Quando quarantadue anni fa l’Italia vinse i mondiali con il secondo più giovane di sempre, 11 Luglio 1982

Oggi tutto il mondo, calcistico ma anche no, parla di Lamine Yamal. Sabato compirà 17 anni, domenica giocherà con la maglia della nazionale spagno

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Oggi tutto il mondo, calcistico ma anche no, parla di Lamine Yamal. Sabato compirà 17 anni, domenica giocherà con la maglia della nazionale spagnola la finale del campionato europeo di calcio. Un ragazzino che l’altro ieri in particolare ha fatto conoscere a tutti il suo talento straordinario. 

La deludente Italia che ha schierato una formazione in grado di fare brutte figure è così, nel nostro Paese, oggetto di dibattito sulla carenza di talenti giovani, sulla necessità del coraggio nello schierarli laddove ci siano (il sedicenne Francesco Camarda, fra campionati giovanili nel Milan e nazionali di categoria segna gol a valanga, il giocatore Casadei) e via discorrendo.

Com’era all’avanguardia la leggendaria nazionale del 1982, improvvidamente tirata fuori dall’attuale ct Luciano Spalletti che le aveva paragonato il blocco Inter qualche settimana fa. Com’era all’avanguardia quella nazionale che dovendo sostituire il mostro sacro Claudio Gentile, terzino destro, infortunatosi, chiamò in causa a fare il difensore destro della nazionale Giuseppe Bergomi, interista. Giocò a partire da Italia-Brasile 3-2 subentrando a Fulvio Collovati intortunatosi, giocò la semifinale Italia-Polonia 2-0 sostituendo Claudio Gentile squalificato, giocò Italia-Germania 3-1, la finale. Diventò campione del mondo a 18 anni, 6 mesi e 19 giorni. Il secondo più giovane di sempre, ai tempi: dopo Pelè. Attualmente il terzo, perché tra Pelè e Bergomi si è inserito Ronaldo. 

Oggi sono quarantadue anni da quel successo indimenticabile per l’Italia, una vittoria che diede uno scatto non solo di tipo sportivo ad un Paese in condizioni difficili. Un’Italia che grazie al ct Enzo Bearzot non si preoccupò dell’età di chi doveva andare a vincere. Un’Italia, nel senso della nazionale di calcio, in cui si riconosceva ogni italiano mentre quella odierna è anche frutto dei veleni del campionato e le prestazioni dei protagonisti in azzurro ha perfino acuito questo problema. Si deve ripartire da qui prima ancora che dalla valorizzazione dei più giovani.

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