Alloggi per studenti, Bari è la città più cara al Sud

Bari è 14° in Italia ma, con una richiesta media di 356 euro al mese per una singola, è la città più cara del Mezzogiorno per gli universitari in cerc

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Bari è 14° in Italia ma, con una richiesta media di 356 euro al mese per una singola, è la città più cara del Mezzogiorno per gli universitari in cerca di alloggio insieme a Napoli, dove si chiedono appena 7 euro in più. Soprattutto è la città che ha registrato l’incremento maggiore in 12 mesi con un rincaro aumentato addirittura del 29%, lontanissimo dal + 1% di Milano (dove le singole sono le più care d’Italia) o dal -12% di Padova (7° a livello nazionale per il caro-alloggio) dove la singola costa 404 euro. Eppure l’offerta delle stanze per chi frequenterà i corsi di laurea universitari o degli Afam di Bari è aumentata del 34% mentre la domanda è scesa, registrando un -5%.

Sopra Bari comunque ci sono 8 città più care, tutte al Nord, dove però il costo della vita è storicamente più elevato: Milano è la più costosa con una singola a 626 euro e un prezzo medio di un posto letto in doppia di 348 euro (+8%), poi ci sono Bologna (482 la singola e 249 la doppia, rispettivamente + 8% e +15% in un anno e dove, come a Bari, l’offerta è salita del 33% e la richiesta di stanze è scesa del 9%), Roma (463 euro e 272 la doppia), Firenze (435 la singola e 255 euro), Modena dove la singola costa 412 euro, Bergamo che con un rincaro del 13% è salita a 411 euro, Padova dove invece è scesa a 414 euro con un taglio del 12%, Verona dove costa 401 euro al mese, Venezia (396), Brescia (385), Torino (373) e Parma (357 euro).

A registrare la bolla speculativa che sta facendo registrare un po’ dovunque un aumento dei prezzi a scapito dei fuorisede o viceversa un mercato delle singole per gli studenti sempre più attraente, come a dimostra il dato barese, è l’indagine di Immobiliare.it Insignts. La società specializzata in big data e market intelligence per il settore immobiliare ha evidenziato un aumento dell’offerta «molto importante» soprattutto nei centri satellite dei grandi campus come Brescia (+75%), Latina (+68%), Bergamo (+49%), che ora «si propongono come alternativa ai poli di maggiore dimensione, grazie alla presenza di collegamenti rapidi con la grande città e un’offerta didattica spesso similare».

Se in generale la domanda continua a crescere, influenzata dalla coda lunga dei rientri post-Covid, tanto che la richiesta per le singole è salita del 27% rispetto al 2022, l’attenzione degli ultimi mesi verso la tematica del caro affitto, che ha coinvolto in maniera trasversale i principali poli universitari, «ha sortito l’effetto di risvegliare l’interesse dei piccoli proprietari verso un mercato, quello delle stanze, percepito come più redditizio, sicuro e reattivo rispetto a quello tradizionale». Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it spiega che nel lungo periodo «vedremo i risultati degli investimenti previsti dal Pnrr oppure nuove iniziative private di sviluppo per gli studentati, ma nel breve è la piccola proprietà ad aver compreso l’opportunità di proporre i suoi immobili in un’ottica di condivisione, raccogliendone i vantaggi. Questa crescita degli alloggi disponibili porterà a un miglior equilibrio tra domanda e offerta che, finalmente, darà un freno alla risalita dei canoni di locazione».

Se le proteste degli universitari che in primavera piazzarono le tende davanti agli Atenei, hanno sortito qualche effetto, come a Milano o Roma dove i canoni non hanno subito particolari aumenti, va anche aggiunta una considerazione di prospettiva: «Non possiamo esimerci da una riflessione. Nel momento in cui i proprietari decidono di entrare nel mercato delle stanze o dell’affitto turistico di breve termine – continua Giordano – ne risulta una diminuzione degli immobili proposti in quello dell’affitto tradizionale di lungo periodo (i contratti 4+4 o 3+2 del canone concordato). In Italia, lo sviluppo immobiliare è fermo da anni e questo aumenta la probabilità di trovarsi ad affrontare, nel medio periodo, un nuovo caro affitti legato alla scarsità di offerta destinata ai giovani lavoratori o nuove coppie che cercano casa in queste città».

Al momento però, i dati dell’analisi sono chiari: tra le città che registrano «oscillazioni importanti» dei prezzi delle stanze «anche in questo 2023» ci sono: «Bari che rispetto al 2022 guadagna ben il 29%», seguita dal +18% di Brescia e Palermo (che però, quintultima in Italia, chiede «solo» 272 euro per la singola) e dal +16% di Parma e Pescara (penultima a livello nazionale con stanze a 254 euro). L’incremento del canone più basso sulle 28 città monitorate è Catania dove al mese si chiedono 238 euro per una singola.

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