Quando arriva settembre, la nostalgia delle lunghe passeggiate e delle serate trascorse in compagnia di parenti ed amici venuti 'da fuori' e tornati
Quando arriva settembre, la nostalgia delle lunghe passeggiate e delle serate trascorse in compagnia di parenti ed amici venuti ‘da fuori’ e tornati a riabbracciare per un po’ la città in cui hanno lasciato un pezzetto di cuore, diventa sempre più forte. Anzi, come canta Riccardo Cocciante, diventa una ‘celeste nostalgia’.
In questo periodo mi viene spesso in mente un film che reputo uno dei migliori di Carlo Vanzina, ‘Sapore di mare’, che si conclude proprio con la scena di addio all’estate e soprattutto con l’addio ai ricordi, agli amori e agli amici che questa stagione, specialmente negli anni dell’adolescenza, ci regala.
Navigando su internet mi sono imbattuta nei ricordi dell’architetto foggiano Mauro Masullo che con la sua famiglia ha trascorso fin da bambino l’intera estate a Siponto. Nelle sue parole (in un magnifico testo che ho tratto da ManganoFoggia.it e a seguire ho sintetizzato), mi è sembrato di rivedere la nostra Siponto degli anni ’60 esattamente identica alla Forte dei Marmi di Vanzina.
“C’era chi arrivava col treno ogni giorno e c’erano poi coloro che possedevano una residenza ed erano soliti trasferirsi a Siponto a giugno e facevano ritorno in città a fine settembre e sono proprio coloro che Siponto ce l’hanno ormai nel DNA. Gli amici dei fratelli erano propri amici e di contro si era amici anche ai fratelli dei propri amici: una grande famiglia.
Gare di corsa con i sacchi, cacce al tesoro, partite a pallone e a pallavolo, la raccolta delle pigne sugli alberi con immediata cottura e vendita, la risalita del canale con le zattere, grandi feste mascherate e tanto, ma davvero tanto divertimento. I juke box con la musica all’impazzata, le ultime novità della “canzone per l’estate”, i balli sulle pedane, i flipper, le barche dei pescatori che raccoglievano a riva orde di villeggianti desiderosi di un tour in alto mare, distese di mosconi sul bagnasciuga schivati da gruppi di giovani che passeggiavano a riva muniti di mangiadischi.
Le ragazzine che utilizzavano questi gran momenti di confusione per andare in acqua con i fidanzatini, mentre le mamme, dapprima confuse e ignare, urlavano poi dalla riva con la mano in bocca verso le figlie “Mò che vieni!!!!”.
Così si trascorreva l’intera giornata con le spalle rosse e arroventate dal sole, con la sabbia sottilissima che il vento ti faceva entrare nelle orecchie e rincorrendo i venditori di pizzette, taralli, cancelle e ostie piene che ormai si allontanavano tra la folla rumorosa.
Per chi doveva ripartire, giunto il pomeriggio si iniziavano a raccogliere le proprie cose, i più fortunati riponevano salvagenti costumi e quant’altro nelle cabine e ci si accingeva a risalire i viali alla ricerca di un posto all’ombra sotto i pini e nella speranza di trovare ancora sulla strada il venditore di gassose, tenute ben fresche in bidoni di latta con grandi cubi di ghiaccio. A fine estate le gassose venivano sostituite da succosi fichi d’india che mani esperte ti pulivano e ti porgevano in una sorta di orgasmico piacere.
Arrivava finalmente il treno e lo si vedeva giungere dalla lontana Manfredonia attraverso un paesaggio di piccole colline carsiche, iniziavano gli spintoni per piazzarsi primi e pronti a salire sui vagoni, i padri passavano alle mogli i bambini dai finestrini, le bande di ragazzi ridenti e felici occupavano anche gli scaffali per i bagagli pur di stare tutti insieme.
E di lì il ritorno a casa, paghi delle emozioni provate durante la giornata al mare e già eccitati al solo pensiero di ritornare l’indomani a Siponto”.
Dedico le parole di Mauro Masullo ai nostri ricordi più recenti e a quelli più lontani legati all’estate. E soprattutto le dedico a lui, a Mauro, scomparso prematuramente nel 2016, che non ho mai avuto il piacere di conoscere, ma che mi ha profondamente colpito e commosso per il suo grande amore per Siponto che lo ha portato durante l’intera vita a studiarla con passione ed alla sua morte ad essere cremato per far sì che le sue ceneri venissero sparse nel golfo di Manfredonia. Per rimanere per sempre lì, dove i momenti più felici e spensierati gli avevano forgiato l’anima.
La vita non dura mai una sera
Il tempo di una follia
È breve, fugge via
E poi
Cosa rimane dentro noi
Questa celeste nostalgia…
Maria Teresa Valente
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