Il business del falso olio extravergine, acquistato da almeno 50 ristoratori della Capitale, è partito dall’asse Roma-Puglia. Secondo quanto emerso da
Il business del falso olio extravergine, acquistato da almeno 50 ristoratori della Capitale, è partito dall’asse Roma-Puglia. Secondo quanto emerso dalla maxi inchiesta aperta dalla Procura di Roma e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, il produttore clandestino di olio contraffatto aveva la sua base operativa nella regione del Sud Italia.
Dal Sud Italia alla Capitale
Il prodotto, realizzato con un mix di olio di semi, beta-carotene e clorofilla, partiva dalla Puglia e arrivava a quintali davanti all’ingresso dei ristoranti, a bordo di un furgoncino. Dall’indagine, infatti, è emerso che i titolari dei locali non erano acquirenti inconsapevoli, ma compravano l’olio contraffatto sapendo che si trattava di un falso che permetteva loro, però, un risparmio notevole: la spesa era di tre euro al litro a fronte dei nove per un extravergine autentico.
Un business in espansione
Il finto extravergine d’oliva non è però una presenza nuova sui tavoli dei locali di Roma. Già nel 2021 la Procura e i Nas avevano scoperto una truffa simile: olio di semi, sempre mischiato a beta-carotene e clorofilla, e venduto a panifici, pizzerie e ristoranti. In questo caso, però, da quello che è emerso dalle indagini, i titolari degli esercizi commerciali non sapevano che si trattasse di un falso.
L’altra differenza importante, rispetto alla truffa emersa con le ultime indagini, è che nel 2021 il business era concentrato tutto su Roma. Tre attività commerciali, in concorso tra loro, vendevano olio di oliva (anche extravergine) contraffatto, realizzato mediante miscelazione di olio di semi e clorofilla e con l’utilizzo di etichette di marchi falsificate.
Verrebbe da dedurre, dunque, che in questi anni il business dell’olio falso, anziché indebolirsi, sia diventato più sofisticato e rafforzato da accordi con produttori clandestini operanti fuori dal Raccordo. Proprio l’asse con la Puglia, infatti, ha permesso di fare affari a Roma coinvolgendo ristoratori di diverse zone della Capitale: dal Centro a Trastevere, fino a Fiumicino. Arrivando a portare il finto olio extravergine anche nella mensa del Ministero dell’Istruzione.
L’olio falso come riciclaggio
Intervistato da Repubblica, Marco Oreggia, giornalista e curatore della guida “Flos Olei“, ha spiegato che per questo genere di prodotti, come l’olio falso, esiste spesso un fenomeno di riciclaggio. «Le mafie tradizionali, come Camorra e Sacra Corona Unita – ha detto Olei –, come aveva fatto emergere anche un’indagine del magistrato Giancarlo Caselli, muovono spesso questo riciclaggio, non solo sull’olio, ma su tutta una serie di prodotti».
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