«Non voglio ritirare la querela, per colpa di quella telefonata ho perso il lavoro». Una cinquantenne di Cuoneo è stata truffata da un finto avvoc
«Non voglio ritirare la querela, per colpa di quella telefonata ho perso il lavoro». Una cinquantenne di Cuoneo è stata truffata da un finto avvocato mentre stava lavorando e poi licenziata per il raggiro telefonico. La donna, lavoratrice precaria, ha deciso di agire in tribunale: l’accusato di truffa è un residente in Calabria.
La truffa
La cinquantenne non aveva risposto alle prime chiamate, ma poi aveva ricevuto un messaggio in cui veniva minacciata di una “causa penale”. A quel punto, spaventata, decide di ascoltare le parole dell’avvocato fantoccio al telefono: «Diceva di essere un avvocato della Iren, sosteneva che dovessi pagare una bolletta arretrata di 168 euro subito perché il giorno dopo avrebbero iniziato la causa penale che mi sarebbe costata anche 500 euro».
La storia sembrava verosimile, dato che la donna aveva davvero una bolletta arretrata da pagare.
Le banche a quell’ora erano chiuse, così al cellulare della vittima è stato inviato un numero di una PostePay a cui fare la ricarica. Nonostante i sospetti, la donna versò comunque quella cifra: «Ero troppo spaventata di dover pagare 500 euro che era più o meno a quanto ammontava il mio stipendio».
Il licenziamento
Il giorno successivo dalla Iren arrivò la conferma che a effettuare quella chiamata non era stato un loro dipendente. Ma quello che è successo dopo è ancora più sorprendente: per questa serie di telefonate, la donna fu licenziata e perse il lavoro. Il danno e la beffa. La sentenza sul caso dovrebbe arrivare a gennaio.
COMMENTI