La Puglia torna a scuola: bonus libri, ma i rincari già oltre il 15%

A partire dal 4 settembre e fino alle ore 12 del 24 settembre la Regione ha aperto la seconda finestra per la presentazione delle domande, attraverso

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A partire dal 4 settembre e fino alle ore 12 del 24 settembre la Regione ha aperto la seconda finestra per la presentazione delle domande, attraverso il portale www.studioinpuglia.regione.puglia.it, per accedere al «bonus libri». La misura arriva, all’alba della torno tra i banchi della prossima settimana, mentre in tutta Italia infuria la polemica sul caro-libri, con aumenti che arrivano ino al 15% rispetto alla scorso anno.

L’avviso pugliese, spiega l’assessore Sebastiano Leo, prevede che possono presentare istanza le famiglie il cui livello Isee sia uguale o inferiore a 10.632,94 euro (14.000 euro per le famiglie con 3 o più figli). Tutti coloro che, invece, hanno già presentato domanda nel corso della finestra di giugno devono rivolgersi ai rispettivi Comuni di residenza, seguendo le modalità e le procedure stabilite dai sindaci per l’erogazione del beneficio.

Come detto, i rincari per i libri di testo e il corredo scolastico, quest’anno sono particolarmente elevati. Tra il +15% dei libri e gli aumenti di costo per zaino e cancelleria varia – secondo le associazioni dei consumatori – si va ad almeno 1.300 euro a studente per ogni famiglia, quasi cento euro in più dello scorso anno. Per questo dai presidi, dalle famiglie ma anche da editori e librai è partito un appello al governo a intervenire contro il caro-libri.

«Ogni iniziativa per sostenere le spese delle famiglie nell’attuale congiuntura inflazionistica ha il più convinto supporto di questo governo» ha assicurato nei giorni scorsi alla Camera il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, annunciando in manovra iniziative sulle detrazioni, sull’adeguamento dei tetti di spesa ma anche aumentando i fondi dei contributi statali per l’acquisto dei libri di testo. A fornire il dato sul caro-libri è stata l’Associazione nazionale presidi: «Tra il 7 e il 15% in più per i rincari delle materie prime come la carta». Per compensarlo «abbiamo chiesto che venga rivisto il limite che la scuola non deve superare; le Regioni a loro volta devono aumentare i buoni libro, alzando l’Isee minimo, e devono essere sollecite a mandare i fondi ai Comuni». I presidi però hanno mandato un messaggio anche agli editori: per abbattere i costi «producano libri di testo un po’ più spartani. In Giappone li stampano su carta riciclata».

Le famiglie intanto, secondo una ricerca di Skuola.net, sono ancora molto indietro nell’acquisto dei testi, e un ragazzo su 5 rischia di arrivare in classe senza averne nemmeno uno. Colpa dei prezzi, che spingono a ritardare o dilazionare la spesa e ad andare a caccia di sconti sul web o nei supermercati. Quattro studenti su 10 pensano di dover spendere tra i 200 e i 300 euro per i libri scolastici, circa 1 su 4 stima tra i 300 e i 400, quasi 1 su 10 teme di avvicinarsi ai 500. Né il mercato dell’usato, col susseguirsi di nuove edizioni, sembra riuscire a sfondare: 7 su 10, nonostante i prezzi, sceglieranno libri freschi di stampa.

Anche gli editori dell’Aie, assieme ai librai dell’Ali-Confcommercio, si erano rivolti al governo: i fondi, la loro richiesta, vanno innalzati da 133 milioni ad almeno 170 per le famiglie in povertà assoluta, «prevedendo una detrazione fiscale sul modello di quella garantita per le spese mediche e sportive». Assoutenti dal canto suo – calcolando una spesa fino a 1.300 euro per libri e corredo – ha aggiunto che «il governo dovrebbe avviare una in collaborazione con produttori e distributori per mettere in commercio “kit scuola” con prodotti a prezzi calmierati».

Intanto, mentre i genitori dei ragazzi delle scuole fanno i conti tra diari, astucci e vocabolari, tornano a farsi sentire anche i «fratelli maggiori» dell’università contro il caro-affitti. A Milano Bicocca, nei giorni scorsi, hanno affisso uno striscione per richiedere un serio investimento sulle residenze universitarie: «Sul Pnrr non avete portato a casa nulla, 600 milioni sono andati al privato» la loro protesta.

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