Un gioiello di storia e fede in colpevole abbandono Di Aldo Caroleo 2022. A qualche chilometro da Siponto, in direzione di
Un gioiello di storia e fede in colpevole abbandono
Di Aldo Caroleo 2022.
A qualche chilometro da Siponto, in direzione di Foggia sulla ss. 89, si trova questa chiesetta dedicata a Santa Lucia, che versa in uno stato di incuria e di abbandono.
Strutturalmente si presenta come un piccolo complesso di fabbriche adiacenti: la chiesa vera e propria e a altri due vani più piccoli, il cui uso era destinato a sacrestia ma anche all’ accoglienza abitativa.
Seguendo una tradizione tipica dell’organizzazione rurale delle masserie ,comuni nella Capitanata ma anche nella Puglia in generale, questa chiesa aveva una carattere padronale ed insieme serviva come luogo di preghiera sia per le famiglie padronali , in questo caso per la Masseria di Posta Angeloni, ma anche per le famiglie delle strutture rurali adiacenti alla Masseria.
Questo luogo è infatti molto vicino sia al Tratturo “dei sessanta passi”, frequentato dai transumanti, soprattutto Abruzzesi, dai lavoratori agricoli stagionali ma anche dai cavatori di pietra, essendo la zona ricca di cave per l’estrazione del tufo.
Chi, come me, ha la passione di indagare, soprattutto sulle orme lasciate nel tempo da un mondo fatto di duro lavoro dei campi, delle greggi transumanti con tutto ciò che comportava, della presenza dei cavatori di pietra e, non ultimo il fatto che la ss.89 ripercorre la storica “strata Perigriorum” , dei pellegrini che ,diretti a Montesantangelo, toccava i luoghi della fede che si trovavano lungo il suo percorso: l’Abbazia di San Leonardo di Siponto, la Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, prima di inerpicarsi sui diversi sentieri che portano a Montasantangelo toccando luoghi anch’essi di ricovero fisico e spirituale, come Santa Restituta, Ruggiano, Pulsano, Santa Barbara…ecc.
Quindi non potevo che indagare personalmente su quella che è stata l’umanità che ha frequentato i luoghi della Santa Lucia, lasciando i segni della propria presenza.
Il luogo della santa Lucia rispecchia quel fascino antico della campagna di Capitanata, con la sua particolare vegetazione multiforme, le sue pietre tufacee emergenti con l’altura più significativa di Monte Aquilone.
La chiesetta, con i piccoli edifici adiacenti , alla luce del sole pomeridiano di questo ottobre straordinario, del2022,suscita un fascino, una bellezza ed una nobiltà straordinarie, a dispetto dell’incuria, l’offesa alle sue passate funzioni sia spirituali che umane .
La chiesa e le strutture adiecenti, sono in tufo, come pure le decorazioni presenti nella parte frontale della chiesa, dove, per gli stipiti e le architravi è stata utilizzata la bianca pietra di Apricena.
La facciata è costituita da una cornice di coronamento del tetto, quasi del tutto crollata e da una cuspide sotto a quale si apre una lunetta che probabilmente ospitava qualche affresco ,o scultura a rilievo scomparsi .
Sull’architrave, sorretta dagli stipiti in pietra di Apricena, ci sono alle estremità delle croci greche mentre al centro una piccola edicola fa presumere la presenza di una figura a (Cristo?, S.Lucia?).
La parte interna della chiesetta ,rettangolare, è semplice ,poco decorata ed è stata spogliata da tutti gli arredi liturgici, sottratti o vandalizzati.
Gli ambienti laterali della chiesetta di s.Lucia, sono intercomunicanti con volte a crociera di tufo sagomate sapientamente da maestri scalpellini .
In uno di questi ambienti, invasi da rifiuti di ogni tipo, ho riscontrato la presenza, oltre di aperture per l’ingresso e la finestre strombate, dei resti di un camino che serviva per riscaldare gli ambienti ed anche per cucinare.
Ma la mia curiosità, che mi ha spinto sempre ad indagare su questa chiesa e su questo suo splendido isolamento, era quella di andare alla ricerca di segni, graffiti, nomi, simboli, ecc. caratteristici dei luoghi di fede , lasciati a perpetua memoria da chi nel tempo , ha avuto modo di passare, sostare, essere stato accolto, sposarsi, essere battezzato, cresimato, anche solo per pregare e magari anche avere avuto gli ultimi conforti religiosi.
E la mia aspettativa non è andata delusa.
Sono decine i nomi, le date, i segni, i simboli, le croci graffite, le rosacroce, i luoghi di appartenenza, i mestieri: tutte testimonianze da parte di chi, imprimendoli sulla pietra, ha voluto lasciare la testimonianza del suo passaggio.
Ma nei graffiti in Santa Lucia ho scoperto cosa rara finora, per me, la presenza della scala, naturalmente di legno: più scale, partendosi da un centro per arrivare in alto.
E poi i chiari riferimenti alla Transumanza con nomi, cognomi, date di nascita e luoghi di nascita: Pescasseroli, in Abruzzo e sempre in Abruzzo Castel del Monte che non è quello pugliese, ma quello in provincia dell’Aquila, insieme a tanti altri anche del barese, brindisino, della Basilicata, della Campania.
E poi il segno di un ferro di cavallo, il profilo di un volto, frasi anche di amore come da Rita, un cuore, e l’amore per Gianni; Lucia che ama Bruno, e tante altre frasi di affetto quasi di giuramento di volersi bene per sempre come quelle scritte sulla pietra perchè ne rimanesse imperitura memoria e giuramento per l’eternità.
E mi ha colpito la grande pazienza e maestria di qualcuno che ha inciso nome, cognome, provenienza con un W il 1913…tra gli interspazi dei blocchi di tufo..
Ma il regalo più bello che la chiesa di Santa Lucia con i suoi luoghi regala a chi come me è venuto a visitarla, sono stati quei giochi di luce che dall’esterno, entrano dalla porta, dalle finestre strombate, per aprirsi, come stupendi quadri , sui profumi, sui colori della campagna e dalle emergenti pietre circostanti.
E mi ripropongo di ritornarci, in questi luoghi benedetti dal Signore ma deturpati dalle ignobili mani di uomini senz’anima, per trascrivere, nome per nome, segno per segno simbolo per simbolo e farne un album perché quello che ancora rimane non vada perduto e ne rimanga memoria per sempre.
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