QUANDO UN MANFREDONIANO SCORTO’ FALCONE

Era il 23 maggio di qualche anno fa ed ero seduta a tavola per un pranzo in famiglia quando, mentre al telegiornale davano la notizia dell’anniver

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Era il 23 maggio di qualche anno fa ed ero seduta a tavola per un pranzo in famiglia quando, mentre al telegiornale davano la notizia dell’anniversario della strage di Capaci, , , ‘ .
Io rimasi con la forchetta a mezz’aria guardandolo con gli occhi spalancati e per qualche minuto tra noi commensali regnò il silenzio, mentre in sottofondo la tv sviscerava con dovizia di particolari le immagini dell’attentato, dure e strazianti anche a distanza di anni.
. Avevo 14 anni e come ogni adolescente dell’epoca seguivo i miei genitori come un’ombra. O meglio, i miei genitori mi obbligavano a seguirli ovunque, nonostante l’evidente noia che spesso mi assaliva accompagnandoli. Era una domenica abbastanza calda e l’avevamo trascorsa in campagna da parenti. Fu durante il rientro che, accendendo in auto la radio, apprendemmo di quella terribile notizia che sconvolse l’Italia intera. , ‘ , , .
Appena un anno prima, , mio suocero , all’epoca poliziotto (oggi in pensione), fu convocato dal Questore di Foggia insieme ad un suo collega sardo per scortare il giudice Falcone a Vasto, in occasione del XXI congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati.
“, ?”, gli chiesi a bruciapelo rompendo di colpo il silenzio.
“’ . . ’ ”, mi spiegò timidamente.
Se oggi Giovanni Falcone rappresenta l’icona della giustizia e della lotta a tutte le forme di mafia, all’epoca era già uno dei più coraggiosi magistrati palermitani da anni impegnato nelle inchieste più scottanti che portarono nel 1987 alla celebrazione del primo processo a Cosa Nostra. In un rapporto sulla mafia degli anni Ottanta, raccontò di avere ricevuto molte lettere anonime e minacce dirette di morte. , , ̀ . Viveva seguito costantemente, giorno e notte, da agenti. I suoi angeli custodi.
. “ ? , , , ?!”, gli chiesi. “ . . . ̀ , ̀, . ”. , ’ .
“ ?”. “. ‘ ”. “ ?”. “ ’ “. E mi raccontò che appena arrivarono le portate a tavola, al giudice Falcone arrivò una chiamata. ” ‘ ‘ , . . ‘”.
“ ‘ , ”. L’Italia intera rimase pietrificata, ma Giovanni Falcone lo sapeva. Era consapevole che ogni giorno in più era un passo in più tra le braccia dei suoi assassini. Eppure non ha mai mollato, non si è mai fermato, non ha mai rallentato le sue indagini. Probabilmente perché più che di morire, aveva paura di vivere arrendendosi.
Il 23 maggio 1992 la mafia ha ucciso il giudice Giovanni Falcone, ma non è riuscita ad interrompere il cammino iniziato da quest’uomo caparbio e coraggioso. E le sue idee, proprio come lui desiderava, continuano a camminare sulle nostre gambe.
Maria Teresa Valente
(articolo del 23 maggio 2019)

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