Under 50, diplomate e con figli: ecco chi sono le donne vittime di violenza

Sono meno rispetto all’anno precedente, ma comunque sono tante. Sono le donne pugliesi che si rivolgono ai Centri antiviolenza. Nel 2022 – secondo il

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Sono meno rispetto all’anno precedente, ma comunque sono tante. Sono le donne pugliesi che si rivolgono ai Centri antiviolenza. Nel 2022 – secondo il report pubblicato dall Assessorato al Walfere della regione Puglia– sono state 2258, ovvero 18 in meno rispetto al 2021.

Un andamento che si registra anche in Capitanata con 211 accessi nel 2022 contro i 335 dell’anno precedente. Un piccolo barlume di speranza, ma con beneficio del dubbio: ci sono state realmente meno vittime o solo meno ricorsi al CAV? Complicato rispondere, considerata l’aura di omertà generale che ancora circonda la questione.

Ma non solo. Sicuramente un freno alla denuncia è dato dalla consapevolezza delle numerose difficoltà da affrontare, malgrado il pieno sostegno dei centri antiviolenza: tempi lunghi dei procedimenti, situazioni di vittimizzazione secondaria spesso legate ai percorsi giudiziari per l’affidamento dei figli nella fase di separazione, percezione di scarsa protezione, sensazione di essere poco credute oltre che poco protette.

Il focus regionale, però, oltre ai numeri fornisce anche l’identikit della vittima di violenza stilato in base agli accessi ai centri e che è lo stesso per tutte le province. Si tratta soprattutto di donne italiane (90%) di età compresa fra i 30 e i 49 anni, sposate, diplomate (con licenza media in Capitanata), con figli minorenni e senza una occupazione (ovvero disoccupate e casalinghe che insieme raggiungono quasi il 40% che diventa 52% per la provincia di Foggia). Rispetto al 2021, però, sono aumentate le laureate e le occupate che hanno fatto ricorso ad un CAV. Elemento che conferma quanto l’autonomia da occupazione stabile possa fare la differenza e incoraggiare a liberarsi da una situazione malsana.

Anche per il 2022 i dati confermano che la violenza è prevalentemente fisica e psicologiche e che avviene soprattutto fra le mura domestiche o comunque in famiglia da uomini con cui hanno (o hanno avuto) una relazione, cioè il coniuge o il partner convivente (compresi gli ex). In sensibile aumento quella da parte di un figlio (+0,3%) e di un collega (+0,6%). L’ascolto, seguito dalla consulenza (psicologica, legale, sociale e di orientamento) sono invece i motivi principali per cui le donne si rivolgono ai centri antiviolenza.

Insomma, tante tristi conferme che evidenziano quanto il problema della violenza di genere sia ancora lontano dalla risoluzione, nonostante le politiche ad hoc e le varie iniziative come la più recente ‘Allénati contro la violenza’, la campagna di comunicazione durata un anno e voluta dagli assessorati regionali al Welfare e allo Sport per far conoscere la rete di servizi attivi sul territorio.

Cosa manca ancora? Ci riserviamo di chiederlo all’assessore regionale al Welfare Rosa Barone.

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