Con l’avvicinarsi della scadenza per il versamento dell’acconto Imu per il 2024, fissata per il 16 giugno ma slittata, quest’anno, al 17 giugno 20
Con l’avvicinarsi della scadenza per il versamento dell’acconto Imu per il 2024, fissata per il 16 giugno ma slittata, quest’anno, al 17 giugno 2024, i contribuenti italiani si preparano a questo importante adempimento fiscale. Ebbene, secondo quanto accertato dal Servizio politiche economiche, fiscali e previdenziali della Uil nel Rapporto Imu 2024, il costo medio complessivo dell’Imu per una seconda casa, in una città capoluogo, sarà quest’anno di 1.022 euro (di cui 511 per l’acconto di giugno), con punte di oltre duemila euro nelle grandi città.
Il pagamento dell’acconto Imu si basa sulle aliquote e sulle detrazioni stabilite dai Comuni per l’anno precedente, mentre il saldo, previsto per il 16 dicembre 2024, includerà eventuali aggiustamenti basati sulle nuove aliquote deliberate dai Comuni e pubblicate sul sito del Ministero delle Finanze
La Puglia è la terza regione d’Italia per impatto dell’Imu sul reddito delle famiglie. Con un Pil pro capite di 21.589 euro e un’Imu media di 1.597,61 euro, la pressione esercitata sui redditi è pari al 7%. Peggio fanno solo la Campania (9%) e la Sardegna (8%).
«È necessaria una riforma del catasto che renda la tassazione sugli immobili più equa. Il carico fiscale che pende sulle famiglie pugliesi è già troppo alto. È indicativo notare come il carico maggiore si registra proprio nelle regioni meridionali, dove il reddito pro-capite è più basso e il peso della tassazione incide maggiormente», spiega Gianni Ricci, segretario generale della Uil Puglia commentando i risultati dell’analisi condotta dal Servizio politiche economiche, fiscali e previdenziali della Uil coordinato dalla segretaria nazionale Vera Buonomo nel rapporto Imu 2024 che mette in evidenzia un sistema iniquo che penalizza soprattutto le regioni meridionali.
Il rapporto si focalizza sui costi Imu per le prime case di lusso (categoria A/1, A/8 e A/9) e per le seconde case.
Nella prima categoria a fronte di una media nazionale di 2.531,07 euro, nessuna provincia pugliese è tra le dieci più care, ma neanche tra le dieci meno care.
Tuttavia a Bari si pagano mediamente 3.108,58 euro annui. A Brindisi 2.726,39, a Lecce 3.086,10 e a Taranto 1.482,68.
Se invece ci si focalizza sul costo dell’Imu per una seconda casa, Bari compare tra le dieci città più care, all’ottavo posto nella classifica nazionale con un costo annuo per l’imposta municipale unica di 1.435,25 (dopo Roma, Siena, Padova, Livorno, Verona. Cagliari e Pisa). Anche in questa sottocategoria nessuna provincia pugliese appare tra le dieci meno care. A Brindisi costa 1.023,29, a Foggia 1.054,98 euro, a Lecce 1.052,75 euro e a Taranto 1.006,12 euro.
Ad essere soggette ad Imu sono anche le pertinenze, guardando a quelle riferite alle prime case di lusso, Bari sale al quarto posto nella classifica nazionale con un costo anno di 177 euro a fronte di una media nazionale di 99,10. A Brindisi il contribuente paga 75,43, a Foggia 139,02, a Lecce 127,99 euro e a Taranto 88,60 euro.
Sono state individuate e riportate le aliquote Imu, deliberate dai Comuni, sia per l’abitazione principale di lusso che per le abitazioni a disposizione. Da questa analisi emerge che in 18 città è in vigore la ex addizionale Tasi, che porta le aliquote oltre la soglia massima dell’Imu per le seconde abitazioni a disposizione, fissata al 10,6 per mille. Tra queste figura Brindisi con un’addizionale dell’11,4 per mille, Lecce con un’addizionale dell’11 per mille, mentre Bari, Foggia e Taranto si attestano sul limite massimo fissato per legge (10,6 per mille).
È significativo analizzare il rapporto percentuale tra costo medio annuo dell’Imu e il Pil pro capite delle singole regioni per comprendere l’impatto fiscale dell’Imu in Italia.«La Puglia è la terza regione d’Italia per impatto dell’Imu sul reddito dei contribuenti, una situazione insostenibile. Per questo chiediamo una riforma che tenga conto delle disparità tra le varie regioni, che sia proporzionale al reale valore degli immobili e alla capacità contributiva dei soggetti, tenendo conto delle specificità dei territori» conclude Ricci.
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