Brilla più che mai il prezioso «oro verde» pugliese che, nell’ambito della due giorni dedicata all’olio extravergine di oliva della cultivar «Favo
Brilla più che mai il prezioso «oro verde» pugliese che, nell’ambito della due giorni dedicata all’olio extravergine di oliva della cultivar «Favolosa» che ha avuto luogo a Trani (promossa dal consorzio «Oliveti d’Italia» e da «Assoproli», con il patrocinio di Regione Puglia e Comune di Trani), è riuscito a catalizzare l’attenzione di produttori, esperti, assaggiatori, docenti universitari, ricercatori dell’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio, dell’Università di Bari, dell’Irta di Catalogna.
In una serie di convegni, infatti, è stato analizzato il caso di questa variante coltivata che ha contribuito a salvare l’olivicoltura salentina aggredita dalla Xylella e, più in generale, della Puglia, pronta a ricoprire nuovamente il ruolo di polmone olivicolo del Paese. Con 60 milioni di alberi e 60 tipologie differenti di olive da spremitura, infatti, nel Tacco d’Italia la coltivazione dell’olivo occupa circa 377mila ettari, pari al 33% della superficie totale dedicata a tale coltura in Italia.
«L’olio in Italia se ne produce sempre meno – ha spiegato Nicola Ruggiero, presidente di Oliveti d’Italia – mentre i consumi di olio di qualità stanno crescendo. Puntare sulla Fs17, per tutti la Favolosa, varietà certificata dal Cnr e nata dall’incrocio tra la Frantoio e l’Ascolana tenera, significa proiettarsi nel futuro, rispettando la biodiversità e mantenendo inalterata la grande qualità della tradizione olivicola italiana. È una varietà che può essere utilizzata dagli agricoltori per arrivare subito alla riconversione degli impianti falcidiati dal batterio killer o quegli alberi da frutta che non forniscono più reddito. È una varietà che ha una qualità che piace al consumatore, integra il ciclo delle grandi varietà italiane (come ad esempio la “Coratina” e la “Leccina”) e aumenta l’offerta in termini di innovazione. Non dimentichiamo, anche, che la “Favolosa” ha ormai 20 anni di sperimentazione sul campo, produce in quasi tutte le latitudini offrendo gradi soddisfazioni sia sugli impianti meccanizzati che su quelli tradizionali».
«Certo, c’è bisogno di lavorare ancora sulla trasformazione», aggiunge il presidente di «Oliveti d’Italia è un consorzio di agricoltori, cooperative, frantoiani, associazioni di produttori e imprese, ispirati dalla volontà di diffondere la conoscenza e promuovere i consumi del vero olio extravergine italiano di qualità.
«L’olivicoltura pugliese – ha evidenziato Nicola Ruggiero – ha bisogno di un tavolo vero di confronto ma non si può pensare di perdere la leadership come è avvenuto in questi ultimi anni. Occorre capire di cosa le nostre aziende hanno realmente bisogno. In Puglia, non dimentichiamo, abbiamo l’intera filiera, dai frantoi ai confezionatori ai commercianti, una miniera che spesso non viene sfruttata. In Italia mancano 3 milioni di quintali di prodotto: la Puglia è l’unica terra che può colmare questo vuoto con un grande valore aggiunto anche per il nostro sistema».
Nel corso della due giorni tranese, oltre che di tecniche colturali per produrre un olio di qualità e di recenti innovazioni nella estrazione olearia, si è parlato anche di mercati e tendenze, dei consumi di olio evo nella Grande distribuzione organizzata e di alimentazione di qualità tra benessere, salute, cucina, ospitalità e territorio.
Non è mancata anche una finestra europea con la produzione di eccellenza nella moderna olivicoltura spagnola e un riferimento alla qualità dell’olio extravergine d’oliva italiano nel mercato americano in continua evoluzione. «L’Italia è considerato il Paese che produce l’olio d’oliva migliore», ha detto la californiana Alexandra Kicenik Devarenne, membro del Consiglio oleicolo internazionale che ha presentato una panoramica internazionale del mercato dell’olio extra vergine e la continua evoluzione che sta avvenendo tra i consumatori statunitensi.
«Il 72% della popolazione Usa utilizza olio extravergine ma gli alti valori nutrizionali, il sapore e la qualità sono i tre fattori che inducono gli americani ad acquistare olio italo e pugliese in particolare».
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