Col valore del grano duro italiano che ha toccato il punto più basso degli ultimi 4 anni, molti cerealicoltori pugliesi stanno iniziando a offrire
Col valore del grano duro italiano che ha toccato il punto più basso degli ultimi 4 anni, molti cerealicoltori pugliesi stanno iniziando a offrire i propri terreni in fitto per destinarli a foraggio. È quanto sta rilevando CIA Agricoltori Italiani di Puglia sia in provincia di Foggia che nella BAT e nella Murgia barese. Il dato complessivo della cerealicoltura regionale registra una diminuzione del 13% degli ettari di terreno destinato alla coltura del grano duro e un calo produttivo che, nell’ultimo triennio, segna un meno 30%. La riduzione di un terzo della produzione in Puglia, prima e più importante produttrice di grano duro in Italia, è un dato significativo e drammatico. Non è un caso che questo dato si accompagni a un altro, altrettanto emblematico: nel 2023, che pur caratterizzandosi come “annus horribilis” della cerealicoltura rischia di essere superato, in peggio, dal 2024, le importazioni di grano duro dall’estero sono aumentate del 40%.
NEL FOGGIANO. Anche a Lucera, San Severo, Torremaggiore, nelle aree rurali del capoluogo e più in generale in tutto il Tavoliere la situazione è ugualmente grave. “Molti cerealicoltori hanno rinunciato a seminare”, dichiara Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata, “e stanno offrendo i loro terreni in fitto per destinarli a foraggio. Gli ultimi 4 anni, con le importazioni salite alle stelle e il valore del grano riconosciuto ai produttori che è sprofondato oltre ogni limite, sono stati per la cerealicoltura tra i peggiori di sempre”.
MENO QUANTITÀ MA QUALITÀ ALTISSIMA. Le quantità raccolte sono inferiori rispetto agli scorsi anni, soprattutto a causa dell’eccezionale siccità che ha colpito la Puglia, ma la qualità di quanto è stato raccolto è tra le migliori degli ultimi 10 anni sia in termini di peso specifico sia per quanto riguarda il valore proteico. Il massiccio ricorso alle importazioni, però, ha determinato un abbassamento assolutamente iniquo del prezzo accordato ai produttori. Tutto questo proprio negli anni in cui sono cresciuti a dismisura i costi di produzione per i nostri cerealicoltori. E mentre il prezzo del grano italiano ha subito un crollo di 200 euro a tonnellata rispetto al 2022, il costo della pasta e del pane invece è salito ed è tuttora ai livelli più alti dell’ultimo decennio. Senza interventi, gli agricoltori saranno costretti ad abbandonare la produzione per mancanza di redditività. Un ettaro di grano duro ha costi di produzione di circa 1.300 euro per ettaro. Quest’anno la produzione media è stata di circa 1,2 t/ha, con un prezzo di 310 euro a tonnellata, con una PLV media di 372 euro per ettaro. Di fronte a questa situazione non c’è capacità imprenditoriale che tenga. Le aziende falliscono e non hanno neppure la possibilità di programmare le nuove semine
LA BATTAGLIA DI CIA AGRICOLTORI ITALIANI. “Cia Agricoltori Italiani”, aggiunge Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’organizzazione, “ha messo da oltre un anno la questione cerealicola al centro della propria agenda sindacale di rivendicazioni e proposte. Lo scorso aprile 2023, abbiamo lanciato assieme al presidente nazionale Cristiano Fini la petizione che ha raccolto 80mila firme. Siamo riusciti a coinvolgere, anche nelle nostre grandi manifestazioni a Foggia e a Bari, 45 comuni pugliesi a sostegno di una battaglia che attraverso la tutela della cerealicoltura italiana intende garantire anche la qualità e la salubrità della filiera grano-pasta per i consumatori. I frutti di quella battaglia hanno portato prima alla riattivazione della Commissione Sperimentale Nazionale sul prezzo del grano e poi a un passo in avanti per l’attivazione delle misure di Granaio Italia. Tutto questo, però, non basta: la battaglia deve continuare per concordare e attivare un vero e proprio piano d’emergenza e di rilancio di un settore, quello cerealicolo, da cui dipende una buona parte della nostra vera sovranità alimentare”.
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