ULTIMO atto della pausa invernale natalizia, quello della Epifania che tutte le feste porta via e riapre alla routine della quotidianità. È una dell
ULTIMO atto della pausa invernale natalizia, quello della Epifania che tutte le feste porta via e riapre alla routine della quotidianità. È una delle feste cristiane più importanti. La parola Epifania significa rivelazione improvvisa: ricorda l’adorazione dei Re Magi arrivati a Betlemme per festeggiare la nascita di Gesù. Secondo una fantasiosa tradizione erano tre di cui uno nero: Melchiorre, Gaspare e Baldassarre che portavano in dono rispettivamente oro, perché è il dono riservato ai re e Gesù è considerato Re dei Re; incenso, per venerare la sua divinità; e la mirra, usata nel culto dei morti, poiché Gesù è un mortale.
LA NOTTE dell’Epifania, la dodicesima dopo Natale, era ritenuta speciale dedicata alla luna. È la notte in cui arriva la Befana a cavallo della scopa, una tradizione tutta italiana andatasi però via via trasformandosi. Era la Befana che portava i regali ai ragazzi, era l’occasione per organizzare feste sociali in cui distribuire giocattoli ai bambini. Da alcuni decenni è stata sostituita con Babbo Natale più rispondente alle esigenze del consumismo. L’Epifania è tornata nelle chiese che hanno riconquistato spazi e offerto opportunità di incontri e manifestazioni animate dalla comunità di riferimento. Nelle varie parrocchie sono stati organizzati concerti, incontri a tema sociali e benefico con particolare attenzione per quelle famiglie disagiate e in difficoltà.
FRA le varie iniziative per celebrare l’Epifania, anche l’organizzazione di presepi viventi che hanno riscosso grande partecipazione di ragazzi, giovani e anziani e richiamato folle di visitatori. Una attrazione anche a fini turistici. Presepi sceneggiati, vere ricostruzioni storiche dell’evento di Betlemme, sono stati allestiti alla parrocchia San Camillo, della Santissima Trinità. Spesso si tratta, come nel caso della Parrocchia dello Spirito Santo, di vere rappresentazioni corali articolate, c’è stata anche la partecipazione del soprano lirico Francesca Rinaldi. A Siponto è stato un ipogeo risalente ai secoli IV-X d.C. ad ospitare il presepe vivente. Il sepolcreto si trova sotto la chiesa di Santa Maria Regina, uno dei numerosi della zona archeologica sipontina. Qui storia, tradizione e cultura si incontrano e si fondono in uno spettacolo di grande suggestione.
A CURARLO Aldo Caroleo, storico dell’area sipontina, che lamenta come quei cimeli dell’antichità siano lasciati abbandonati a sé stessi. «A cominciare – annota Caroleo – da quello in località Capparelli, la necropoli rupestre paleocristiana più estesa e scenografica del Gargano. Un complesso monumentale naturale alle porte della Siponto antica, praticamente abbandonato quando potrebbe essere a buon diritto tra le mete più attrattive dell’archeologia non solo dell’area di Siponto».
I PRESEPI viventi rievocanti l’Epifania allestiti nelle chiese e negli ipogei, si sono qualificati come attrattive di prestigio che ricordano e celebrano un tratto della storia che non riguarda solo la cristianità bensì l’evoluzione della civiltà dei popoli e costituiscono pertanto un valore culturale da tutelare e tramandare.
Michele Apollonio
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