Chi come me, insieme ad altri volontari è stato impegnato nelle aperture dell’intero sito della Basilica di Siponto, della sua Cripta e anche dell
Chi come me, insieme ad altri volontari è stato impegnato nelle aperture dell’intero sito della Basilica di Siponto, della sua Cripta e anche delle chiese paleocristiane esterne, poi tristemente ricoperte dall’opera moderna in rete metallica che di fatto le hanno risotterrate, ha avuto il privilegio di stare sempre a contatto con quelle pietre grondanti Storia e Arte e che davano, ogni giorno l’emozione di una scoperta: i graffiti delle decine di mani, di nomi, di date, di croci, epigrafi, di simboli a centinaia (personalmente ne ho mappati, tra esterni ed interni delle due chiese, quella superiore e la Cripta almeno 350 anche sovrapposti).
Insomma una vera enciclopedia della Fede che per secoli ha pervaso queste stupende fonti di pura e vera Cristianità nell’abbraccio della Vergine di Siponto.
Nulla ci è sfuggito, come le magnifiche incisioni simboliche matematiche dei resti del pavimento della Cripta (di cui altrove ho dato contezza e che riproporrò , per chi ha la pazienza di leggermi).
Tra queste testimonianze del passato non potevano mancare lacerti seminascosti di affreschi sulle pareti, sia della chiesa superiore che della Cripta, alcuni sovrapposti ma che noi avevamo ben in mente per quando sarebbero emersi dal loro passato. Alcuni di questi resti di pittura murale erano visibili nel lato destro della parete a est della Cripta.
Si riuscivano ad intravedere , due piedi, a sx., e due Rosari pendenti. Dopo più nulla anche se sapevo che tolto l’intonaco che li copriva , qualcosa di più sarebbe emerso.
Ed è per questo motivo che, quando furono intrapresi i lavori di restauro della Cripta (pavimento, capitelli, colonne, ecc) mi affrettai a mostrare a quei magnifici ragazzi restauratori , e segnalare graffiti, segni, date, ed anche quei resti di pittura murale che avevo notato e mappato.
E ho avuto ragione, perché, da quei pochi grani di rosari, da quei piedi, da quel piccolo segno di tessuto, è venuta alla luce uno grande, straordinario affresco raffigurate una Crocifissione di almeno due metri, con delle figure ai lati della Croce che cercherò di spiegare, chiedendo anche lumi a chi potrebbe completare queste mie ipotesi interpretative.
L’affresco raffigura una Crocifissione. Non si vedono chiaramente i bracci superiori della Croce, e nemmeno la figura del Cristo ma si intuiscono .
A fianco del Crocifisso, in basso sul lato sx di chi guarda, si scorge un personaggio vestito di pelli, scalzo, con un rosario in mano, e a fianco ai piedi, sempre sulla sx. si notano chiaramente una corona e un pugnale. Sicuramente quindi appartenenti una persona di rango in atteggiamento penitente o comunque orante e che potrebbe trattarsi di Sant’Onofrio Eremita.
Sulla dx di chi guarda, si vede con più chiarezza un personaggio con la barba e capelli bianchi che è vestito con tunica o abito da dignitario, dorato, sicuramente importante per il ruolo religioso (?) che deteneva. Oltre ad avere un rosario in mano, ha uno scettro molto simile ad un bastone patriarcale ,attributo anche di san Nicola di Mira, poi di Bari.
Penso che raffiguri proprio San Nicola che è stato anche importante nella chiesa pugliese di quei tempi e presente in molte raffigurazioni iconiche, e pittoriche ed anche scultoree.
In un affresco molto rimaneggiato scoperto nella Cappella della Maddalena di Manfredonia, si nota la presenza di san Nicola che offre alla protezione della Vergine un fanciullo.
Partendo dalla parte superiore dell’affresco della Cripta,, si possono intuire le braccia di Gesù ormai abbandonate , e la parte del viso ,molto nebulosamente.
Proseguendo verso il basso, si nota a sinistra, la ferita del costato con le gocce di sangue che gocciolano sul perizoma bianco del Cristo chiaramente visibile.
Sempre scendendo verso il basso, si scorge il ginocchio del Signore vistosamente escoriato e infine ,poco più in basso i piedi sovrapposti con il chiodo in evidenza e con la ferita ancora sanguinante e i rivoli del sangue che scorrono verso il basso, fino alla base della Croce e che cadono su un cranio chiaramente visibile e di un osso lungo posto di traverso al cranio.
Come in questa raffigurazione, nelle iconografie della crocifissione ai piedi della croce, come in questo caso, è spesso raffigurato il cranio di Adamo, come vuole la leggenda secondo cui la croce sarebbe fatta col legno dell’albero del Paradiso.
Ricordiamo le Crocifissioni del Botticelli, di Giotto, ecc. e in molte icone.
Anche a San Leonardo, in un lacerto di affresco sula absidiola destra, si può scorgere alla base un cranio sul quale poggia l’albero della Croce. Si può notare in alto il braccio sinistro del Signore, inchiodato. Di lato una figura femminile, nimbata che sicuramente raffigura la Madre di Dio di fronte alla Croce.
“Una volta sepolto (raccontano il Vangelo apocrifo di Nicodemo e la Legenda aurea) , il Redentore ,con la sua discesa nel “regno della morte”, spezzo’ le sbarre del carcere dove si trovavano coloro che vi erano stati rinchiusi prima della sua venuta, e contemporaneamente alla propria Resurrezione sottrasse Adamo ed Eva dall’oscurità della tomba, restituendo loro la primordiale innocenza ,macchiata dal peccato originale”..
Quindi Gesù Risorto, col sacrificio della Croce è l’Uomo Nuovo, il nuovo Adamo.
Questo tema dell’ANASTASI o RESURREZIONE, del Cristo che scende negli inferi e redime Adamo ed Eva è raffigurato magistralmente in una delle formelle delle porte bronzee della Cattedrale di Trani.. e anche in altre raffigurazioni nell’arte .
Tornando al nostro affresco, sulla cornice che delimita in basso l’affresco, vi è una data, chiaramente visibile
Anche di questa data cercherò di dare una mia personale spiegazione suscettibile di suggerimenti e correzioni , sempre graditi.
Tralasciando la lunga storia egli eventi che hanno caratterizzato la straordinaria storia della Chiesa Sipontina, passando dalla “domus ecclesia” del periodo romano fino ai giorni nostri, mi limito semplicemente ad ipotizzare, partendo da date certe, l’anno della realizzazione dell’affresco scoperto e di recente restaurato in modo egregio, dando lode e merito a quei restauratori che, oltre all’affresco, hanno ridato luce e dignità a tutto il resto della Cripta: capitelli, colonne, pavimento, graffiti, segni, ecc.
Sappiamo dalla storia, che anche prima del 1500 molti Vescovi si diedero da fare per ricostruire il cosiddetto “ Diruto Duomo Sipontino” semidistrutto per guerre ed eventi sismici . con alterne vicende.
Ma tralasciando gli anni precedenti mi soffermo nel periodo de 1500.
Partiamo a una data certa: nel 1528 quando : assoldate dai Veneziani ,le truppe del Lautrech, assaltarono Manfredonia per mare ,sconquassando la novella fabbrica del duomo sipontino, minandone la torre campanaria e facendo crollare la facciata della chiesa superiore ed inferiore, esposta a est, così come si può ancora osservare.
Quindi la data dell’affresco non poteva essere anteriore al 1528 perché la parete era semidistrutta.
Un’altra data che ci può aiutare è quella scolpita in un concio di una voltina della cripta nella parete a nord -est, probabilmente data di inizio o fine lavori di ricostruzione della facciata distrutta: 1554.
E’ improbabile che in questa data sia stato realizzato l’affresco se una ulteriore nota storica ci informa che : “ nel 1586 l’Arcivescovo Ginnasio si diede a rifare il Tempio di S. Maria di Siponto conquassato dai venetiani nella guerra del Lautrech”.
Quindi, la mia ipotesi è che la data di esecuzione sia compresa tra il 1586 e il 1590, vale a dire dopo poco l’avvenuta ricostruzione della parete crollata.
Ancora ,sempre , Siponto: la sua Basilica in pietra bianca, la sua cripta, la sua Storia, sempre affascinante e misteriosa, come misterioso rimane il personaggio vestito di pelli e scalzo in atteggiamento orante con rosario che potrebbe ragionevolmente essere identificato in Sant’Onofrio Eremita. .Di lui sappiamo che visse nel IV o V Sec. , si sa che era figlio di un re,e che aveva da giovane rinunciato ai fasti e ai titoli (la corona e lo stiletto ai suoi piedi) sull’esempio di Giovanni il Battista ed Elia, diventa anacoreta e abbraccia lo stato di vita piu’ perfetto: la solitudine nel deserto dove visse per settant’anni.
L’immagine di S.Onofrio, anacoreta seminudo, coperto dei soli suoi lunghi capelli fu oggetto della rappresentazione figurata nell’arte, in tutti i secoli, arricchita da tanti particolari: la corona e lo stiletto, il perizoma di foglie o di pelli, il rosario. Il suo nome di origine egizia, significa : <Colui che è sempre felice>.
Nella foto (un Santino antico) lo rappresenta con la corona e lo stiletto ai suoi piedi, il perizoma di pelli o foglie, il rosario in mano.
Di recente, questa Cripta, luogo, unico per la sua suggestiva bellezza e per la sua valenza di storia e di fede purissima, è stato offeso con uno spettacolo di reti , luci che ricordano le psichedeliche di passata memoria contaminando le sue colonne e i suoi sacri spazi con delle avvolgenti reti metalliche (è diventata una fissazione), e di musiche, in un luogo sacro, di raccoglimento e meditazione e, soprattutto consacrato.
E’ il segno dei tempi, le chiese sempre meno chiese e sempre più monumenti e luoghi di spettacolo.
Aldo Caroleo, Siponto
COMMENTI