Puglia, troppa merce invenduta a causa del caldo estremo: «Saldi da posticipare»

Cappotti, sciarpe, maglioni, calze. Tutto invenduto. Tutti i «nuovi arrivi» stanno lì, intatti, che siano boutique o atelier, outlet o negozi a basso

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Cappotti, sciarpe, maglioni, calze. Tutto invenduto. Tutti i «nuovi arrivi» stanno lì, intatti, che siano boutique o atelier, outlet o negozi a basso costo. I commercianti piangono: siamo a fine ottobre ma la straordinaria congiuntura meteorologica ci consegna temperature da fine estate. Ovvio che nessuno acquisti capi invernali o prodotti riconducibili alla stagione fredda, dalle coperte alle stufe elettriche. Il rischio, dunque, è che l’arrivo dei saldi, subito dopo le feste di Natale, costringa i negozianti a vendere a prezzi ribassati merce nuova di zecca. E che altra merce rimanga invenduta nei magazzini.

Troppa merce invenduta a causa del caldo estremo: «Saldi da posticipare»

Cosa fare? Confesercenti Puglia ha chiesto all’assessore alle Politiche economiche della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, il posticipo dei saldi invernali già fissati per il 6 gennaio 2024. La proposta della Confederazione indica la prima settimana di febbraio 2024 per una serie di ragioni: le condizioni climatiche, con le protratte temperature estive durante il periodo autunnale in corso, hanno pesantemente condizionato in negativo il lancio della vendita dei capi invernali. Le attività commerciali «tradizionali» non hanno infatti il tempo necessario per commercializzare le merci a prezzo pieno e si vedono costrette a «svendere» per seguire l’onda dettata dalla Grande Distribuzione Organizzata ed il commercio online.

«Il tema delle vendite di fine stagione necessita oggi di rivedere le norme che le disciplinano: i saldi, su pressione della grande distribuzione, partono attualmente in un periodo eccessivamente precoce rispetto al “fine stagione” – lamenta Benny Campobasso presidente nazionale Fismo Confesercenti e Confesercenti Puglia –, i quali, se si espletassero nel “giusto” periodo, rappresenterebbero un’occasione di grande ritorno economico sia per gli operatori commerciali sia per i consumatori. Inoltre, la spietata politica commerciale delle grandi piattaforme del commercio elettronico, grazie alle economie di scala applicate al sistema, possono permettersi di vendere i prodotti di abbigliamento a prezzi molto competitivi potendo contare su ridotti costi del personale e infrastrutturale anche in considerazione di un regime fiscale difforme tra il commercio applicatoai negozi fisici e online».

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