Sono oltre 78mila i lavoratori minorenni in Italia che hanno dai 15 ai 17 anni, il 4,5% della popolazione totale dei ragazzi e delle ragazze in qu
Sono oltre 78mila i lavoratori minorenni in Italia che hanno dai 15 ai 17 anni, il 4,5% della popolazione totale dei ragazzi e delle ragazze in quella fascia d’età. Un dato in crescita rispetto al 2022 e al 2021 quando erano rispettivamente: 69.601 e 51.845. È quanto emerge dal Rapporto di Unicef Italia «Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro» presentato nei giorni scorsi in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Non solo tra gli under 17, un incremento si registra anche nella fascia d’età entro i 19 anni: nel 2022, infatti, i lavoratori erano 376.814, mentre nel 2021 il dato era di 310.400.
Quasi un lavoratore su dieci in Puglia è minorenne, 28.916 di cui 5.718 hanno meno di 14 anni. I dati diffusi dal primo rapporto Unicef su lavoro minorile in Italia mostrano un quadro allarmante. La Puglia è la quinta regione per l’impiego di minorenni under 19 (sono 108.867) dopo Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio con dati sempre in crescita dal 2017 (ad eccezione del periodo pandemico).
«Nonostante l’alto numero di lavoratori, le denunce per infortuni sono molto basse, celando quindi una precisa volontà di nascondere l’impiego di minorenni. Il rapporto tra denunce e lavoratori minorenni in Puglia è pari al 15,6% contro la media nazionale che tocca il 24,8%» denuncia Emanuele Ronzoni, segretario organizzativo della Uil e commissario straordinario della Uil Puglia.
Dal Rapporto Unicef emerge anche che dei 310.287 minorenni fino a 19 anni coinvolti nel lavoro, 193.138 sono maschi e 117.149 sono femmine. «Il maggiore impiego di lavoratori di sesso maschile entro i 19 anni rispetto a lavoratrici di sesso femminile – si legge nel sito dell’Unicef – mostra la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini; il 65,3% delle donne ha almeno un diploma (rispetto al 60,1% degli uomini); le laureate arrivano al 23,1% (rispetto al 16,8% degli uomini)».
Il Report aggiunge un nuovo dato relativo al reddito minorile. Il reddito medio settimanale stimato per i lavoratori di sesso maschile oscilla da 297 euro nel 2018 a 320 euro nel 2022 mentre nelle donne passa da 235 euro nel 2018 al 259 euro nel 2022. Viene confermata una retribuzione costantemente più alta per il genere maschile.
Scorrendo i dati risulta che delle 27.580 denunce di infortunio in Puglia oltre il 60% riguardano minori di 14 anni. Sommando alla sottostima del fenomeno legato al lavoro in nero, la pericolosità insita nell’impiego di adolescenti. La mancanza di controlli e il non rispetto dei contratti nazionali porta a situazioni come queste che evidenziano anche una povertà educativa con abbandoni scolastici, evasione e saltuarietà. L’alternanza scuola-lavoro va rivista e di sicurezza bisogna parlare già a scuola.
«Il lavoro nero e il lavoro minorile – commenta Gianni Ricci, segretario generale della Uil Puglia – sono due piaghe che vanno contrastate con ogni mezzo per ristabilire le condizioni di legalità e sicurezza indispensabili per una reale e sana crescita del territorio».
«Le nostre proposte – continua Ricci – sono sui tavoli della politica e delle istituzioni da anni, troppo spesso inascoltate. Abbiamo chiesto maggiori investimenti in sicurezza e formazione, a cominciare dall’assunzione di nuovi ispettori, ma la nostra rivendicazione è stata accolta solo molto parzialmente, mente in alcuni settori ad alta incidenza di infortuni come l’edilizia, con gli organici ispettivi attuali, le aziende mediamente subiscono un controllo ogni 15 anni. Allo stesso modo va rivista radicalmente l’alternanza scuola-lavoro. I nostri ragazzi vanno difesi e tutelati, informati e preparati al lavoro, quello sano e stabile, non sfruttati in scarse condizioni di sicurezza. Piuttosto, la sicurezza nei luoghi di lavoro diventi materia di studio nelle scuole, non applicazione pratica del precariato».
Infine Ricci ricorda come «il lavoro minorile (e in taluni casi la stessa alternanza scuola-lavoro), così come il lavoro nero in generale, sono metodi abusati per eludere l’applicazione dei contratti nazionali sottoscritti dai sindacati più rappresentativi, quelli per intenderci che contengono le tutele e i diritti fondamentali, non solo economici, per i lavoratori. Bene, i contratti collettivi nazionali dovrebbero essere il faro del mondo del lavoro e invece, ad oggi, oltre cinque milioni di lavoratori sono ancora privi del rinnovo contrattuale. Una contraddizione inaccettabile».
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