Il tam-tam viaggiava fra gli addetti ai lavori già da qualche giorno: meno turisti negli stabilimenti balneari, poco flusso per le strade di borghi so
Il tam-tam viaggiava fra gli addetti ai lavori già da qualche giorno: meno turisti negli stabilimenti balneari, poco flusso per le strade di borghi solitamente presi d’assalto, minore consumo di prodotti food&wine (e quindi calo degli ordini) nelle attività di ristorazione. Archiviato il mese di luglio, è l’Adoc a spiegare le cause della palpabile diminuzione del turismo in Puglia, con tanto di indagine sul campo. «Dal Gargano al Salento, i prezzi sulle spiagge pugliesi sono molto più alti rispetto a Grecia e Albania. A Gallipoli, ad esempio, per una giornata al mare (compresa la consumazione al ristorante) e una notte in un B&B, una famiglia di quattro persone arriva a spendere fino a 500 euro», sentenzia Giulia Procino, presidente di “Adoc Puglia”.
E se c’è chi pensa al “complotto dell’estate”, come il consigliere regionale della Lega (nonché titolare del lido “Samarinda” a Santa Maria di Leuca), Gianni De Blasi, in tanti ritengono invece che all’origine della fuga ci siano proprio i costi eccessivi. «Assistiamo a una campagna denigratoria, nata dalla stessa Puglia e diffusasi a livello nazionale, impegnata a raccontarci quanto siano lunari e sproporzionati i prezzi nelle nostre strutture, con una deformazione e generalizzazione della realtà che produce un danno di immagine ed economico alle nostre attività che, ogni giorno, combattono la morsa della crisi economica», tuona il consigliere. Una «narrazione drogata – continua – che racconta di una Puglia in cui non si può andare al mare senza spendere meno di 100 euro al giorno per una postazione in spiaggia e fino a 500 euro per una notte in un B&B».
Lontano dai “pochi” casi di speculazione, secondo De Blasi, è però arrivato il momento di «fermarsi a riflettere sul potenziamento dei servizi primari, come le infrastrutture». Sparare nel mucchio non è giusto, ma con l’onestà intellettuale che contraddistingue noi pugliesi, padroni di casa, sarebbe forse il caso di ammettere che (probabilmente) ci siamo allineati a una tendenza che è tutta nazionale, forse diventandone (ahinoi) anche protagonisti. Le previsioni per l’alta stagione appena iniziata, quindi il mese di agosto, sono anche più fosche: secondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori ci sarà un rincaro del 20% rispetto allo scorso anno, che aveva già risentito degli aumenti della stagione precedente. Il valore di un weekend in uno stabilimento balneare fluttua sul territorio nazionale in base alle zone: dai 40 euro di Viareggio e Riccione ai 60 euro della Sardegna.
È purtroppo salentino il primato nero nazionale: la media giornaliera a Gallipoli è di 80 euro (fino a 120 nelle strutture di livello superiore), si abbassa nella maggior parte dei lidi di Porto Cesareo, ma trova il suo record assoluto a Pescoluse, con il prezzo stellare di mille euro per un gazebo in riva al mare. Se ci mettiamo anche che le tabelle regionali hanno indicato la Puglia, in compagnia di Trento e Bolzano, in cima alla classifica nazionale del caro-carburante e che, oltre i lidi, a lievitare sono state anche le tariffe di case vacanza e stanze private (dove non sempre il rapporto qualità dell’immobile-prezzo brillava per onestà), lo spot pugliese è servito. Il clamore però non sempre porta “guai”: potrebbe essere proprio questo l’inizio di una nuova riflessione sul brand della nostra regione e sulle sue potenzialità future.
COMMENTI