Delle Rose non ci sta con le nuove deleghe assessorili

C’era una volta una montagna, inaccessibile, lontana e fredda, che dopo tanto tempo aveva deciso di partorire il governo della città. Gli abitanti

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C’era una volta una montagna, inaccessibile, lontana e fredda, che dopo tanto tempo aveva deciso di partorire il governo della città. Gli abitanti del luogo, stremati ai suoi piedi, si erano riuniti per assistere all’evento, convinti che sarebbe stato qualcosa di grandioso. Ma quando finalmente la montagna partorì, tutti rimasero delusi: il governo era fatto di topolini, carini e sorridenti, ignari per un futuro incerto che gli era stato consegnato dalle gelide rocce della montagna. Così tutti si affrettarono a cercare riparo, per affrontare l’inverno, cercando provviste e beni di ogni genere, intimamente convinti che la Città, comunque, da sola si sarebbe salvata.

Parafrasando la favola di Esopo, più di duemila anni fa, si comprende come a volte nulla sia cambiato nella storia dell’uomo e, spesso neanche la consapevolezza di evitare di ripetere errori, le cui conseguenze sono già conosciute. Cambiano i nomi degli interpreti, il finale è sempre lo stesso: “Comunque la Città si salverà da sola”.
Ho voluto con leggerezza e responsabilità rappresentare gli ultimi eventi che hanno caratterizzato la vita dell’amministrazione comunale: la formazione della Giunta.
A nulla sono valsi i mei disperati tentativi di far cambiare rotta ad un Sindaco politicamente intestardito e sordo alle esigenze della comunità. Niente. La decisione di riformare o, meglio sarebbe dire, “confermare” il 90% degli assessori uscenti è stata presa. E dopo due mesi di attesa, dopo i venti giorni dalle dimissioni presentate, dopo altro interminabile tempo da quest’atto, la novità sarebbe quella di riconfermare tutti ai loro posti.

Io non ci sto! Sento il dovere di non starci, e di dare l’allarme.
Non ci sto, non per difendere la mia persona, che può uscire di scena in ogni momento, ma per tutelare con tutti gli organi dello Stato “ L’ istituto costituzionale della presidenza della Repubblica”. E’ quanto sosteneva il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro nel suo discorso nel lontano 1993.

Per queste ragioni, ho deciso di rendere pubblico il testo integrale del documento, condiviso da alcuni capigruppo della maggioranza, con il quale, non senza aver sentito le ragioni del Sindaco Rotice, si chiedeva di azzerare la Giunta comunale, riformandola, sulla base anche dell’effettivo operato svolto in questi due anni, con elementi che garantissero una maggiore efficienza e competenza amministrativa e politica.
Ragioni che, per quanto mi riguarda, non erano finalizzate ad alcuna richiesta personale, che mai ho fatto al sindaco o ad altri.

Vorrei che fosse altrettanto chiara la mia posizione nell’amministrazione. Non sono stata Io a creare questo stato di cose, la responsabilità va ricercata nell’atteggiamento irresponsabile di altri. E’ la vergognosa chiusura politica della crisi amministrativa aprirà scenari imprevedibili di cui saranno responsabili unicamente chi ha partecipato a sostenere il falso rinnovamento, in effetti, la restaurazione del vecchio.
I giochetti della distribuzione delle deleghe assessorili, anche questa volta realizzati in assoluta solitudine, senza alcun confronto sono la dimostrazione di come non si comprende, ancora oggi, a distanza di circa due anni dall’insediamento, che le funzioni svolte da un assessore non sono solo caselle da riempire in un decreto, ma rappresentare la capacità di gestire interessi collettivi e funzionamento della macchina amministrativa i sintonia, per conseguire il risultato migliore per la comunità governata.

Purtroppo, per chi pensa che la questione sia risolta, non mi fa piacere dirlo, non è così !

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