La Zes unica speciale, prevista dal Dl Sud varato il 19 settembre scorso, entra nel vivo dell’attività parlamentare. Dopo le audizioni dei giorni scor
La Zes unica speciale, prevista dal Dl Sud varato il 19 settembre scorso, entra nel vivo dell’attività parlamentare. Dopo le audizioni dei giorni scorsi e la replica del ministro Raffaele Fitto, domani alle 11 è fissato il termine per la presentazione degli emendamenti alla Commissione Bilancio della Camera. Sulla nuova Zes del Mezzogiorno, che ha superato lo schema delle 8 strutture commissariali nominate dal precedente governo, interviene l’onorevole Carolina Varchi, responsabile per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia.
«Il vantaggio principale sta proprio nell’estensione dell’area: adesso tutto il Mezzogiorno è una Zona economica speciale, quindi le aziende che vorranno accedere alle agevolazioni potranno investire su tutti i territori delle Regioni del Sud. Auspichiamo che questo si traduca in un rilancio dell’economia e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Un cambio di approccio che porterà alla razionalizzazione della struttura che diventerà una sola».
Decontribuzione, credito di imposta e snellimento della burocrazia. Un ricco menu che dovrebbe rappresentare un motore per l’economia. C’è però chi arriccia il naso sulla centralizzazione dei poteri a Palazzo Chigi.
«È una polemica strumentale. Nel momento in cui si estende l’area interessata dalle agevolazioni, diventa necessaria un’azione di coordinamento e di monitoraggio. Ma il decreto prevede il coinvolgimento degli enti locali e in particolare delle Regioni che prenderanno parte alla Cabina di regia centrale e parteciperanno alla stesura del Piano strategico triennale. Ogni scelta, quindi, sarà formalizzata a Roma, ma solo dopo avere ascoltato i rappresentanti dei territori».
Il decreto trasforma in Zes tutto il Mezzogiorno, superando il vecchio modello delle perimetrazioni che sembrava favorire pochi a scapito di tanti altri?
«L’allargamento dell’area moltiplica le possibilità di attrarre investimenti e potrebbe convincere investitori finora rimasti fuori dalla possibilità di intervenire in aree più ristrette. Allo stesso tempo rende l’intero Sud molto più competitivo in rapporto ad altre zone dell’Ue. Investire al Sud converrà davvero perché nessun imprenditore dovrà inseguire i confini della Zes piegando la propria scelta alla perimetrazione. Una scelta epocale e coraggiosa del Governo».
Il mondo delle imprese guarda con ottimismo al provvedimento ma al tempo stesso teme il nodo burocratico. C’è chi, come Confindustria, ritiene importante il contatto con il territorio e chi, come il ministro Fitto, ritiene che con lo Sportello Unico digitale nazionale si mette qualcosa che «funziona bene per tutti» e non «un qualcosa che possa funzionare in modo specifico per qualcuno».
«La nuova struttura della Zes scongiurerà il rischio di sovrapposizioni e contraddizioni. Noi vogliamo che la ZES sia opportunità per chiunque e non solo per chi ha relazioni istituzionali o forte radicamento territoriale. Così si attraggono investimenti anche da lontano: garantendo trasparenza grazie alla digitalizzazione».
La Zes unica supera il modello delle 8 Zes che, come ha detto il ministro Fitto nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio della Camera, hanno rilasciato tutte insieme complessivamente 121 autorizzazioni uniche, numeri giudicati «non eccezionali».
«Numeri in effetti piuttosto deludenti. A non avere funzionato è proprio la logica di partenza: aree così circoscritte si sono dimostrate poco attrattive, specie in territori come i nostri dove le caratteristiche orografiche e lo stato delle infrastrutture costituiscono un deterrente che noi riteniamo di superare estendendo al massimo le aree coinvolte».
C’è chi ritiene che l’allargamento a un territorio che corrisponde a 2500 comuni possa comportare un problema coperture.
«Come ha spiegato il ministro Fitto, il nodo delle coperture sarà sciolto a tempo debito. Intanto, è stato garantito il finanziamento per il 2024. Il futuro passerà da un dialogo con l’Europa. Io sono ottimista perché questo Governo sta investendo molto sul Mezzogiorno e guardo con fiducia a questa rivoluzione. Il dialogo con l’Europa non mi spaventa perché ho visto, ad esempio sul PNRR, con quale autorevolezza l’Italia interloquisce con le istituzioni dell’Ue».
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