QUEL CHE non ti aspetti a Manfredonia è invece dietro l’angolo. L’impossibile possibile. Specie se si tratta di amministrazione comunale dove le
QUEL CHE non ti aspetti a Manfredonia è invece dietro l’angolo. L’impossibile possibile. Specie se si tratta di amministrazione comunale dove le situazioni cambiano ad horas, a momenti. L’ultima novità, in ordine di minuti, piombata come temporale a ciel sereno, riguarda il ritiro delle dimissioni già confermate di Adriano Carbone, indipendente di maggioranza, e Vincenzo Di Staso, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. Un colpo di scena in una situazione che di stramberie ne ha sfornate di continuo e sensazionali.
UNA SVOLTA improvvisa, inaspettata che cambia radicalmente lo scenario già scritto di quello che pareva dovesse essere il finale dell’amministrazione Rotice. Probabilmente non se lo aspettava neanche lui visto che ha presentato e protocollato le proprie dimissioni dalla carica di sindaco. Che ora ha venti giorni di tempo per riassettare un meccanismo che si è dimostrato logoro ed effimero, che in poco meno di due anni non ha dimostrato quel che aveva promesso. Sono stati anzi gli inciuci di volta in volta balzati alla cronaca amministrativa a creare frizioni interne al punto che ha dovuto cambiare tre assessori nel delicato settore delle opere pubbliche, e il quarto, il fidato vicesindaco addirittura estromesso dalla giunta reo di non aver votato una delibera presentata in tutta fretta (nel corso della Festa patronale) e riguardante un plurimilionario progetto di opere a Borgo Mezzanone.
COME nelle migliori trame di thriller nelle quali l’imprevisto aleggia sempre in agguato, così in questo filone parapsichico delle annunciate dimissioni di 14 consiglieri comunali che non hanno potuto essere protocollate perché due di essi (due signore) erano fuori per esigenze personali e rientravano oggi (ieri per chi legge oggi). Questione di qualche ora e la lista dei dimissionari sarebbe arrivata al Protocollo comunale. Di conseguenza al Prefetto che avrebbe provveduto alla nomina del Commissario al Comune di Manfredonia. Le dimissioni del sindaco non avrebbero avuto alcun effetto. Ora ha invece 20 giorni per ricomporre una squadra cui mancano due assessori. Ci riuscirà? Le sorti della città affidate al caso.
UN EPILOGO, se tale sarà, che ha scioccato la pur scafata gente a questo tipo di exploit politici-amministrativi. Passi Carbone senza fissa posizione in politica (espulso da FdI), in attesa di giudizio nel processo “Omnia Nostra”, va dove porta il vento; sconcerta l’improvviso e imprevedibile dietro-front di Vincenzo Di Staso, autorevole rappresentante di FI in consiglio comunale, sul quale è soffiato un piccolo giallo familiare che ha intricato la gente con l’orecchio teso ad ogni soffiar di foglia, secondo il quale sarebbe stata la moglie, cugina di Rotice, a consigliargli di ritirare le dimissioni. La politica in famiglia. Vera o non vera la storiella, certo è che i dissidenti da 14 sono diventati 12 con tutte le conseguenze immaginabili (forse).
UNA ULTERIORE batosta per Forza Italia che è prevedibile interverrà duramente sugli atteggiamenti assunti da Di Staso che gettano un’ombra cupa su quel partito e sulle sue attività amministrative. Chi rimane con tanto di naso, è il solito popolo bue sballottolato come un fuscello in una tempesta di governanti senza scrupoli più adusi a coltivare il proprio orticello.
Michele Apollonio
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