Allevati all’aperto, in Puglia nascono i polli deluxe

C’è una semiluna tracciata da una quindicina di comuni del Foggiano dove ci si sveglia piuttosto presto, d’abitudine. Un eccesso di zelo mattutino? No

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C’è una semiluna tracciata da una quindicina di comuni del Foggiano dove ci si sveglia piuttosto presto, d’abitudine. Un eccesso di zelo mattutino? Non proprio. È che da Castelnuovo a Lucera, passando per Manfredonia, Pietramontecorvino e una manciata di comuni fratelli in Capitanata, all’alba cantano i polli (che sarebbero galli e galline in pectore prima di diventare sessualmente maturi). Il concerto si leva infatti da oltre un centinaio di allevamenti disseminati nel subappennino dauno, dove si trovano altrettante aziende agricole firmate Amadori. È proprio qui infatti che l’azienda romagnola leader nel settore avicolo, ha una sua costola particolare. È in Capitanata, nel Nord della Puglia, che crescono i polli allevati all’aperto, la filiera deluxe del pollo allevato all’aperto scelta da Coop e marchiata Fior Fiore.

 

L'allevamento di polli all'aperto
L’allevamento di polli all’aperto 

 

“Tutto ebbe inizio nel 2001”, racconta Luigi D’Orsi, responsabile tecnico Amadori praticamente da sempre, “Francesco Amadori scese sulle colline dolci della Daunia portando un’intuizione, allevare i polli all’aperto, migliorando la qualità di vita dell’animale e dunque la qualità del prodotto”. I due aspetti, il resto del mondo sembra cominciare a scoprirlo solo in tempi recenti, sono strettamente correlati. Amadori sceglie la Puglia, e quella particolare porzione di Puglia, per via del clima: non particolarmente caldo d’estate, non troppo rigido d’inverno. Le condizioni ideali per allevare il pollo all’aperto. È così che il fondatore e patron del colosso emiliano, bussa alla porta degli agricoltori del luogo. Quelli sulle prime rispondono straniti. La richiesta è inconsueta e per loro vale per un cambio di pelle, oltre che di mestiere. Chi rispose di sì sin da subito oggi sta passando il testimone ai figli, e da quel giorno gli agricoltori convertiti in allevatori sono oltre un centinaio, con un impatto socio-economico che D’Orsi definisce “importante”. “C’è stata una trasformazione del territorio avvenuta sotto i miei occhi, straordinaria. Più d’una le storie di ragazzi non ancora trentenni che avrebbero sicuramente scelto di partire in cerca di lavoro altrove, se non avessero avuto questa opportunità di restare a casa propria”. L’indotto, ad oggi, conta più di cento persone impiegate a vario titolo nel settore avicolo Amadori, ed è qui che crescono un numero imprecisato di polli.

 

I polli che crescono all'aperto sono di una razza rurale pugliese
I polli che crescono all’aperto sono di una razza rurale pugliese 

 

Di che razza si tratta? “Si tratta di una razza rurale, a lento accrescimento, dal carattere molto vivace e giocherellone”, spiega D’Orsi. “I nostri polli dormono su letti di paglia – continua – mangiano mangimi a base di grano, orzo, mais e soia, ovvero di natura integralmente vegetale, e non vengono impiegati antibiotici. Trascorrono gran parte della giornata all’aperto, in un prato pascolo recintato, all’ombra degli alberi dove razzolano liberamente”. A patto che non faccia  freddo o troppo caldo, naturalmente. Mica scemi: “Se le temperature sono ad esempio troppo rigide, si ritirano spontaneamente al calduccio nei capannoni ad alta tecnologia dove le temperature sono sempre controllate e per loro ideali”.

 

Luigi D'Orsi, responsabile tecnico di Amadori
Luigi D’Orsi, responsabile tecnico di Amadori 

 

Una vita che fa la differenza nella qualità delle carni, scelte da Coop per il top di gamma sul banco della gastronomia. L’ambizione è quella di rendere la carne dei polli allevati all’aperto, un boccone da grande chef. Resta un fatto che è sicuramente la carne degli sportivi, non solo body builder di professione, che vogliono mantenere un regime alimentare equilibrato senza perderci in gusto.

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