E L’UVE CHI L’ACCIACCHE?

  È INDUBBIO che la polemica sia uno strumento di espressione di opinione e di dibattito. È una forma di discussione, per tanti aspetti il

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È INDUBBIO che la polemica sia uno strumento di espressione di opinione e di dibattito. È una forma di discussione, per tanti aspetti il sale della democrazia. Un confronto che tuttavia non sempre viene usato in maniera costruttiva, anzi spesso è il pretesto per uno scontro sterile, utilizzato per finalità oblique, finalità personali.
A TENERE banco alla polemica è la politica. Manfredonia, per rimanere nel nostro orticello, né sta dando prova a bizzeffe. E purtroppo non sempre cogliendo e sviluppando quegli aspetti positivi insiti nel concetto di polemica, utili a stimolare l’interesse e l’impegno delle persone, ma piuttosto a provocare uno scontro ideologico se non personale. (Tralasciamo le invettive di quei tizi che si nascondono dietro l’anonimato, complice chi li ospita, per creare solo zizzania senza alcun senso).
CAMPO di “battaglia” l’attività amministrativa appena avviata eppertanto, oggettivamente, tutta da esprimere. Ciò nonostante bersagliata più che da polemiche nel suo significato canonico, da attacchi logorroici del tutto fuori tempo. Che non giovano a niente. Sia ben chiaro che qui non si vuole sostenere o reprimere meriti e demeriti di chicchessia, ma soltanto e unicamente rilevare come il dibattito politico, e dunque la polemica, non è in gran parte sorretta da quegli elementi essenziali su cui deve poggiare una qualsiasi discussione.
IL FINE autentico da perseguire è invece quello di spingere la città nelle sue variegate espressioni non solo politiche, a trovare le giuste misure per uscire dall’impasse che opprime il territorio da troppo tempo ormai. Dalla “opposizione” costituita si aspetta, nel pieno rispetto delle sue funzioni, un contributo di idee sia pure contrapposte a quelle della “maggioranza” che siano supportate da quegli elementi essenziali a renderle operative (progetti, risorse), di proposizione che abbia un riscontro nella realtà contingente, anche di stimolo nella pianificazione della città che la compagine governativa eletta dal popolo intende realizzare.
PER ONOR del vero l’appunto vale solo per una parte della “opposizione” costituita, preoccupata più della forma che della sostanza delle osservazioni; l’altra, più guardinga, è quanto meno in attesa che l’amministrazione insediata a Palazzo di Città vada esprimendo i suoi piani sui quali si attendono lumi. In questo primissimo scorcio di amministrazione si è fronteggiato l’emergenza estiva con iniziative che stanno riscuotendo consensi ma anche dissensi, come è naturale che sia a seconda della posizione di chi li esprime. Stando alla partecipazione massiccia della gente, parrebbe che i consensi siano prevalenti.
MA L’ESTATE sta finendo e si appresta l’autunno e quindi l’inverno, perifrasi per dire che occorre mettere mano ai problemi strutturali della città che incombono e che provengono da lontano. Fra questi quello riguardante la situazione finanziaria dell’Ente che richiama direttamente la tassazione dei cittadini e degli operatori economici, a quanto pare unico riferimento, fin qui, per fare cassa. Manca e sono decenni, il supporto principe delle finanze locali, il lavoro che produce reddito, ricchezza comune.
È SU QUESTO fronte che sarebbe opportuno sviluppare una polemica, ossia una discussione a più voci seria e motivata che metta a fuoco iniziative possibili che utilizzino le non poche e pregiate risorse locali. Voci che provengano non solo dalla politica nelle sue variegate sfaccettature, ma da quel contesto economico sociale cittadino rimasto ai margini della responsabilità della gestione della cosa pubblica. È il momento di affrontare la crescita della città, di avviare quella ripartenza tante volte richiamata nei discorsi ma mai azionata realmente, convintamente, seriamente. Insomma, diceva un vecchio politico locale, «E l’uve chi l’acciàcche?».
È ESSENZIALMENTE una questione culturale di fondo che va aggiornata e sviluppata alle esigenze di una popolazione che mostra segni preoccupanti di decadimento, che non possono essere superati affidandoli alle illusorie polemiche e agli infingimenti strumentali. Una esigenza improcrastinabile che va affrontata con estrema responsabilità da parte di tutti.
Michele Apollonio

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