Amici a 4 zampe, boom in Puglia: in dieci mesi 45mila esemplari

Aumentano in Puglia i proprietari di animali d’affezione ma, soprattutto, è boom di cani e gatti identificati (con apposito microchip) e, dunque, do

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Aumentano in Puglia i proprietari di animali d’affezione ma, soprattutto, è boom di cani e gatti identificati (con apposito microchip) e, dunque, dotati del relativo certificato di iscrizione in anagrafe, che costituisce il documento di identità che deve accompagnare l’animale in tutti i suoi eventuali trasferimenti di proprietà.

Dal 2005 ai giorni nostri, infatti, in Puglia la popolazione censita di animali d’affezione è formata da quasi 614mila esemplari: soprattutto cani (oltre 530mila), gatti (più di 83mila) e 31 furetti.

Quest’anno, invece, nei primi 10 mesi, sono stati iscritti alla banca dati regionale degli animali d’affezione più di 45mila esemplari (33mila cani, 13mila gatti e 11 furetti), ben oltre i 30mila dello stesso periodo dello scorso anno.

I numeri sono estratti dalla banca dati dell’Anagrafe degli animali d’affezione gestita dal Ministero della Salute, che viene alimentata e aggiornata almeno una volta al mese dalle Regioni e dalle Province autonome. Nel sistema informativo (curato del Centro servizi nazionale delle anagrafi zootecniche, presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise «G. Caporale») sono registrati cani, gatti e furetti, identificati e presenti sul territorio locale. I dati presenti in anagrafe permettono di conoscere la consistenza e la distribuzione della popolazione regionale degli animali d’affezione, in modo da predisporre interventi di prevenzione dell’abbandono (che è un’azione incivile oltre ad essere un reato) e del randagismo. Quest’ultimo è un fenomeno di cui si viene a parlare soprattutto in estate.

Lo si potrebbe chiamare «umana disaffezione» perché chiama in causa l’ambigua relazione dell’uomo con gli animali domestici: prima desiderati, quindi accolti, teneramente coccolati quando sono cuccioli e, alla fine, messi alla porta o, addirittura, legati al ciglio della strada.

In Italia, secondo l’ultima indagine di Legambiente , «Animali in città», mancherebbero all’appello dell’anagrafe canina almeno 2 milioni di cani. Nel 2022 i cani vaganti sono stati tra 700 ai 400.000 e quelli randagi tra 350 e i 200 mila. Purtroppo c’è la Puglia tra le regioni (insieme a Sicilia, Campania, Calabria e Lazio) dove si registra di più il fenomeno.Per fronteggiare il fenomeno dell’abbandono, arginare il randagismo e, nello stesso tempo, per garantire i diritti di proprietà sugli animali e l’ottemperanza alle disposizioni sulla cura degli stessi, la Banca dati regionale degli animali d’affezione della Regione Puglia permette la consultazione dei principali indicatori relativi alla popolazione animale attualmente censita. Non solo.

Lo scorso mese di giugno la Giunta regionale approvò lo schema di Regolamento attuativo della legge sul controllo del randagismo, anagrafe canina e protezione degli animali d’affezione. Furono definiti così i requisiti delle strutture di ricovero come il canile sanitario (destinato ai cani in cura), il canile rifugio (con direttore sanitario, telecamere, 1 operatore ogni 50 cani, garantire accesso a associazioni e pubblico per adozioni) e il micro-canile (massimo 60 cani e le altre strutture destinate alla custodia dei cani (pensioni, commercio, addestramento, allevamento).

Inoltre furono stabilite le norme in materia di protezione dei gatti: le colonie feline, per esempio, non potranno essere situate nelle aree delle strutture sanitarie di ricovero, residenziali, semiresidenziali o ambulatoriali, con l’eccezione di piccoli gruppi di gatti da sottoporre a controlli veterinari periodici.

«È un provvedimento molto atteso – spiegò l’assessore alla sanità, Rocco Palese – frutto di un lavoro intenso con la commissione randagismo nella quale sono rappresentate anche le associazioni per la protezione degli animali».

La registrazione dei cani nelle banche dati regionali (che confluiscono in quella nazionale), ricordiamo, è obbligatoria come previsto dalla legge n. 281 del 1991 (Legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo) e successivamente ribadito e più dettagliatamente chiarito nella sua procedura da ordinanze ministeriali. L’obbligo è stato poi sancito dall’Accordo 24 gennaio 2013.

L’iscrizione di gatti e furetti nelle anagrafi regionali, riversate nell’Anagrafe degli animali d’affezione, invece, è su base volontaria se non si ha la necessità di acquisire il passaporto (in questo caso è obbligatoria).

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