«Il segreto per suonare bene la chitarra è la masturbazione. Non la tocca piano il chitarrista dei Blink 182 Tom DeLonge quando si tratta di auroe
«Il segreto per suonare bene la chitarra è la masturbazione. Non la tocca piano il chitarrista dei Blink 182 Tom DeLonge quando si tratta di auroerotismo. Lo stesso non si può dire degli artisti italiani. Finora sembrerebbe che al di fuori dalle canzoni, come quelle di Gianna Nannini ed Elodie per avere un occhio al passato e uno al presente, solo Nina Zilli e Rocco Siffredi si siano espressi pubblicamente a riguardo. Men che meno è un tema affrontato nell’intimità. In molti affermano che adesso anche la masturbazione femminile è sdoganata ma non è un gran argomento di conversazione tra donne.
In onore di maggio, mese della Masturbazione, Leggo inaugura una mini rubrica sessuale, “Gen Zex – Il sesso al tempo degli Zoomer” che esplora temi riguardanti la sessualità sotto l’aspetto medico, culturale e sociale con l’aiuto di esperti del settore.
Cosa dicono le statistiche sui giovani
Secondo il rapporto Eurispes “Sesso, erotismo e sentimenti: i giovani fuori dagli schemi” del 2018, otto giovani su dieci pensano che l’autoerotismo “faccia parte della normale vita sessuale di un adulto”. Chi studia la ritiene più importante di chi ha un diploma di maturità: il 70,5% di chi ha risposto affermativamente a questa domanda è in possesso di una specializzazione universitaria.
Nel 2021 un’indagine della società di intrattenimento per adulti The Poken Company e l’Osservatorio europeo per la sessualità femminile ha scoperto che il 74% delle donne italiane si masturba, una percentuale in aumento rispetto a quella del 2017 del 67%, forse per effetto della pandemia e delle restrizioni da Covid-19.
In un veloce sondaggio TikTok settimanale condotto per Leggo, è risultato che i giovani utenti di entrambi i generi preferiscono il sesso (73%) alla masturbazione (27%) e masturbarsi con le mani (76%) piuttosto che con i sex toys (24%). Pochi hanno dichiarato di andare dal sessuologo, un risicato 3%, e molte persone più adulte hanno risposto di esserci andati dai trent’anni in su.
Cosa dicono gli studi sulla masturbazione negli adolescenti
Diversi esperti e studiosi hanno risposto a Leggo che non esistono molte ricerche riguardo la masturbazione negli adolescenti, e quando ci sono, «c’è sempre un numero oscuro, vale a dire un’alta percentuale di soggetti che non ammette di masturbarsi», secondo lo psicologo e sessuologo Eugenio Bedini.
La masturbazione, infatti, rimane un tema tabù tra gli adolescenti ed è difficile per loro parlarne con amici e genitori. «In questo periodo dello sviluppo in cui si vive tutto come problematico e vergognoso, si tende ad evitare l’argomento per il timore di non essere mai all’altezza – spiega la sessuologa Valentina de Maio – e spesso ci si rifugia in dottor Google per darsi delle risposte».
Nell’epoca della solitudine da cellulare, i ragazzi preferiscono molto di più masturbarsi, che «implica un rapporto solo con se stessi senza bisogno di esporsi», piuttosto che fare sesso, che prevede invece un’interazione con l’altro. Anche per il fatto che, a causa degli ormoni in piena attività durante questa fase della vita, ci si vergogna di sprigionare odori troppo forti.
L’età media oscilla tra i tredici e i sedici anni
L’età media in cui i ragazzi iniziano a toccarsi varia. «Secondo uno studio del 2018 pubblicato sul Journal of Adolescent Health, il 74% dei ragazzi ha dichiarato di essersi masturbato almeno una volta nella vita entro i 18 anni», informa de Maio. Alcuni lo fanno in età pre-puberale, altri sulla soglia dell’adolescenza. I maschi tendono a iniziare prima, attorno ai tredici anni, mentre le femmine a sedici.
Gli studiosi si dividono sul fatto di insegnare a masturbarsi. Alcuni lo annoverano come atto naturale e spontaneo che non si può spiegare, altri ritengono molto importante fornire delle informazioni a riguardo. «Addirittura l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) ha ritenuto necessario stilare delle linee guida su come affrontare il tema dell’educazione sessuale nelle varie fasce di età – riferisce de Maio – a partire dai primi mesi di vita del bambino fino a oltre i 15 anni».
«Molto spesso si rivolgono a me madri di ragazzi down o autistici – prosegue De Maio – che sono estremamente imbarazzate ma, allo stesso tempo, decise a spiegare ai propri figli come fare a masturbarsi». La «figura dell’assistente sessuale potrebbe essere una soluzione importante» per far scoprire il piacere, non solo alle persone disabili, ma a tutti.
Anche le ragazze chiedono spesso agli esperti come si fa a masturbarsi perché sono a disagio a parlarne in famiglia. Soprattutto, non bisogna avere paura di fare brevi sessioni di psicoterapia per sciogliere eventuali ostacoli mentali legati a ricordi o esperienze. «La masturbazione dovrebbe essere un tema da affrontare nelle aule scolastiche come in famiglia – suggerisce la psicologa e sessuologa Giulia Marchesi -, proprio per togliere possibili tabù a essa legati e per comprendere con quali modalità si possa fare e quali siano i suoi benefici».
L’atto in natura ha uno scopo evolutivo
«La masturbazione è un atto che si presenta spontaneamente – spiega lo psicologo e sessuologo Rossano Tosi – cioè senza che al singolo individuo sia stato insegnato a compierlo o senza che l’individuo abbia osservato altri farlo, è perciò un comportamento assolutamente naturale».Secondo Tosi fa bene perché «contribuisce al normale sviluppo psicosessuale degli individui».
Del resto, questo comportamento è rintracciabile in natura nei primati di 40 milioni di anni fa e pare che abbia avuto un ruolo nello sviluppo evolutivo. Gli scienziati della University of London hanno scoperto di recente che l’atto sessuale ha aiutato il processo riproduttivo e ha evitato malattie sessualmente trasmissibili. Nel primo caso è una tattica per aumentare l’eccitazione prima dell’accoppiamento, nel secondo, dopo il rapporto, pulisce l’uretra con l’eiaculato ottenuto durante la masturbazione.
«Il fatto che il comportamento autosessuale possa svolgere una funzione adattativa – dichiara la ricercatrice capo dello studio Matilda Brindle – sia onnipresente in tutto l’ordine dei primati e sia praticato da membri in cattività e selvaggi di entrambi i sessi, dimostra che la masturbazione fa parte di un repertorio di comportamenti sessuali sani».
I benefici medici sono notevoli
«Sicuramente il rilascio di endorfine migliora l’umore, il sonno e allevia lo stress», informa de Maio. «Nelle donne può alleviare i sintomi premestruali, i dolori mestruali e la cefalea, migliora la pressione arteriosa e la circolazione. Negli uomini una frequenza più elevata di eiaculazioni potrebbe essere associata a un ridotto rischio di sviluppare il tumore alla prostata». È anche un modo per combattere le disfunzioni sessuali come l’anorgasmia (incapacità di raggiungere l’orgasmo) o l’eiaculazione precoce.
Per la sessuologa, in una relazione di coppia, l’autoerotismo è ancora considerato «un comportamento immaturo o addirittura controproducente». Quindi, «c’è chi lo fa di nascosto dal partner per timore di essere giudicato». Secondo la consulente, «masturbarsi è naturale come andare a gattoni», purtroppo però «in Italia a causa dell’educazione eccessivamente rigida ricevuta e dei dogmi religiosi non è una pratica che si favorisce ma bensì si condanna sin da bambini».
La masturbazione sembra non avere particolari effetti negativi ma come in tutte le cose, occorre applicare la giusta misura. «Va inquadrato, come ogni comportamento, in un contesto di normalità, ossia di adeguatezza – avverte Tosi – mangiare è naturale e fisiologico, ma mangiare in continuazione, oltre ad essere potenzialmente dannoso per la salute, probabilmente nasconde altre problematiche più profonde».
Lo stigma culturale
La visione negativa sulla masturbazione, in Italia, ha origini cristiane. Secondo Tommaso d’Aquino, poi San Tommaso, vissuto nel Tredicesimo secolo, la masturbazione era tra le quattro perversioni dell’uomo (le altre erano bestialità, omosessualità, posizioni sessuali differenti), seconda solo all’omicidio. Altro storico oppositore fu Sant’Agostino, che dopo una vita sregolata in cui non riusciva a soffocare la passione per la sua amante, si convertì al cristianesimo con la convinzione che il sesso servisse solo alla riproduzione.
La masturbazione era considerata un atto grave, per Tosi, perché «all’epoca la procreazione era ritenuta il fine ultimo del genere umano e il ‘seme maschile’ costituiva il veicolo tramite il quale Dio aveva deciso di realizzare questo obiettivo». L’autoerotismo, quindi, «risultava uno spreco di seme da punire».
Il pregiudizio verso la masturbazione e l’orgasmo fine a se stesso attraverseranno nella storia periodi alterni in cui verranno visti come atti riprovevoli e animali e altri in cui prevale la visione benefica. Nella Bisanzio cristiana si pensava che il piacere erotico giovasse alla donna in gravidanza aumentando il benessere e la salute del bambino, ma se non era in attesa, la masturbazione femminile era considerata un’atrocità.
La condanna e il riscatto sociale
Gli antichi, come gli Egizi, pensavano che l’autoerotismo fosse positivo e favorisse la fertilità, tanto che nei loro miti era proprio il principio procreatore del mondo. Anche i primi ebrei pensavano si dovesse godere dei piaceri del sesso e nella Torah e nel Talmud sono contenuti consigli pratici sul matrimonio. Onan, nella Genesi, non fu condannato per essere un masturbatore ma per aver usato il coito interrotto su Tamar, moglie del defunto fratello Er. La malinterpretazione nei secoli del passaggio che durante gli incontri con lei «disperdeva (il seme, ndr) per terra» portò alla condanna pubblica dell’atto per migliaia di anni.
Strano ma vero, durante l’Illuminismo e nel Diciannovesimo secolo, si diffusero i preconcetti in campo medico sull’autoerotismo. Nel pamphlet “Onania” scritto nel 1715 da un chirurgo imbroglione, John Marten, la pratica è descritta come un abominio medico panacea di tutti i mali: gonorrea, impotenza, ulcere, epilessia. Samuel Tissot lo considerava addirittura una patologia in sé. Tosi cita Foucault quando suggerisce uno dei motivi di queste pesanti etichette: «Controlla il piacere e controllerai la società. La masturbazione è stigmatizzata perchè riveste un ruolo ‘rivoluzionario’, ribelle e, in quanto, tale pericoloso per chi deve gestire il potere».
La svolta radicale si ebbe solo a fine anni Quaranta del Ventesimo secolo con la pubblicazione del libro “Il comportamento sessuale dell’uomo” del biologo e sessuologo Alfred Kinsey, anche chiamato “Rapporto Kinsey”, che vendette migliaia di copie. Si trattava della mappatura di opinioni, preferenze e pratiche sessuali di una generazione. Quello successivo, “Il comportamento sessuale della donna” del 1953, fu ancora più scandaloso per l’epoca perché scoprì che il 62% delle donne americane ammetteva di masturbarsi. Lo studio aveva riscontrato un numero «assolutamente minimo di casi in cui dall’attività masturbatoria sono derivate conseguenze fisiche e mentali».
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