La Puglia è un esempio virtuoso, è la Regione che negli ultimi anni è cresciuta di più a livello internazionale da un punto di vista del turismo e del
La Puglia è un esempio virtuoso, è la Regione che negli ultimi anni è cresciuta di più a livello internazionale da un punto di vista del turismo e della ricettività alberghiera. È la regione del Mezzogiorno che, fatta salva la costiera amalfitana, oggi è una delle mete più ambite dai turisti internazionali. Ciò significa che la Puglia ha fatto un ottimo lavoro e non è un caso che i maggiori brand internazionali si sono avvicinati e continuano ad avvicinarsi alla vostra regione».
E checché ne dica Flavio Briatore che, qualche tempo aveva bocciato la Puglia dell’arte e dei musei, delle masserie e cascine, dei prati e delle scogliere perché priva, a suo dire, di strutture alberghiere extra lusso e porti privati per far attraccare sontuosi yacht con nababbi con soldi da spendere, il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, controbatte: «Altro che alberghetti. L’albergo extra lusso non deve necessariamente essere costruito ex novo. È meglio, invece, se viene ospitato in una struttura storica. Un hotel extra lusso si può fare anche in una masseria e in Puglia ci sono degli alberghi che sono oramai dei brand ormai internazionali, non ultimo quello scelto per ospitare il vertice G7 di giugno».
Ma, in realtà, oltre a Borgo Egnazia nella Valle d’Itria, scelto per il vertice dei capi di Stato e di Governo dal 13 al 15 giugno, sarebbe lunghissima la lista delle celebrità che hanno scelto, la scorsa estate, la Puglia, tacco e sperone dello Stivale, per le loro vacanze: dalla stessa premier Giorgia Meloni al presidente della Camera del deputati, Lorenzo Fontana, da Stefano Di Martino a Matteo Salvini .da Vasco Rossi (oramai di casa al «Kalidria» di di Castellaneta Marina) a Chiara Ferragni e Fedez, da Roger O’Donnell (il tastierista dei Cure stregato dal Salento) a Irama, da Luca Argentero a Elisabetta Canalis e, anche, Kim e Kris Kardashian, giusto per fare qualche nome.
Presidente Bocca, ormai la Puglia è entrata nel cuore di molti dei vip che scelgono i bellissimi paesaggi del Salento, della Valle d’Itria o del Gargano per trascorrere le proprie vacanze
«Non solo vip, anche tanti turisti stranieri. Per non parlare di alcuni tycoon indiani che, avendo potuto scegliere in qualunque parte del mondo, hanno preferito la Puglia come location per i loro matrimoni “no budget”. In Puglia, devo riconoscere, ha fatto un ottimo lavoro di promozione la Film commission: è stata la prima e far girare in giro per il mondo le immagini di una regione meravigliosa. Molte volte gli stranieri non vengono in alcune destinazioni perché non le conoscono e non perchè le ritengono meno belle di altre. Anche gli operatori turistici e delle strutture ricettive pugliesi sono stati molto bravi non solo ad accogliere i turisti altospendenti, a farli stare bene e, soprattutto, a farli tornare. Nella mia esperienza porto sempre due regioni a modello, la Romagna dove si sono inventati un prodotto turistico del divertimento e la Puglia che è diventata una meta turistica molto ambita. Della serie: è facile fare turismo a Firenze o a Roma, è un po’ più complicato dove non si ha il Colosseo o gli Uffizi».
Il comparto alberghiero è in buona salute?
«Il 2023 è stato un anno molto positivo anche se ci sono state zone che sono andate meglio, specie le destinazioni che hanno più sofferto durante la pandemia e frequentate dal turismo straniero soprattutto nord-americano, completamente bloccato durante gli anni del Covid. Le stesse destinazioni già dalla fine del 2022 e per tutto il 2023 hanno avuto un grosso boom di prenotazioni. È stato un anno buono specialmente sul mercato internazionale, soprattutto per le città d’arte. Le zone, viceversa, che lavorano soprattutto con il turismo italiano, sono state in linea con il 2022 e per noi è già un gran risultato».
Qual è, invece, il trend per quest’anno
«Vediamo segnali positivi per migliorare il 2023 che ha raggiunto i risultati del 2019. Certo l’inflazione corre e corrono anche i costi e bisogna capire cosa succederà con questa crisi economica e il carovita che riguarda la clientela italiana perché io dico sempre che gli italiani sono la prima nazionalità per il turismo nostrano, il nostro primo cliente da salvaguardare è quello italiano e poi arriva tutto il resto».
«Ha ragione, è un grosso problema. Purtroppo il Covid ha lasciato uno strascico: la gente ormai si è abituata a lavorare in smart working, a non lavorare il sabato, la domenica, la sera e noi, invece, siamo un settore che è aperto h24 e sette giorni alla settimana. Anche il reddito di cittadinanza, prima del Covid, unito al lavoro a nero aveva inciso a fomentare questo fenomeno che è stato riscontrato anche negli altri Paesi europei e nelle principali economie turistiche. Oggi il reddito di cittadinanza non c’è più e, dunque, ci auguriamo di trovare quei lavoratori visto che il tasso di disoccupazione nel nostro Paese rimane alto. È una situazione, insomma, che ci preoccupa perché il deflusso di queste persone rischia di dissanguare il settore».
I centri storici delle nostre città stanno subendo una metamorfosi a causa del numero esponenziale di b&b e alberghi diffusi. Come spiega questo “fenomeno” e , secondo lei, quanto può essere dannoso il sommerso nella ricettività?
Di cosa ha bisogno il settore alberghiero?«La competizione internazionale si fa sempre più serrata e, quindi, c’è una necessità di riqualificazione del parco alberghiero italiano (in Italia ci sono 33mila alberghi, ndr): bisogna aiutare innanzitutto gli imprenditori a riqualificare le loro strutture per reggere la concorrenza».
Finte La Gazzetta del Mezzoggiorno
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