Sulle concessioni balneari regna il caos normativo. Una situazione di estrema incertezza a cui ha fatto riferimento anche il presidente della Repu
Sulle concessioni balneari regna il caos normativo. Una situazione di estrema incertezza a cui ha fatto riferimento anche il presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, nella lettera ai presidenti delle Camere e alla premier, Giorgia Meloni. I comuni hanno atteso il più possibile che il governo prendesse una decisione, dopo che sentenze del Consiglio di Stato e pronunce dell’Antitrust e della commissione europea hanno ribadito che le concessioni balneari non possono più essere prorogate automaticamente (non oltre il 31 dicembre 2023, ha detto il Consiglio di Stato) e vanno messe a gara. Ma poi, in mancanza di provvedimenti di legge, hanno preso a deliberare, in ordine sparso, comune per comune e talvolta le Regioni, sulla sorte delle attuali concessioni.
LE DUE CATEGORIE
Dividendosi in due categorie: quelli che si sono limitati a prorogare per tutto il 2024 le concessioni in essere e quelli che hanno accompagnato questa decisione con l’avvio delle procedure per la messa a gara delle stesse. Tra i primi, Viareggio, Marina di Pietrasanta, Bibbona, Carrara, Fiumicino, Bari, Brindisi, Taranto, San Benedetto del Tronto, Castel Volturno, Mondragone, Sessa Aurunca, Soverato, la Regione Sicilia. Tra i secondi, Rimini, Riccione, Ravenna, Genova, Lignano Sabbiadoro, Latina, Lecce, la Regione Basilicata.
I CANONI DEMANIALI
I dati forniti dal sistema informativo del demanio marittimo rivelano
che in Italia quasi il 50 per cento delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari, con picchi del 70 per cento in alcune regioni (Liguria, Emilia-Romagna e Campania). Con una media delle entrate annuali per lo Stato derivanti dalle concessioni di beni demaniali di circa 101 milioni di euro a fronte di un giro d’affari nettamente superiore, attorno ai 15 miliardi di euro. Secondo la Corte dei Conti le concessioni dei beni demaniali marittimi ad uso turistico è pari a 12.166. Il dato risulta essere in aumento del 12,5% rispetto a quello rilevato nel corso del 2018, quando le concessioni censite erano 10.812. Un aumento che però non ha fatto aumentare il gettito come si pensava.
LE RAGIONI OGGETTIVE
Per decidere la proroga di un anno le varie amministrazioni, senza distinzione di colore politico, si sono avvalse della possibilità, prevista dalla legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi che, tenendo conto della sentenza del Consiglio di Stato, aveva prorogato le concessioni in essere non oltre il 31 dicembre 2023, termine differibile di un anno in casso di «ragioni oggettive». E quali migliori ragioni oggettive dell’incertezza determinata dall’inerzia normativa del governo, che di fatto ha scaricato sugli enti locali il compito di indicare alle migliaia di imprese interessate cosa sarebbe successo nel 2024? Un ginepraio di difficile comprensione stretto tra la necessità di aprire il settore alla concorrenza, mettendo a gare le concessioni per le spiagge che ricordiamo sono beni demaniali, dunque della collettività.
LA LETTERA DEI BALNEARI
Ecco perché i presidenti delle Associazioni balneari SIB-Confcommercio (Antonio Capacchione) e FIBA-Confesercenti (Maurizio Rustignoli) hanno scritto una nuova lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per informarla di avere «proclamato lo stato di agitazione della categoria» a causa dell’assenza di una norma che decida il futuro delle concessioni demaniali marittime, in scadenza il 31 dicembre 2024. «Le scriventi organizzazioni maggiormente rappresentative dei balneari italiani, facendo seguito alle nostre precedenti alle quali non vi è stato riscontro alcuno, con la presente le comunicano di aver proclamato lo stato di agitazione della categoria per la mancata emanazione di un atto normativo o amministrativo chiarificatore sulla durata delle concessioni demaniali marittime», è quanto espresso nella lettera. «È una questione che lei conosce perfettamente, per essere stata in questi anni sempre in prima linea a sostegno delle ragioni delle decine di migliaia di imprese balneari italiane. Non dobbiamo, pertanto, spiegarle quanto la balneazione attrezzata italiana sia importante non solo per l’economia, ma persino per l’identità del nostro Paese» proseguono Capacchione e Rustignoli.
«GESTIONE CAOTICA»
«Le vigenti disposizioni normative che dispongono la proroga delle concessioni vigenti nelle more di una riforma della materia vengono disapplicate, dalla prevalente giurisprudenza amministrativa. Alcuni enti concedenti (Comuni e Autorità di sistema portuale) stanno ponendo in essere le procedure amministrative per la messa a gara delle aziende attualmente operanti. Non è assolutamente rinviabile un intervento normativo che eviti la gestione confusa e caotica delle funzioni amministrative in materia. L’inerzia del Governo e del Parlamento rischia di distruggere un importante settore economico perfettamente efficiente e di successo», ha concluso la lettera.
corrieredellasera
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