Il ritorno non è stato dei migliori. La Borsa Merci di Foggia, dopo la chiusura estiva, riapre con un segno meno per quanto riguarda le quotazioni del
Il ritorno non è stato dei migliori. La Borsa Merci di Foggia, dopo la chiusura estiva, riapre con un segno meno per quanto riguarda le quotazioni del grano duro. La perdita è di quelle importanti: sessanta euro in meno a tonnellata per il fino, il buono mercantile e il biologico, e 50 euro in meno per il mercantile rispetto all’ultima quotazione del 2 agosto.
Un vero e proprio “capitombolo”, come afferma Coldiretti Puglia che lancia l’allarme: il grano duro pugliese viene pagato oltre il 30% in meno rispetto allo scorso anno (mentre il costo al consumatore della pasta è aumentato) nonostante i raccolti siano stati decimati dal clima, e si è intensificato il via vai al porto di Bari di navi cariche di grano straniero. “Proprio in queste ore – spiega Coldiretti – sono 6 le navi attraccate al porto di Bari per scaricare grano estero, oltre 2 navi che attendono in rada di poter attraccare e altre 2 in arrivo nelle prossime 48 ore, per un totale di 10 navi cariche di frumento duro proveniente da Turchia, Egitto, Malta, Romania e altri Paesi del mondo”.
E pensare che soltanto un mese e mezzo fa, Foggia aveva accolto i cerealicoltori di tutta la Puglia che chiedevano a gran voce maggiore equità nei prezzi, mentre il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida pochi giorni dopo prendeva l’impegno per l’attivazione immediata della Commissione unica nazionale del grano duro. Ritorna, quindi, la necessità di intervenire “aumentando la produzione italiana e continuando a promuovere accordi di filiera per la stabilità del prezzo e la valorizzazione del grano nazionale”.
“Ma occorrono anche – rileva Coldiretti – una costante analisi dei prezzi e l’aumento dei controlli, in modo da garantire in ogni caso che il prezzo del grano duro copra i costi di produzione degli agricoltori, nel rispetto della legge contro le pratiche sleali”.
Sotto accusa anche l’aumento delle importazioni di grano duro dal Canada, balzate del +1018%, passando da 38,3 milioni di chili dei primi tre mesi dello scorso anno ai 428,1 milioni dello stesso periodo di quest’anno. “Dal grano canadese al pomodoro cinese occorre che tutti i prodotti che entrano in Italia e in Europa – conclude Coldiretti – rispettino gli stessi criteri, rispettando il principio di reciprocità e garantendo così un analogo percorso di qualità nei confronti dell’ambiente del lavoro e della salute”.
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