Il progetto La Puglia Non Tratta, giunto alla quinta edizione, finanziato dal Dipartimento delle Pari Oppotyunitò, su proposta della Regione Pugli
Il progetto La Puglia Non Tratta, giunto alla quinta edizione, finanziato dal Dipartimento delle Pari Oppotyunitò, su proposta della Regione Puglia, ha raccolto gli attuatori in un’ATS costituita dalla Comunità Oasi2 San Francesco, soggetto capofila, dalla Cooperativa Sociale Atuttotenda, dalla Cooperativa sociale C.A.P.S. Onlus, dall’APS G.I.R.A.F.F.A., dalla Cooperativa Sociale Medtraining, dall’Associazione Micaela Onlus e dall’ Associazione Comunità papaGioganni XXIII. Associazioni e cooperative che giornalmente accolgono uomini e donne vittime di tratta e sfruttati a fini sessuali, lavorativi, per accattonaggio, donazione degli organi, ridotti in schiavitù. Uomini e donne, persone transessuali e minorenni che lasciano il loro Paese dietro la promessa di una vita diversa e che invece vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali e diventano merci mosse da un luogo all’altro, senza destinazione, nelle città e nelle campagne per essere cedute/i, sfruttate/i, abusate/i, per morire di lavoro.
In occasione della 17esima giornata europea contro la tratta di esseri umani, l’ATS ha fornito i dati degli interventi su tutto il territorio regionale.
“La giornata europea contro la tratta di esseri umani, istituita nel 2006 – ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – è l’occasione per riflettere su un fenomeno che purtroppo colpisce tutti i Paesi dell’Unione Europea. Per contrastarlo è necessario il monitoraggio costante delle modalità di reclutamento delle vittime per capirne i cambiamenti e capire così come intervenire in maniera efficace. Il progetto ‘La Puglia Non Tratta’, attivo da 5 anni, si occupa del sostegno delle vittime di tratta o grave sfruttamento con attività di primo contatto con le popolazioni a rischio, azioni di identificazione dello stato di vittime, attività per l’inclusione delle persone vittime di sfruttamento e per l’inserimento nel mondo del lavoro, supporto psicologico. Combattere la tratta di esseri umani – ha concluso il Presidente – vuol dire combattere la criminalità organizzata. Per farlo è necessario tenere alta l’attenzione e lavorare in sinergia così come in Puglia fanno le associazioni e le cooperative che si occupano del progetto”.
I dati raccolti dal 1° ottobre 2022 al 30 giugno 2023 raccontano di 1400 donne contattate e 464 incontrate per la gran parte provenienti da Romania, Nigeria, Colombia, Bulgaria e Sud America. Di 597 uomini contattati e 323 incontrati per la gran parte provenienti da Ghana, Marocco, Nigeria, Tunisia, Gambia, Senegal, Mali. Di 78 i e le transessuali contattati, 16 le persone incontrate provenienti da Brasile e Italia.
Non sono mancati gli interventi su strada: 310 in tutto di cui 96 dedicati allo sfruttamento lavorativo e 214 allo sfruttamento sessuale.
Interventi che hanno riguardato i territori di tutta la Puglia. Nel dettaglio: l’ex Pista Borgo Mezzanone a Manfredonia; Borgo Tre Titoli, Contrada Madonna di Ripalta e Contrada Pozzo Terraneo a Cerignola; le campagne di Stornarella, di Stornara e di Canosa; SP 231 Corato – Cerignola, la zona industriale di Cerignola; la SS. 16 Adriatica da Chieuti a Cerignola; la SS. 89 da Foggia a Manfredonia; la SS. 673 Circonvallazione di Foggia; SP 62 Canosa – S. Ferdinando; SS16 S. Ferdinando – Barletta; via Callano/Barletta e SS16 Adriatica in prossimità di Trani; SP 231 Corato-Bitonto, la SS100 da Massafra a Taranto; la Strada statale 7 Via Appia da Castellaneta a Taranto; Circum Mar Piccolo (Taranto) e la SP 105 dalla città di Taranto alla SP110 San Giorgio Ionico; le strade delle province di Lecce e Brindisi, quelle della citta metropolitana di Bari.
Questi invece i dati che riguardano il lavoro degli sportelli collocati a Foggia, Borgo Mezzanone, Stornara, Manfredonia per quanto riguarda la provincia foggiana, Barletta, Trani, Bisceglie per la BAT; Bari, Corato, Ruvo di Puglia nel Barese, e Lecce.
130 le donne incontrate, su 203 colloqui, per la gran parte provenienti da Nigeria, Albania, Costa d’Avorio, Ucraina; 214 gli uomini incontrati, su 293 colloqui, per la gran parte provenienti da Marocco, Albania, Gambia, Nigeria, Senegal e Bangladesh; 1 persona transessuale incontrata, su 2 colloqui effettuati, proveniente dal Brasile.
Per quanto riguarda l’accoglienza, c’è da sottolineare che sono state accolte 29 donne per gran parte nigeriane, ivoriane e bulgare; 9 uomini provenienti dal Gambia ma anche dal Burkinabe, Afghanistan, Senegal, Guinea, Ghana e Italia; 6 nuclei monoparentali nigeriani e ivoriani.
Esistono 2 comunità di accoglienza a indirizzo protetto nella provincia di Foggia (femminile), 1 nella BAT (femminile), 5 nella provincia di Bari (di cui 2 maschili e 3 femminili), 1 nella provincia di Lecce (femminile).
20 le donne prese in carico, in gran parte provenienti dalla Nigeria; 18 gli uomini per gran parte da Nigeria, Guinea, Gambia, Senegal; 14 i nuclei monoparentali provenienti da Nigeria e Marocco con minori a carico; 1 la persona transessuale presa in carico.
Ci sono però anche le prese in carico territoriale, cioè donne uomini e famiglie che vengono seguite anche fuori dalle comunità, 69 in tutto: 20 donne, 18 uomini, 14 nuclei monoparentali con minori a carico e una persona transessuale.
Le vittime di tratta hanno usufruito anche dei tirocini di inserimento socio-lavorativi: 18 persone, 10 donne e 8 uomini, sono stati avviati al confezionamento, al settore immobiliare, florovivaistico, tessile, alla trasformazione di prodotti alimentari, all’edilizia, al commercio, al settore turistico e alla ristorazione.
I dati indoor sono quelli che riguardano la prostituzione e lo sfruttamento sessuale al chiuso, un fenomeno che ha subito un’accelerazione anche a causa della pandemia.
1230 le donne individuate anche attraverso il web, 703 quelle contattate, per gran parte provenienti da Sud America, Italia, Colombia, Europa dell’Est, Spagna, Cina, Russia Germania, Panama, Giappone, Grecia, Hawaii, India, Svizzera, Svezia, Pakistan e Thailandia, tra i 26 e i 35 anni; 6 gli uomini, italiani e brasiliani tra i 18 e i 25 anni; 92 le persone transessuali individuate, tra i 36 e u 45 anni, sud americane, italiane, brasiliane, colombiane, argentine, peruviane, cubane e messicane.
Un mondo invisibile quello dell’indoor, difficile da raggiungere tanto che gli interventi effettuati sono di numero estremamente ridotti rispetto alle persone individuate: 32 gli interventi effettuati con donne, 12 le donne accompagnate, di età compresa tra 36 e 45 anni; 25 gli interventi effettuati con persone transessuali, 10 quelle orientate o accompagnate di età compresa tra 36 e 45 anni.
Le vittime possono chiedere aiuto chiamando il Numero Verde Antitratta 800 290 290, attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, gestito da operatori multiprofessionali capaci di interagire nelle principali lingue con le vittime di tratta, un dispositivo che ha come obiettivo l’emersione, l’identificazione, la segnalazione e l’invio ai servizi di protezione delle vittime di tratta e sfruttamento.
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