VALLE D’ITRIA AL TOP E CALO NEL SALENTO. SUL GARGANO VUOTE IL 40 % DELLE STANZE.

Le stime di Assohotel sulle prenotazioni. Presenti meno italiani, città d’arte piene di stranieri. Meno turisti italiani, so­pratutto nel segme

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Le stime di Assohotel sulle prenotazioni. Presenti meno italiani, città d’arte piene di stranieri.

Meno turisti italiani, so­pratutto nel segmento mare, ma più viaggiatori esteri. Con una particolarità: il saldo è negativo del 10-20% con pic­chi in Salente. L’analisi con­dotta fra le strutture associa­te arriva da Assoturismo-Assohotel (Confesercenti) che in Puglia è guidata da Gian­carlo De Venuto: «C’è preoc­cupazione per un mercato che è altalenante – afferma De Venuto – e che vede il settore balneare abbastanza in diffi­coltà. In questo momento so­no a marina di Pescoluse, le Maldive del Salento, e gli operatori lamentano posti vuoti nei lidi e case sfitte nel- l’extralberghiero. È una tendenza che colpisce tutta l’Ita­lia, ma in provincia di Lecce è particolarmente avvertita».

In verità, il fenomeno del calo degli italiani in estate è in atto già da due stagioni do­po l’«affollamento» dovuto alla crisi pandemica. Lo scor­so anno finirono nel mirino le strutture da tre stelle in giù (dai villaggi ai residence pas­sando per gli alberghi). Si tratta di una tendenza che an­drebbe governata e che si muove in direzione contraria alle performance degli stra­nieri e delle città d’arte. «Ri­scontriamo la diminuzione di arrivi e permanenze – pro­segue De Venuto – in partico­lare quando si parla di spiag­ge e ombrelloni. Basti consi­derare ciò che succede a Gal­lipoli e le polemiche che sono divampate. Poi, un altro indicatore per pesare il fenomeno è la difficoltà che emerge dalla ristorazione: tradizionalmente i turisti ita­liani frequentano maggior­mente i ristoranti.

Anche qui sono evidenti difficoltà. Di­verso è il caso delle città d’ar­te. A Lecce la presenza di viaggiatori esteri è rilevante ed è partita già dal mese di maggio e il bilancio dei primi sei mesi del 2024 è ampia­mente incoraggiante».

Lo è sicuramente per le strutture alberghiere (da 4 stelle in su), mentre i B&B fanno segnare un rallenta­mento. «Purtroppo non sia­mo soddisfatti di questo 2024 – commenta Raffaele Bitetti, presidente dell’associa­zione extralberghiera di Lec­ce e Salento – perché c’è un

calo oltre la media. Sperava­mo in un luglio-agosto di re­cupero, ma non è così. Parlia­mo di un taglio del 30-35% per cento».

C’è invece chi sposta l’at­tenzione sulla gestione delle politiche turistiche che so­sterrebbero una Puglia divisa in tre zone dove non tutti hanno le stesse opportunità. Secondo Assohotel Brindisi la tendenza sarà confermata anche nel mese di agosto, te­nendo fede alle aspettative delle imprese del settore, con la domanda straniera che, in particolare, ha fatto registra­re picchi altissimi di presen­ze.

«Non sorprende quindi che in Puglia – aggiunge Enzo Di Roma, presidente di As­sohotel Confesercenti Brindi­si – si viaggi a tre velocità.

 Sold out nella Puglia centra­le, situata strategicamente tra i due aeroporti principali, con il 100 per cento delle ca­mere prenotate. Poi segue il Salento attestandosi al 75 percento delle prenotazioni a causa di scelte politiche non adeguate, mentre il Gargano fa registrare il 60 per cento delle camere occupate, prin­cipalmente per carenza di adeguato marketing comuni­cativo».

E nonostante la linfa del turismo internazionale dal presidente Assohotel di Brin­disi arriva l’allarme: «Occorre porre attenzione al rallenta­mento della domanda inter­na influenzata dalla perdita di potere d’acquisto e rispar­mio delle famiglie. Inoltre, il cambiamento climatico pesa sui flussi turistici,in partico­lare nelle città d’arte che su­biscono gli effetti negativi del clima torrido».

corrieremezzogiorno

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