Capodanno, per il cenone fino a 300 euro a famiglia. Il pesce da scegliere per risparmiare e il rincaro che non ti aspetti

Il Capodanno degli italiani? Per nove su dieci sarà in casa, propria, di amici o parenti. Per gli altri la scelta ricade su ristoranti e agriturismi,

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Il Capodanno degli italiani? Per nove su dieci sarà in casa, propria, di amici o parenti. Per gli altri la scelta ricade su ristoranti e agriturismi, ma per tutti ci sarà da mettere mano al portafogli. Secondo una indagine Coldiretti/Ixe’, per il cenone di fine anno saranno destinati alla tavola 98 euro in media a famiglia, in leggero aumento rispetto allo scorso anno (+2%), con un minimo di spesa che parte da 50 euro fino ad arrivare a 300 (e più). Grande protagonista in tavola è il pesce, e se le vongole registrano un forte rincaro (+32%), per chi vuole risparmiare un’alternativa arriva dall’Atlantico.

Cenone di Capodanno a base di pesce - megliofresco

La spesa per il cenone

Se una maggioranza del 34% conterrà la spesa entro i 50 euro a famiglia – spiega Coldiretti – un altro 23% viaggerà tra i 50 e i 100 euro e un 20% arriverà fino a 150. Non manca chi si spingerà a 200 euro 7%, chi addirittura a 300 (8%) e un 2% che andrà oltre. Ma anche a livello territoriale ci sono sensibili differenze, con gli abitanti delle Isole che spenderanno quasi il doppio rispetto ai residenti nel centro Italia (141 euro contro 76 euro), mentre al Sud il budget sarà di 130 euro, rispetto agli 80 euro del Nord Est e agli 84 del Nord Ovest, secondo Coldiretti che evidenzia come a pesare siano anche le differenze nel numero medio di familiari per regione.

Spumante e lenticchie immancabili

Le tavolate del cenone si allungano quest’anno ad una media di 7 persone e lo spumante – sottolinea la Coldiretti – si conferma come il prodotto immancabile per quasi nove italiani su dieci (89%), ma è sorprendentemente seguito a ruota dalle lenticchie presenti nell’85% dei menu, forse anche perché sono chiamate a portar fortuna secondo antiche credenze. Non solo lenticchie tra i piatti portafortuna a fine anno ci sono – continua la Coldiretti – anche i chicchi di uva presenti nel 56% delle tavole. Ne vanno mangiati dodici, uno per ogni mese dell’anno. E di buon auspicio sono anche i melograni simbolo di riparo e protezione dai problemi che il nuovo anno potrebbe portare.

Pesce

Un fine d’anno all’insegna del caro vongole, ma non solo. Le veraci, in vista del cenone di San Silvestro, arriveranno a costare per le famiglie alle prese con il menu di Capodanno fino al 32% in più, colpa delle colture sempre più danneggiate dal granchio blu. Ma tra i prodotti protagonisti del cenone aumenti sognificativi si registrano anche per la frutta secca, con le noci che arrivano a costare l’8,2% in più, per le lenticchie in aumento del 6%, o per il gambero rosa il cui prezzo schizza del 31,5%. I dati sono quelli elaborati da BMTI e Consumerismo, che hanno analizzato l’andamento sui mercati all’ingrosso, ortofrutticoli ed ittici, dei prodotti più gettonati e tradizionali per la tavola di fine anno. Se si vuole risparmiare, emerge dallo studio, allora bisognerà puntare su calamari, il cui prezzo è in calo di quasi il 14% grazie ad una maggiore disponibilità di prodotto proveniente da una pesca abbondante nel mar Atlantico settentrionale, sebbene continui a scarseggiare nei mari nostrani. Aumento del 5% poi sui prezzi delle cozze e del 32% per la vongola verace, entrambe danneggiate dal granchio blu. Insolitamente in aumento, poi, le alici a causa di una scarsità di prodotto soprattutto nella zona adriatica. Stessa sorte quella del gambero rosa, in aumento del 31,5%. Rimane alto, nonostante in calo del 10%, il prezzo dell’astice americano poiché il livello della domanda per questo prodotto è rimasto basso.

Frutta secca

Per quanto riguarda la frutta secca, il trend dei prezzi continua ad essere costantemente in aumento. Negli ultimi dieci anni, infatti, i prezzi sono generalmente aumentati di oltre il 5% annuo. In particolare, sono in aumento dell’8,2% rispetto allo scorso anno i prezzi all’ingrosso delle noci, a causa di una riduzione della produzione francese provocata da andamenti climatici sfavorevoli che hanno anche limitato la dimensione del frutto stesso. Siregistra un +10% anche per il dattero israeliano che arriva a costare anche 11,05 euro al chilo, in questo caso, complice anche la delicata situazione in Medio Oriente. Rimane stabile anche se su livelli alti invece il pistacchio californiano a 12,94 euro al chilo. La stabilità del prezzo di questo prodotto – si spiega – è dovuta sicuramente ad un aumento, a livello mondiale della produzione.

Lenticchie

Immancabili per tradizione, quindi, le lenticchie, in aumento del 6% rispetto a 12 mesi fa. Tale rialzo è dovuto soprattutto ad un incremento generale del livello della domanda, legato al frequente consumo di questo prodotto che, oltre ad essere molto consumato in America Latina, è ormai molto usato anche in Europa a causa di scelte alimentari che prediligono sempre più i legumi rispetto alle proteine animali. In alto di quasi il 20% rispetto allo scorso anno, i prezzi di un altro prodotto molto consumato in questi giorni: il prezzemolo. Da una parte hanno contribuito le basse temperature notturne che coinvolgono le zone di produzione (Campania e Puglia) che hanno rallentato la produzione, ma dall’altra tale aumento è legatto a un maggiore consumo di pesce tipico di questo periodo e alla preparazione di salse di accompagnamento in cui il prezzemolo rimane protagonista.

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