Settembre ha portato nuovi rincari e l’indagine nazionale di Cerco Alloggio nelle principali città universitarie, ha confermato che poco è cambiato do
Settembre ha portato nuovi rincari e l’indagine nazionale di Cerco Alloggio nelle principali città universitarie, ha confermato che poco è cambiato dopo la mobilitazione che la scorsa primavera portò i fuorisede a dormire in tenda sotto gli Atenei: studiare fuori casa è un costo sempre meno sostenibile. Una stanza a Bari costa agli studenti il 20% in più rispetto all’anno scorso e gli affitti vanno da 240 a 379 euro per un canone medio di 302 euro, cresciuto di 50 euro rispetto ai 252 del 2022.
Il portale che propone un servizio di ricerca alloggi in collaborazione con università ed enti per il diritto allo studio ha realizzato l’indagine tra il 14 giugno e il 22 agosto per monitorare il mercato degli affitti, i prezzi delle stanze e le tipologie di contratto. Se la singola resta la soluzione preferita e quasi tutti usano gruppi social o siti specializzati per trovare una sistemazione, gli aumenti sono stati progressivi un po’ ovunque (a Bari dal 2019 al ‘22 i canoni mensili sono rincarati di 60 euro) anche se studiare da fuorisede al Sud conviene più che al Nord.
A Torino il prezzo medio di una singola è di 354 euro, in aumento del 17,2% (nella scorsa indagine il prezzo medio era 302 euro) mentre a Milano, c’è stato un +7,1% e dai 542 euro del 2022 si è passati ad un prezzo medio dichiarato di 581 euro. A Pisa, il prezzo per una singola è salito del + 58,8% visto che nel 2022 si pagavano 240 euro e ora 379.
Anche nella recente rilevazione di Immobiliare.it Insignts, Bari risulta a metà classifica (14° in Italia) con una richiesta media pari a 356 euro al mese per la singola. Una rivalutazione che l’ha portata ad essere la più cara del Mezzogiorno insieme a Napoli, dove si chiedono 363 euro, anche perché ha registrato l’incremento più sostanziale in 12 mesi sebbene l’offerta delle stanze sia aumentata del 34% e la domanda sia scesa del 5%. Un complessivo +29% che porta il capoluogo pugliese lontanissimo dal +1% di Milano (che ha le singole più care d’Italia) o dal -12% di Padova (7° a livello nazionale per il caro-alloggio) dove la singola costa 404 euro. Nell’indagine immobiliare sopra Bari ci sono 8 città più care, tutte al Nord, dove il costo della vita è storicamente più elevato: Milano ha singole a 626 euro e un prezzo medio di un posto letto in doppia di 348 euro (+8%), poi ci sono: Bologna (482 la singola e 249 la doppia, rispettivamente + 8% e +15% in un anno e dove, come a Bari, l’offerta è salita del 33% e la richiesta di stanze è scesa del 9%), Roma (463 euro e 272 la doppia), Firenze (435 la singola e 255 euro), Modena dove la singola costa 412 euro, Bergamo che con un rincaro del 13% è salita a 411 euro, Padova dove invece è scesa a 414 euro con un taglio del 12%, Verona dove costa 401 euro al mese, Venezia (396), Brescia (385), Torino (373) e Parma (357 euro).
Va detto che i costi non sempre corrispondono alle aspettative. Il gruppo pubblico «Affitti Studenti Bari-Bari Student Rents» che conta oltre 28.700 membri, ha in evidenza un post che riassume molte esperienze evidentemente non isolate se ha raccolto 665 like e una settantina di commenti: «Ho visto camere in affitto a 350/400 euro imbarazzanti. Bagni nelle verandine, camere parzializzate, umidità alle pareti, spazi ristretti in cui abitano 6-7 persone. Cucine che non hanno il lavandino per lavare piatti, piani rialzati a bordo strada e senza zanzariere, scantinati proposti come se fossero una soluzione idonea che tutti noi dovremmo scegliere in quanto studenti o lavoratori con uno stipendio nella media. Perché altrimenti saremmo dei viziati: se non te lo puoi permettere, allora devi vivere nelle cantine. E non voglio parlare delle condizioni igieniche in cui vengono mostrate le abitazioni…».
A Bari la protesta degli universitari contro il caro-alloggi ricomincerà la prossima settimana. Niente tende ma una «contrattazione» con le istituzioni. Gennaro Cifinelli, coordinatore di Link Bari, introduce la necessità di nuovi studentati: «Chiediamo all’Amministrazione locale e in particolare all’assessore comunale con delega alla Città universitaria Paola Romano, di coordinarsi con Atenei e Agenzia regionale per il diritto allo studio per aumentare l’offerta di alloggi e incidere così sul costo degli affitti privati. Una proposta per risolvere strutturalmente il problema della carenza dei posti nelle residenze pubbliche potrebbe passare da un censimento degli immobili non utilizzati da destinare agli studenti. Una soluzione che da un lato consentirebbe di coprire almeno il bacino dei 600-700 idonei richiedenti non assegnatari e dall’altro potrebbe calmierare, con l’aumento dell’offerta pubblica, il caro affitti imposto dal mercato privato».
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