Sovrappeso e obesità: è allarme rosso in Puglia

Che la Puglia sia una delle 100 regioni dove si mangia meglio al mondo è un dato di fatto, confermato anche da Tasteatlas, la nota guida online am

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Sovrappeso e obesità: è allarme rosso in Puglia

Che la Puglia sia una delle 100 regioni dove si mangia meglio al mondo è un dato di fatto, confermato anche da Tasteatlas, la nota guida online americana, che si occupa del mondo del food a 360 gradi. Purtroppo, però, considerando che le abitudini alimentari hanno un enorme impatto sulla salute della popolazione, il Tacco d’Italia, nonostante la sua posizione centrale nel bacino del Mediterraneo e il suo ruolo di coprotagonista di uno stile di vita alimentare corretto e sano, è anche tra le regioni italiane con il più alto tasso di obesità.

Più della metà dei pugliesi è in sovrappeso: il quadro, piuttosto desolante, emerge dal rapporto dell’Istat sul benessere equo e sostenibile tra gli indicatori della salute. Il 51,1% dei residenti in Puglia, secondo l’ultimo report che si riferisce al 2023, ha un problema con il peso e vive in una fase di eccesso e di obesità secono la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità.

In particolare oltre il 12% della popolazione (circa 400 mila persone) è obeso. Un bambino su 10 così come un adulto su 6 si presenta obeso.

Numeri spaventosi se si considera che in Puglia sono sempre più in aumento i casi di infarto tra i cinquantenni. A rivelarlo è la prof. Patrizia Suppressa, responsabile dell’Unità operativa si malattie rare del Policlinico di Bari che gestisce anche l’ambulatorio di dislipidemia di rischio cardiovascolare.

«Eppure nessuno vuole capire che molto dipende dallo stile di vita. L’obesità, definita la malattia del benessere in relazione alla diminuita attività fisica e alla maggiore disponibilità alimentare, è un importante amplificatore del rischio cardiovascolare e il consenso è ormai generale nel considerare questa condizione come una patologia cronica, multifattoriale e complessa», spiega l’esperta nella gestione della sindrome metabolica.

I principali fattori di rischio cardiovascolare (pressione arteriosa, lipidi ematici e glicemia) sono influenzati dall’eccesso di massa corporea e la perdita di peso influisce positivamente sui livelli di questi fattori, diminuendo il pericolo di andare incontro a eventi cardiovascolari.

«Spesso questi fattori di rischio coesistono nello stesso paziente e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. L’attenzione all’obesità, purtroppo, è ancora sottodimensionata: si tende a rilevarne o associarla in prevalenza agli aspetti estetici, a discapito di complicazioni potenzialmente anche gravi, soprattutto a livello cardiovascolare», aggiunge la prof. Suppressa,

«C’è una scarsa consapevolezza e informazione del rischio cardiovascolare. Circa 700mila pazienti presenta dislipidemia (una alterazione della quantità di lipidi – grassi – nel sangue, in particolare trigliceridi e colesterolo) e il 49% di questi non raggiunge quelli che sono i target terapeutici perché, non avendo consapevolezza del danno del colesterolo, non fanno il trattamento come dovrebbe essere».

Le malattie cardiovascolari, è pur vero, costituiscono la prima causa di mortalità nei paesi industrializzati. Nell’approccio moderno alla gestione delle malattie cardiovascolari, il ruolo dei fattori di rischio è di fondamentale importanza. «L’identificazione precoce di tali fattori di rischio – conclude la prof. Patrizia Suppressa – consente, infatti, da una parte di prevenire l’insorgenza e dall’altra di ritardare la progressione della malattia aterosclerotica, che è alla base della suscettibilità allo sviluppo degli eventi cardiovascolari maggiori. Avere un corretto stile di vita sin dall’infanzia, dunque, è fondamentale per evitare di avere con gli anni maggiori fattori di rischio cardiovascolari».

D’altra parte, le statistiche lo confermano, le patologie a maggiore prevalenza ed impatto negativo sulla salute e sui costi correlati, in Puglia come altrove, sono proprio le malattie cardiovascolari e dismetaboliche, condizionate dal profilo di rischio cardiometabolico a cui il paziente è esposto. La prevalenza delle malattie croniche nella popolazione assistita in medicina generale riguarda ipertensione arteriosa (35%), ictus e scompenso cardiaco (10%), diabete (6%).

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