Nonostante gli sforzi in atto in tutte le Asl, «appare difficile ridurre le liste, per lo più per la difficoltà nel limitare prescrizioni inappropriat
Nonostante gli sforzi in atto in tutte le Asl, «appare difficile ridurre le liste, per lo più per la difficoltà nel limitare prescrizioni inappropriate».
E’ quanto emerso oggi durante le audizioni in commissione Sanità del Consiglio regionale pugliese dei direttori dell’Asl di Bari, Bat, Taranto, Brindisi e Lecce e del direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro.
Montanaro ha chiarito che dei 28,5 milioni stanziati per l’abbattimento delle liste di attesa, 18 milioni di euro sono andati agli ospedali ecclesiastici (Miulli, Casa Sollievo della Sofferenza e Panico) e il resto ad altre strutture private accreditate.
Questo perché «non si è voluto aggravare di ulteriori oneri la sanità pubblica post Covid» a corto anche di personale. Il tutto comunque verrà dettagliato dallo stesso direttore con una relazione specifica che sarà consegnata ai Commissari.
Ma secondo il Pd ««per smaltire le liste d’attesa non basta mettere soldi. Serve metodo». Di quest’avviso sono infatti i consiglieri regionali del Pd Ciliento, Parchitelli, Lopalco, Mazzarano e Di Gregorio, che hanno partecipato alle audizioni in commissione Sanità del Consiglio regionale pugliese.
In apertura di audizione, la consigliera Ciliento, a nome anche degli altri colleghi, ha manifestato «la grande preoccupazione sullo stato delle liste d’attesa». Secondo Lopalco, «il problema non è nel merito, ovvero i fondi messi a disposizione per lo scorrimento delle liste, ma nel metodo, perché senza una corretta gestione si rischia di sprecare soldi dei cittadini». «Serve un’azione di sistema – ha detto – che, partendo da un’analisi dei dati e della domanda impropria che va a ingolfare le liste d’attesa, dia delle risposte mirate».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere e commissario regionale di Azione Puglia Fabiano Amati, e i consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.
«Non ci voleva un mago per prevedere l’utilizzo dei 30 milioni di risorse messe a disposizione del recupero delle liste d’attesa: sono state interamente assegnate al privato convenzionato, senza risolvere il problema delle liste d’attesa, così come risulta da tutti i dati disponibili e anche dalle dichiarazioni in Commissione dei rappresentanti delle Asl».
«Serve al più presto la riproposizione della nostra proposta di legge – sostengono – magari sottoscritta dagli altri gruppi politici, perché i problemi organizzativi non si risolvono aumentando le risorse, così come finalmente hanno colto anche molti colleghi sino a qualche tempo fa ostili alle nostre idee e proposte. Circa 18 milioni ai tre grandi ospedali privati convenzionati e gli altri 19 alle altre strutture private convenzionate. È sintetizzabile in questo il Piano di recupero delle prestazioni ineseguite, giustificato dal fatto che le strutture pubbliche non sono nelle condizioni di farcela, nonostante l’attribuzione delle quote di fabbisogno tra pubblico e privato convenzionato direbbe ben altro».
COMMENTI