Revenge porn a Manfredonia, arresti revocati per 65enne. Il suo legale: “Ha solo svelato le bugie di lei”

Una storia torbida e intricata che solo il tribunale potrà chiarire in ogni suo aspetto. Stiamo parlando dell’arresto di un 65enne di Manfredonia

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Una storia torbida e intricata che solo il tribunale potrà chiarire in ogni suo aspetto. Stiamo parlando dell’arresto di un 65enne di Manfredonia per stalking e revenge porn. L’uomo, inizialmente finito ai domiciliari ha ottenuto la revoca degli arresti con obbligo di dimora nella località dove si è trasferito in seguito alla vicenda contestata. Per lui anche il divieto di avvicinamento alla presunta vittima.Il 65enne, difeso dall’avvocato Michele Guerra, è accusato di aver perseguitato una donna di 40 anni, sposata, sua vicina di casa. Per l’accusa, l’uomo le avrebbe provocato un perdurante stato di ansia dopo il rifiuto della vittima ad intraprendere una relazione con l’indagato. La polizia ha sequestrato telefonini, pc e tablet per una serie di verifiche.La donna lo ha denunciato spiegando che “prima con modi gentili, poi con pressioni psicologiche, ricatti e minacce, l’aveva costretta a rendersi sua schiava“. In un primo momento sarebbe stata contattata sulla piattaforma di messaggistica istantanea di Facebook, con messaggi cortesi (buongiorno, buonanotte); successivamente le sue scritture sarebbero diventate sempre più personali, intime e pesanti. Oltre a contattarla l’avrebbe guardata con insistenza e, quando la incontrava nel portone, le avrebbe detto: “Io so dove vai, che fai, ti controllo, so tutti i tuoi spostamenti, so tutti i tuoi orari. E non soltanto i tuoi, anche quelli di tuo marito, quindi non mi prendi in giro“. L’avrebbe anche pedinata con l’auto.Dopo essersi procurato il numero di telefono della donna, “la contattava sull’applicazione di messaggistica istantanea Whatsapp – riporta l’ordinanza cautelare della gip Valente – e le chiedeva di inviarle delle foto, anche di natura sessuale. La vittima, impaurita, gli inviava foto che la ritraevano sia in abbigliamento sia con il seno scoperto”.

Stando alle carte giudiziarie, “le condotte dell’indagato procuravano alla donna ansia, paura e disagi psichici e psicologici sfociati in un tentativo di suicidio come si evince dalla numerosa documentazione medica in atti”.

Il 65enne inviò foto esplicite al marito e ad un parente della donna che mostravano le videochat a luci rosse tra lui e la donna. Lo avrebbe fatto per isolare la vittima e costringerla a riprendere la relazione. Per l’accusa sarebbe revenge porn, ma secondo la difesa dell’avvocato Guerra l’uomo avrebbe agito soltanto per far emergere le bugie della 40enne agli occhi del marito. “Non fu una vendetta ma una forma di autotutela per far capire ai familiari quale fosse la natura dei suoi rapporti con la vicina, altro che incontri casuali”.

Nell’ordinanza di revoca dei domiciliari la gip ha scritto che le esigenze cautelari “pur se persistenti possono ritenersi attenuate, considerato che nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’indagato ha sostanzialmente ammesso gli addebiti”. Così Guerra: “Il mio assistito ha sì ammesso d’aver inviato messaggi alla parte offesa dettati però dalla rabbia per la situazione in cui si è venuto a trovare con i familiari di lei che nega di aver avuto una relazione”. Stando alla tesi dell’avvocato, i due si sarebbero frequentati dal 2020 al 2023. Sta al tribunale, ora, chiarire ogni aspetto della vicenda. Non tanto sull’esistenza o meno della storia sentimentale ma sulle presunte persecuzioni denunciate dalla 40enne.

“Quando questa storia non fu più segreta – ha spiegato Guerra -, la donna raccontò in famiglia che l’indagato la importunava. In seguito a un primo litigio del giugno 2023, il mio cliente dovette lasciare Manfredonia; tornato in città a ottobre per sbrigare alcune faccende fu picchiato dal marito di lei e da un altro parente, aggressione per la quale fu sporta una querela. Mandò quindi le foto perché riteneva che in tal modo avrebbe fatto capire ai parenti che tra lui e la vicina c’era stata una relazione, senza alcun atto persecutorio da parte sua”. L’indagato proverà a dimostrare la sua innocenza attraverso una lunga serie di messaggi e screenshot.

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tratto da l’Immediato

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