Clima, attivisti di Ultima generazione bloccano il traffico sull’Adriatica in Puglia: “Il caldo estremo ci sta uccidendo”

La protesta per il clima di Ultima Generazione approda anche in Puglia. Gli attivisti sono entrati in azione questa mattina, sulla statale 16 Adriatic

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La protesta per il clima di Ultima Generazione approda anche in Puglia. Gli attivisti sono entrati in azione questa mattina, sulla statale 16 Adriatica nel tratto tra Bari-Torre a Mare e Mola. Intorno alle 8.15, otto persone si sono sedute sull’asfalto e hanno bloccato il traffico in entrambe le direzioni. La protesta è durata all’incirca quindici minuti: gli attivisti hanno srotolato striscioni con la scritta: “Non paghiamo il fossile”. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno spostato ai lati della strada e portato via i manifestanti. Nel tratto interessato si sono registrate code.

Ad accompagnare l’azione degli attivisti, la richiesta “dell’istituzione di un “fondo riparazione” da 20 miliardi di euro per riparare i danni subiti dai cittadini a causa degli eventi meteorologici estremi (alluvioni, grandinate, incendi, siccità e così via) dovuti allo stravolgimento climatico provocato dall’uso dei combustibili fossili”.

“Il Governo sbandiera promesse ma lascia sommersi dai debiti i cittadini prostrati dalle centinaia di catastrofi climatiche verificatesi negli ultimi mesi: tra questi ci sono anche gli agricoltori pugliesi che per il secondo anno consecutivo hanno perso interi raccolti, prima per la siccità, poi per le ondate di calore e per gli incendi, così come migliaia di famiglie e aziende colpite dall’alluvione in Romagna e dalle violente grandinate in Veneto e Lombardia. Nei prossimi anni gli eventi estremi saranno sempre più frequenti e disastrosi, per questo chiediamo un fondo preventivo di solidarietà da 20 miliardi ora”, hanno spiegato gli attivisti. “Siamo qui per chiedere al Governo di fare quello per cui è in carica: preoccuparsi dei suoi cittadini. E stanziare immediatamente un fondo di solidarietà preventivo, permanente e partecipato di 20 miliardi per le popolazioni che sono state colpite e che verranno colpite da calamità climatiche in questo decennio. Questi fondi potranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi (sad), la tassazione degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi premi e benefit ai loro manager, e soprattutto, con un taglio delle enormi spese della politica e delle spese militari”.

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