Anche la 21esima consigliatura finita anzitempo

“ ” ALLA FINE è caduto. Da tempo ormai la sua posizione era traballante. C’era stata anche un tentativo di spallata, agli inizi di s

Rapina da film alle Poste di Manfredonia: malvivente inseguito da un dipendente, polizia interrompe la fuga
Elettra Lamborghini colpita durante il live di Bari, lei ferma la musica e riprende un fan
Navigazione e sosta vietata nei pressi del porto di Mattinata: al via indagini topografiche

“ ”

ALLA FINE è caduto. Da tempo ormai la sua posizione era traballante. C’era stata anche un tentativo di spallata, agli inizi di settembre scorso, sventato in modo rocambolesco. Questa volta, il 27 ottobre scorso, l’assalto al potere è stato organizzato più attentamente e lo scacco matto al re-sindaco condotto da 13 consiglieri comunali è andato a buon fine.
GIANNI ROTICE, 21esimo sindaco di Manfredonia, ha dovuto lasciare dopo meno due anni di permanenza a Palazzo San Domenico, sede del Municipio. Settecento giorni, cento settimane di governo risultato, man mano che passavano i giorni, ben lontano da quelle aspettative che si era fatto credere di realizzare e che la gente manfredoniana, col voto, aveva ansiosamente sostenuto e atteso. Invece, anziché assistere alla promessa transizione politica, sociale, economica e quant’altro una cittadinanza si aspetta, è stata spettatrice attonita e incredula di un teatrino miserevole e umiliante per la città.
LA PARTITA Rotice è chiusa. Forse anche a suo sollievo. «Ne prendo atto in maniera sportiva» è stato il laconico commento dell’ormai ex sindaco Rotice finito nello stesso ingranaggio perverso dallo stesso utilizzato per liberarsi delle pedine divenute scomode nella sua organizzazione amministrativa. «Ora che iniziavamo a fare belle cose» ha soggiunto nel tentativo, piuttosto banale, di resuscitare un credito irrimediabilmente perso. Sono Sirene che ormai non incantano più. Sono morte e sepolte.
PER la seconda volta consecutiva, Manfredonia subisce l’onta del rovesciamento del consesso amministrativo costituito, nel modo che il sistema democratico stabilisce. E dunque si ritrova a dover ricominciare tutto d’accapo e con le condizioni generali ulteriormente aggravate. Le acque si sono ulteriormente agitate e per tanti versi inquinate. Dietro una facciata opaca si agitano intrighi, manovre, conflitti, inganni, pretese, compromissioni, rivalse, e chi più ne ha più ne mette. Manfredonia vive da troppo tempo in un crogiuolo di contraddizioni, carenze e problemi che hanno prodotto una serie di conseguenze che possono essere sintetizzate nella forte decrescita della popolazione spogliata proprio in quelle forze vive e attive costrette a emigrare altrove a dare il proprio contributo al progresso di altre realtà.
LA RIAPERTUTRA della cosiddetta “campagna elettorale” riproporrà temi e situazioni già visti e trattati che esigeranno, differenziandosi e distaccandosi del passato anche recente, approcci diversi da quelli già visti e risultati ingannevoli o quanto meno non considerabili. E qui entra in gioco il “Fattore P”, cioè la popolazione, gli elettori cui spetta il compito (niente affatto facile) di discerenere tra le mele buone e quelle marce, di dare credito a persone che garantiscono competenze, e volontà di operare per la città, ma soprattutto che siano di comprovata onestà politica. Occorrono candidati che siano di attestata lealtà intellettuale e politica.
LA CONSULTAZIONE popolare cui sarà chiamato, fra pochi mesi, l’elettorato manfredoniano per la scelta dei prossimi amministratori cui affidare le sorti della città, sarà decisivo per il cammino della città: Il prossimo consesso amministrativo dovrà segnare necessariamente
un netto muro di demarcazione con un passato inglorioso e penalizzante e riportare Manfredonia nel ruolo che le compete.
Michele Apollonio

COMMENTI

WORDPRESS: 0