culturali, avendo acquisito anche le quote di un’università privata albanese per mezzo della quale garantiva il conseguimento di titoli di studio che erano, però, privi di valore legale in Italia. In questo contesto due degli indagati avrebbero corrotto un funzionario governativo albanese al fine di garantirsi l’attivazione e la favorevole conclusione del procedimento di accreditamento dell’istituto.
L’OPERAZIONE | I finanzieri del Comando provinciale di Bari e Bat hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di 9 persone, tutte indagate insieme ad altri 30 soggetti, a vario titolo e in concorso tra di loro, per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, falso materiale, corruzione e autoriciclaggio. Il blitz rappresenta l’epilogo di un’articolata attività di indagine, delegata al Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bari e alla Compagnia di Trani, che ha consentito di disvelare l’esistenza di un’organizzazione dedita al rilascio di titoli di studio e professionali falsi e/o comunque non aventi valore legale nel territorio nazionale, emessi da sedicenti enti universitari, nonché da istituti scolastici di istruzione superiore paritari e scuole professionali dislocate in varie Regioni (Lazio, Lombardia, Calabria e Sicilia).
Il modus operandi avrebbe previsto la costituzione di società di capitali all’estero (Cipro, Regno Unito e America Latina) solo in apparenza abilitate al rilascio di titoli di studio “riconosciuti” anche in Italia; le attività investigative, di contro, hanno consentito di accertare l’inesistenza delle predette entità giuridiche. In particolare, la pluralità di truffe sarebbe stata realizzata da più strutture associative, tra loro connesse, che avrebbero utilizzato siti internet, pagine facebook e profili whatsapp per pubblicizzare l’attività e i percorsi di studio offerti, nonché per “reclutare” i potenziali clienti.Ma avrebbero anche consegnato pergamene rappresentative dei citati titoli con loghi, Apostille de L’Aja (asseritamente apposte da personale della Procura della Repubblica di Roma), certificazioni e traduzioni giurate contraffatte/false, nonché rilasciato “certificati di equipollenza” falsamente emessi da atenei italiani (in particolare dall’Università Sapienza di Roma).
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