Allarme Abi sul Superbonus, ‘le famiglie a rischio default’

La nuova stretta sul Superbonus mette a rischio famiglie e imprese, che potrebbero finire in default. A lanciare l'allarme, nel giorno in cui l

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La nuova stretta sul Superbonus mette a rischio famiglie e imprese, che potrebbero finire in default.

A lanciare l’allarme, nel giorno in cui la Camera incassa la fiducia al decreto (178 sì, 102 no, 4 astenuti con la nuova stretta, è l’Abi, che già nei giorni scorsi aveva messo nel mirino il provvedimento evidenziando gli effetti negativi legati alla retroattività dei correttivi introdotti dal governo.

Essendo stato ridotto l’ambito di compensazione, le banche “dovranno assolutamente fermarsi” nel comprare i crediti del Superbonus e, “se costretti, i maggiori acquirenti dei crediti si fermano, bisogna trovare delle forme diverse per animare il mercato, perché altrimenti imprese, condomini e famiglie si possono trovare inguaiati, in situazioni che li portano in default”, mette in chiaro il presidente dell’associazione bancaria Antonio Patuelli.Che però guarda già avanti per trovare una via d’uscita che sblocchi la situazione.

“Non c’è alcun interesse che ci siano dei settori dell’economia che vadano in default in seguito di questo Superbonus”, dice Patuelli, che suggerisce “l’invenzione di un veicolo” in grado di coinvolgere risorse pubbliche e private fuori dal bilancio dello Stato e che “diventi acquirente dei crediti”. L’auspicio dell’associazione bancaria è che ci possa essere una “riflessione” dopo le elezioni e dopo il rinnovo dei vertici di Cdp.

Una proposta simile arriva anche dalla politica. La lancia Forza Italia che, in un odg al dl Superbonus, chiede al governo di valutare “l’opportunità di individuare le modalità e gli strumenti necessari al fine di creare una società veicolo o altro idoneo strumento, soggetto a vigilanza del Mef” per l’acquisto dei crediti fiscali dei bonus edilizi. L’obiettivo sarebbe quello di evitare che, anche dopo l’estensione a 10 anni della detraibilità dei crediti, il nuovo quadro normativo produca “conseguenze negative su imprese e cittadini” per “una maggiore difficoltà di accesso al credito”.

Intanto sul decreto Superbonus, dopo il voto di fiducia, è atteso domani il voto finale. La principale novità è che le spese per il Superbonus sostenute dal primo gennaio 2024 (ora al 70% e nel 2025 scenderà al 65%) potranno essere portate in detrazione in 10 anni anziché in 4: in ballo c’è un ammontare di detrazioni fruibili di quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025.

Viene allungata a 10 anni (dagli attuali 5) anche la detraibilità per il sismabonus e il bonus barriere. Quello che cambia per le banche è che dal 2025 tutti gli istituti finanziari non potranno più compensare i crediti del superbonus con debiti previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, pena il recupero del credito con interessi e una sanzione. Inoltre, banche, assicurazioni e intermediari che hanno acquistato crediti pagandoli meno del 75% del loro valore originario, dovranno ripartire le rate in 6 quote annuali, che non potranno essere cedute o ulteriormente ripartite.

Sul fronte dei bonus edilizi arriva anche la stretta sui lavori di ristrutturazione, con il bonus casa che dal 2028 al 2033 scenderà al 30%. Il bonus è stato confermato anche per quest’anno al 50%, con un tetto di spesa detraibile di 96mila euro: ma dal 2025, salvo proroghe, l’aliquota scenderà al 36%, con un tetto che dovrebbe scendere a 48mila euro. Arriva inoltre un plafond di 400 milioni per consentire la cessione e lo sconto in fattura nelle zone colpite dai sismi del 2009 e del 2016: potrà essere usato solo per le nuove pratiche.

Per il 2025 sono poi previsti un fondo da 35 milioni per gli interventi in altre zone colpite da sismi e uno da 100 milioni gli interventi degli enti del terzo settore, onlus, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale. Arriva anche il coinvolgimento dei Comuni per i controlli ai cantieri del Superbonus, con un ritorno pari al 50% delle somme riscosse. Vengono infine rinviate la sugar (al luglio 2025) e la plastic tax (al luglio 2026), che sarebbero scattate a luglio 

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