Il 27 gennaio 1945 i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz si aprirono per mostrare al mondo gli orrori dell'Olocausto. Le trupp
Il 27 gennaio 1945 i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz si aprirono per mostrare al mondo gli orrori dell’Olocausto.
Le truppe dell’Armata Rossa liberarono i pochi prigionieri rimasti in vita, circa settemila. È per questo che il 27 gennaio è diventato il Giorno della Memoria, dedicato alla commemorazione di tutte le vittime della Shoah. Ma i grandi campi di concentramento sono stati soltanto i teatri più famosi dell’orrore nazista: lo sterminio degli ebrei è stato portato avanti anche per le strade delle città occupate dal Terzo Reich. Una storia rimasta colpevolmente “in secondo piano” come quella del ghetto di Varsavia, teatro di una violenta strage nel 1943.
L’antisemitismo nel Terzo Reich
Da sempre considerati da Hitler come il “nemico principale del Grande Reich”, gli ebrei in Germania furono sottoposti a una serie crescente di vessazioni già prima dello scoppio della guerra. L’antisemitismo nazista – diffuso e strisciante già decenni prima dell’ascesa al potere di Hitler – si concretizzò nelle leggi di Norimberga (1935), con cui gli ebrei vennero privati di ogni diritto e relegati ai margini della società. In tutti i Paesi occupati dai nazisti – in particolare in quelli dell’Europa orientale dove le comunità israelitiche erano più numerose – gli ebrei furono confinati nei ghetti. Quello di Varsavia fu teatro, nell’aprile del ’43, di una disperata insurrezione sfociata in massacro.
Il ghetto di Varsavia
Dopo l’invasione della Polonia, i nazisti cominciarono a concentrare oltre 3 milioni di ebrei in sovraffollati ghetti in varie città del Paese. Il più grande, e insieme quello più “angusto”, era quello di Varsavia: dall’estate del 1940 furono stipate, in una spazio di circa 3,4 chilometri quadrati, circa mezzo milione di persone. Fu un genocidio “silenzioso”, che l’anno successivo provocò la morte di quasi 45mila ebrei, più del 10% dell’intera popolazione del ghetto.
La “soluzione finale”
All’inizio del 1943, nel ghetto di Varsavia restavano in vita soltanto 70mila ebrei. Un anno prima, durante la conferenza di Wannsee (Berlino, 20 Gennaio 1942), era stato dato il via alla tristemente nota “soluzione finale della questione ebraica” progettata da Hitler. L’obiettivo era l’eliminazione fisica di undici milioni di ebrei residenti in diverse parti d’Europa. A questo scopo vennero destinati i campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka e iniziarono i “trasferimenti” anche dal ghetto di Varsavia.
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