Dal grano di Putin a quello turco, ma anche canadese fatto seccare con il glifosato, dai carciofi egiziani all’uva e alle arance del Sud Africa. «
Dal grano di Putin a quello turco, ma anche canadese fatto seccare con il glifosato, dai carciofi egiziani all’uva e alle arance del Sud Africa. «Mai così tanto cibo straniero è arrivato in Puglia, che risulta la prima regione del Sud per importazioni di prodotti agricoli e agroalimentari dai Paesi extra Ue con un aumento del 66% nel 2023», denuncia la Coldiretti Puglia, sulla base di dati Coeweb Istat, nel sottolineare che si tratta di prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori.
Nel 2023 secondo i dati provvisori di Istat le importazioni in Puglia da Paesi extra Ue hanno raggiunto quasi i tre miliardi di chilogrammi di prodotti agricoli contro 1,7 miliardi del 2022, una concorrenza sleale – insiste Coldiretti Puglia – alle produzione agroalimentari del territorio e ai redditi degli agricoltori.
L’invasione più massiccia riguarda il frumento, con l’asta turca del grano duro che continua ad affossare i prezzi del frumento pugliese, con il capitombolo delle quotazioni che perdono altri 20 euro a tonnellata ed il prezzo del grano fino che scende ancora a 342 euro a tonnellata, mentre nei porti pugliesi continua il via vai di navi mercantili provenienti dalla Turchia. Ma nel 2023 – incalza Coldiretti Puglia – sono più che raddoppiate per un totale di ben oltre il miliardo di chili anche le importazioni di grano dal Canada trattato con glifosato secondo modalità vietate a livello nazionale.
«Serrare i controlli nei porti ed intercettare le triangolazioni è essenziale – insiste Coldiretti Puglia – considerato che già nel 2023 le importazioni di grano russo e turco sono aumentate rispettivamente del +1164% e del +798%».
Ma oltre a quelli del grano, sono in crescita esponenziale anche gli arrivi di frutta e verdura dall’estero: più 14%, ma con punte del 39% per le patate, con una vera e propria invasione di prodotto egiziano che ha addirittura più che raddoppiato le importazioni in Italia, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Ma a pesare ci sono anche gli accordi commerciali agevolati che portano in Italia prodotti coltivati spesso con l’uso di pesticidi vietati nell’Unione Europea – denuncia Coldiretti – che fanno concorrenza sleale ai prodotti italiani. Tra gli altri prodotti agroalimentari a rischio, c’è il riso asiatico che viene coltivato utilizzando il triciclazolo, potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016, ma entra in Italia grazie al dazio zero, alle lenticchie canadesi, anch’esse fatte seccare con il glifosato, che rappresentano i 2/3 del totale importato nel nostro Paese.
Ci sono poi le arance egiziane, oggetto di notifiche dal Rassf, il sistema di allerta rapido dell’Ue, per la presenza di Clorpirifos un pesticida bandito nell’Unione Europea dal 2020; le nocciole turche su cui pesa anche l’accusa del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti di essere coltivate con lo sfruttamento del lavoro minorile; i limoni argentini coltivati usando pesticidi tra cui propiconazolo, vietato dal 2019. Senza dimenticare il concentrato di pomodoro cinese che costa la metà di quello tricolore grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e fa abbassare le quotazioni del prodotto nazionale.
I cibi e le bevande stranieri sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da Efsa nel 2023 relativo ai dati nazionali dei residui di pesticidi.
«E’ necessario – conclude Coldiretti – un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano gli standard che devono rispettare gli agricoltori in Italia».
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