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«Caro sindaco, ti prego di avviare la procedura di gara prevista dalla direttiva Bolkestein, propedeutica al rinnovo della concessione demaniale marittima di cui dispone la mia azienda». È firmata da Giuseppe Coppola, amministratore della società «Niccolò Coppola», che notoriamente amministra Cantina Coppola 1489, ma anche i camping Vecchia Torre e La Masseria. Proprio a quest’ultima struttura, che dal 1996 gestisce in concessione una porzione di scogliera antistante la litoranea nord cittadina, si riferisce la richiesta, che può forse definirsi controcorrente rispetto ad una situazione che a livello nazionale è di inerzia e a livello locale ha visto l’adozione di una deliberazione della giunta.
«Apparentemente controcorrente», dice Coppola, che premette una considerazione. «Partiamo da un fatto incontrovertibile. Quando il demanio era gestito dalle Capitanerie di porto, noi concessionari abbiamo sempre avuto un approccio molto rispettoso. Direi quasi una sorta di timore reverenziale. Da quando le competenze sono passate ai Comuni, e quindi a una gestione politica delle scelte, la situazione è degenerata».
Perché apparentemente controcorrente?
«Perché in funzione delle sentenze, credo invece che non ci siano soluzioni alternative. L’evoluzione dell’offerta turistica internazionale, resa sempre più competitiva grazie alla straordinaria quantità di voli “low cost” capaci di raggiungere facilmente le più distanti e rinomate località turistiche internazionali, impone l’adeguamento dell’offerta qualitativa delle nostre strutture balneari a standard sempre più elevati ed in grado di competere con i Paesi concorrenti. La mancanza di un titolo concessorio superiore a cinque anni non permette alle imprese di partecipare alle misure agevolative previste dai finanziamenti europei, con grave danno per le stesse».
Le sentenze, sono quelle del Consiglio di Stato, secondo il quale le procedure di gara non possono essere disattese, anche se il litorale, riferito ad una mappatura nazionale che ignora le molteplici realtà locali, non rappresenta un bene scarso e consente il rilascio di ulteriori concessioni.
«Il criterio della verifica della “scarsità di risorsa”, a mio avviso – commenta Coppola – è un regalo alle Regioni del nord Italia ed in particolare al Veneto e all’Emilia Romagna, dove la percentuale di costa già concessa è di gran lunga superiore a quella della Puglia e delle regioni del Sud».
Malgrado le reiterate prese di posizione della giustizia amministrativa, permane lo stallo della Capitale che non adotta criteri nazionali propedeutici all’indizione delle gare. Fra meno di sei mesi, però, il problema graverà tutto sui Comuni e per questo la giunta presieduta dal sindaco Stefano Minerva ha deliberato, nei giorni scorsi, il percorso – proroga fino al 31 dicembre delle 119 concessioni turistico-ricreative cittadine, procedure mirate a dotare il Comune del Piano coste e determinazione dei criteri – necessario per indire le gare. Pure rispetto a questa linea, l’istanza è a dire poco originale e reclama una tempestività che può trovare sostegno solo in riferimento al Piano coste regionale.
Coppola conclude però con un «mea culpa» dei rappresentanti della categoria dei concessionari. «Il suo errore più grande – sostiene – credo sia stato quello di osteggiare la legge Pizzolante-Arlotti approvata alla Camera nel luglio 2017, il cui iter in Senato fu interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere. A fronte dell’indizione delle temute gare, erano previsti una serie di criteri capaci di tutelare i concessionari esistenti, come i riconoscimenti dei requisiti della professionalità acquisita, degli investimenti e del valore commerciale dell’impresa. Era anche previsto un limite massimo di concessioni in capo alla stessa persona o società. Una dimostrazione di volontà. Da parte del quel Governo, di rispettare la normativa europea, ma allo stesso modo di tutela 30mila imprese e rispettive famiglie».
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