ANCORA QUALCHE GIORNO DI SUSPENCE

TUTTO si tace. Un silenzio che preannuncia la bufera. Martedì, 26 prossimo, è la data che potrebbe dare una indicazione precisa a quella che

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TUTTO si tace. Un silenzio che preannuncia la bufera. Martedì, 26 prossimo, è la data che potrebbe dare una indicazione precisa a quella che è una crisi conclamata, e non da oggi, che agita gli inquilini di Palazzo San Domenico, sede del Municipio, ma anche la popolazione. Il 26 settembre corrente è infatti il termine ultimo di venti giorni entro il quale Gianni Rotice dovrà sciogliere la riserva se proseguire o meno il suo mandato di sindaco di Manfredonia.
I NUMERI e le condizioni così come si sono andate chiaramente delineando attraverso episodi a dir poco inquietanti che hanno messo in luce intrighi, voltagabbana, espulsioni, accuse pesanti e quant’altro riferibile più ad un film horror che ad una amministrazione comunale che ha (avrebbe) il sacrosanto dovere di governare la città nelle sue fondamentali esigenze e problematiche ormai sfuggite di mano.
L’ESTREMO tentativo piuttosto goffo e anacronistico di portare l’opposizione ad un tavolo per «per definire – diceva il messaggio inviato ai rappresentati della minoranza – un possibile percorso condiviso e programmatico» è sdegnosamente fallito. A ben guardare, quel messaggio è suonato come una auto-ammissione dell’incapacità ad amministrare eppertanto si chiedeva aiuto alla vituperata opposizione. Un estremo infruttuoso canto delle Sirene.
L’APPUNTAMENTO era per lunedì scorso. Il Rotice ha però atteso invano che qualcuno abboccasse ad un amo palesemente truccato. E infatti non si è presentato nessuno. Del resto la ricusazione dell’invito era già stata annunciata attraverso comunicati in cui si evidenziavano le distanze di veduta politica e amministrativa con un sindaco che non ha perso occasione di screditare e beffeggiare l’opposizione che nel frattempo è cresciuta e potenziata.
AI NOVE consiglieri comunali di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Manfredonia Nuova, Molo 21, Progetto popolare, CON Manfredonia, si sono uniti i tre consiglieri di Forza Italia, i superstiti della pattuglia di sette consiglieri eletti nelle passate consultazioni elettorali. Una alleanza che Rotice non sopportava di buon grado tant’è che alla prima occasione, le lezioni alla provincia di Foggia, ha abiurato votando un candidato delle Lega invece di quello di FI. Nonostante ciò FI ha proseguito nel sostenere la giunta Rotice. Un errore riconosciuto sia pure tardivamente dall’on. Giandiego Gatta, maggiore fautore e sostenitore dell’ascesa dell’imprenditore Gianni Rotice al Palazzo di Città, che ha dovuto recitare il mea culpa.
L’INTERO gruppo “azzurro” si è come disintegrato. Emblematica è la mirabolante giravolta dell’imperturbabile capogruppo che prima deposita la firma delle dimissioni, ma poi le ritira pare per l’intervento di familiari comuni col sindaco Rotice. Qualche altro ha privilegiato la casacca Rotice pare per motivi…edilizi.
ISOMMA, tutte le ragioni di questo mondo perverso, ma nulla a che fare con la politica, il governo pensoso della città sempre più in malora checché voglia far credere il sindaco dimissionario Rotice e qualche sua suffragetta, che dipingono Manfredonia con i colori dell’arcobaleno mentre in realtà sono cupi e imperscrutabili.
Michele Apollonio

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