L’Atalanta vince l’Europa League, Bayer Leverkusen battuto 3-0. Tripletta di Lookman

Bergamo alta, altissima, sopra tutto e sopra tutti. Come dicono i tedeschi: über alles. Non è la Champions, certo, ma è comunque una notte di copp

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Bergamo alta, altissima, sopra tutto e sopra tutti. Come dicono i tedeschi: über alles. Non è la Champions, certo, ma è comunque una notte di coppe e di campioni, una notte cha segna la storia. Un’Atalanta da sogno, in una partita da sogno, che vale la prima Europa League del calcio italiano. Mai l’avevamo portata a casa, da quando si chiama così: 25 anni fa, Parma 1999, era ancora Coppa Uefa. Poi, il vuoto. Un’autentica lezione, quella rifilata al Bayer Leverkusen degli invincibili, che hanno perso — male — la loro prima partita stagionale proprio ieri sera, sotto un cielo d’Irlanda che ha fatto da sfondo alla festa impazzita dei tifosi nerazzurri, durata fino al mattino, esattamente come è successo a Bergamo, 1.850 km più a sud.

La partita perfetta, un capolavoro di Gasperini, che ha azzeccato tutto, a partire dalla strategia iniziale, che qualcuno riteneva azzardata: quattro attaccanti per provare a vincerla, subito, senza aspettare, senza paura, per non avere rimpianti. Una lezione che va oltre il pallone. Se a spezzare la maledizione lunga un quarto di secolo è stata proprio l’Atalanta, che gioca il calcio più moderno, sfacciato ed europeo del nostro campionato, non è affatto un caso.
L’ha decisa una strepitosa tripletta di Lookman, inglese naturalizzato nigeriano, comprato due anni fa per 15 milioni dal Lipsia, 15 come i suoi gol stagionali: un affarone. A Palosco, fra i campi della Bassa, dove nel 1978 Ermanno Olmi girò alcune scene dell’«Albero degli zoccoli» due genitori hanno chiamato il figlio come lui Lookman. Questo la dice lunga di cosa sia la Dea per la gente di Bergamo, ora più che mai. A fine partita, sotto la curva degli 8mila che cantano «Io vagabondo», Gasperini si coccola lui e tutti gli altri, insieme a un emozionato presidente Percassi . Perché l’impresa che vale la storia è stata collettiva: squadra, allenatore, società, ambiente. Ora, per l’allenatore, la scelta più dura: restare o andare via da vincente? I prossimi giorni saranno decisivi.
Per la notte dei sogni, la prima finale europea in 117 anni, aveva scelto di affidarsi al talento fresco e alla voglia di rivincita di Scamacca e De Ketelaere, che con lui hanno compiuto il salto di qualità. Ma ci sono anche Lookman e Koopmeiners: il piano è chiaro, o la va o la spacca. Va, eccome se va.

Questa finale è anche un anticipo di quanto vedremo all’Europeo: la stella delle Aspirine è Wirtz, 21 anni, valore di mercato 150 milioni, punto di forza dell’attacco della Germania. Gran bel giocatore, ma alla fine non toccherà palla. Sui 50mila posti dell’Aviva Stadium, un impianto costruito per il rugby e solo prestato al calcio, i tedeschi sono in larghissima maggioranza. In molti a Bergamo hanno denunciato i pochi voli e i prezzi troppo cari, così si sono rassegnati ai maxischermi. Quella fra Gasperini e Xabi Alonso è una sfida nella sfida, una partita a scacchi, fatta di dettagli, di mosse e contromosse. Da una parte il pressing a tutto campo del Gasp che ha fatto scuola, dall’altra il calcio nuovo dello spagnolo che «non gioca mai allo stesso modo», che è poi il motivo per cui nessuno ha ancora capito come batterlo. Finora.
L’imbattibilità si sgretola subito, perché in meno di mezz’ora l’Atalanta è avanti di due gol: Lookman prima è bravo con un inserimento magistrale in area alle spalle della difesa su cross basso di Zappacosta, poi si ripete con un perfido destro a giro. Il sinistro all’incrocio nella ripresa è il più bello dei tre, una magia. Anche i tifosi tedeschi si alzano ad applaudire: è la scena finale di una notte che non dimenticheremo.

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