Sangalli (Confcommercio): «Puglia, locomotiva del Sud». Preoccupa mortalità imprese terziario

La desertificazione commerciale avanza e rischia di lasciare senza accesso a beni alimentari e di prima necessità una larga parte dei piccoli comuni i

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La desertificazione commerciale avanza e rischia di lasciare senza accesso a beni alimentari e di prima necessità una larga parte dei piccoli comuni italiani: tra crollo dei consumi e aumento delle spese fisse, infatti, il tessuto commerciale delle città si sta purtroppo sfilacciando. In Italia, secondo un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio su Città metropolitane e commercio, si sono «persi» quasi 120mi1a esercizi commerciali dal 2012 ad oggi e, nello stesso periodo, è stata registrata una forte riduzione, nei centri storici delle città di media dimensione, di attività tradizionali come negozi di libri e giocattoli (-31,5%), mobili e ferramenta (-30,5%), abbigliamento (-21,8%). Sono questi alcuni dati di Confcommercio contenuti nell’ottava edizione del rapporto «Città e demografia d’impresa» e la Puglia (così come la Basilicata) non è certo immune rispetto al fenomeno. La conferma arriva anche dal numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli, alla guida per il quinquennio 2020-2025 della Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, la più grande rappresentanza d’impresa in Italia, associando oltre 700mila imprese. «II terziario di mercato ha un peso rilevante nell’economia pugliese – spiega Sangalli riferendosi alla situazione pugliese – È in questo settore infatti che si concentra oltre il 50% del tessuto produttivo della regione e le sole attività del commercio rappresentano il 29% del totale delle imprese regionali. C’è però una mortalità diffusa di imprese di questo settore con oltre 3.000 attività del commercio, del turismo, dei trasporti e dei servizi sparite nei primi nove mesi del 2023. Risultato che deriva dalla chiusura di oltre 8.300 imprese a fronte di poco meno di 5.200 nuove aperture. Tutti i segmenti di attività mostrano un saldo negativo ad eccezione degli alloggi, l’unico comparto con un leggero segno più grazie alla spinta dell’incremento della domanda turistica che deve essere governata da una corretta pianificazione».

Presidente, qual è la situazione economica in Puglia?

«Dopo i pesanti effetti della crisi post-pandemica, con un calo del Pil del 7,4% e dei consumi pari all’11,2 % nel 2020, nel 2021 l’economia pugliese ha registrato una maggiore tenuta rispetto alla media italiana dimostrando una significativa capacità di ripresa (Pil +8,2%), proseguita anche nel 2022 sebbene con minore intensità (Pil +2,9% rispetto a una media dell’Italia pari a +3,7%). Questo, anche per effetto dei rincari delle materie prime e dell’energia che hanno indebolito soprattutto l’industria e l’agricoltura, mentre i servizi e il turismo, in particolare, hanno dato segnali di vitalità avendo beneficiato di un aumento degli arrivi e delle presenze nella Regione».

E sul fronte occupazionale?

«L’andamento dell’occupazione rappresenta la nota più positiva tra gli indicatori economici della Regione: nel 2022, infatti, gli occupati in Puglia sono cresciuti del 5%, il doppio rispetto sia al dato nazionale che a quello del Sud. Un trend che ha continuato a espandersi anche nel primo semestre del 2023 con una crescita, rispetto al primo semestre del 2022, del 3,4%, anche in questo caso più di quanto registrato nella media del Sud e dell’Italia. Tra i settori, industria e servizi sono quelli che hanno maggiormente beneficiato di questo incremento».

Parliamo un attimo di inflazione e delle ripercussioni sul ménage familiare

«I rincari delle materie prime e dell’energia hanno colpito tutti i settori e tutti i territori. Tra il 2021 e la prima parte del 2023 ogni famiglia, secondo le nostre stime, ha perso oltre 17mila euro di ricchezza finanziaria in termini reali. Tuttavia, il crollo registrato a ottobre – che ha portato l’inflazione sotto il 2 % per la prima volta da luglio 2021 – conferma come, nel complesso, il rientro dell’inflazione in Italia e in Europa stia procedendo in modo ordinato e rapido. Un processo che potrebbe avviare un recupero, seppur parziale, del potere di acquisto e dei consumi delle famiglie».

A proposito di consumi, quali sono le vostre previsioni?

«Secondo le stime del nostro ufficio Studi, nel 2023 i consumi potrebbero mostrare un significativo rallentamento rispetto all’espansione degli anni precedenti: dopo il +6,1% dell’anno scorso, per il 2023 prevediamo, infatti, una crescita a livello nazionale dell’1%, con una dinamica più contenuta perla Puglia che dovrebbe far registrare un +0,4%, in linea con l’intera ripartizione del Sud».

La desertificazione commerciale è una minaccia per il mondo del commercio ma rappresenta anche un problema per la qualità della vita dei cittadini

«Ne siamo consapevoli. II contrasto a questo fenomeno è proprio uno dei punti cardine della rinnovata collaborazione con l’Anci con cui proprio nei giorni scorsi ci siamo confrontati confermando così l’impegno di Confcommercio per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nei centri urbani. Una collaborazione molto importante perché rilanciare il ruolo delle attività commerciali significa rendere le nostre città più competitive e più vivibili e attrattive per residenti e turisti».

Turismo: siamo in Puglia e non possiamo dimenticare quanto questo comparto sia uno dei settori trainanti dell’economia regionale

«Ha regione. II turismo è una straordinaria risorsa per il Mezzogiorno e la Puglia in particolare. Servono, però, strategie di marketing più adeguate, infrastrutture più efficienti e un buon funzionamento di trasporti e logistica. Solo così si potrà promuovere una migliore accessibilità dei territori e valorizzare pienamente le potenzialità di questo settore in tutte le Regioni del Sud. Senza dimenticare, naturalmente, che il Pnrr rimane un’opportunità irripetibile, soprattutto nel Mezzogiorno, da sfruttare al meglio per consentire a tutte le imprese di dare un importante contributo alla crescita e a nuova occupazione. Solo se riparte il Sud riparte il Paese».

Presidente, un’ultima domanda: cosa pensa della Zona economica speciale unica che dal 1 gennaio verrà istituita per il Sud Italia?

«È una misura importante che mira ad attrarre investimenti nel Mezzogiorno. Quello che ci preoccupa, però, è la limitata accessibilità del credito d’imposta -1,8 miliardi per il 2024 – tanto da parte delle piccole imprese per una soglia d’accesso che prevede investimenti di almeno 200.000 euro, quanto da parte degli operatori della logistica, posto che il valore degli immobili strumentali non dovrebbe superare il 50% del valore totale dell’investimento».

Sangalli (Confcommercio): «Puglia, locomotiva del Sud». Preoccupa mortalità imprese terziario

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