Spiagge, crolla il fatturato dei lidi pugliesi. «Meno 30 milioni rispetto al 2022»

«Il calo di presenze intorno al 20 per cento a Luglio, è costato circa trenta milioni di euro alle spiagge attrezzate pugliesi, ma ci aspettiamo, o

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«Il calo di presenze intorno al 20 per cento a Luglio, è costato circa trenta milioni di euro alle spiagge attrezzate pugliesi, ma ci aspettiamo, o meglio, ci auguriamo una pronta ripresa nelle due settimane centrali di agosto». È la previsione del presidente nazionale del Sindacato italiano balneari (Sib), Antonio Capacchione.

Quest’anno luglio è stato un mese anomalo rispetto al passato?

«Direi proprio di sì. Abbiamo avuto una forte concentrazione di presenze sulle spiagge nei fine settimana. Si è trattato di un turismo di prossimità, cioè costituito da persone che provengono da aree geografiche vicine. La polarizzazione delle presenze in determinati giorni della settimana è un fenomeno che viene da lontano, ma che quest’anno è stato molto più accentuato del solito».

Spiagge, crolla il fatturato dei lidi pugliesi. «Meno 30 milioni rispetto al 2022»

Gli operatori turistici sembrano concordi nell’individuare la causa del calo di presenze nell’inflazione che erode il potere d’acquisto, ma c’è anche il caro ombrellone, non crede?

«Dalle rilevazioni risulta che i rincari ci sono, ma oscillano tra il nove e il dieci per cento. Questa è una media ovviamente. Si tratta di un dato che vale sia per la Puglia, sia per il resto d’Italia. Il calo numerico dei turisti è addebitabile ad una serie di fattori che hanno indotto le persone a rimanere a casa oppure a comprimere la durata della vacanza».

Il Codacons, però, ha individuato in Puglia diversi stabilimenti tra i più cari d’Italia.

«In Puglia abbiamo un quadro eterogeneo. Ombrellone e due lettini a Margherita di Savoia costano in media tra i 15 ed i 20 euro, ma basta spostarsi di qualche chilometro ed i prezzi salgono. In generale il Salento costa più del Gargano. Le spiagge salentine sono strette e vi si possono posizionare meno ombrelloni rispetto a quanto è possibile fare sugli arenili di altre zone della Puglia. Le tariffe sono determinate dal rapporto tra domanda e offerta. Nel Nord della regione, dove opero io, abbiamo 20mila ombrelloni in 74 stabilimenti balneari. C’è concorrenza, quindi, per lavorare si abbassano i prezzi. Nel Salento la domanda è forte, ma l’offerta è limitata perché le spiagge, pur essendo belle, come detto, sono strette, quindi con meno ombrelloni e di conseguenza più care».

Sembra che siano gli stranieri a ricordarci che il mare resta uno dei principali attrattori della Puglia.

«È così. Con gli stranieri sta andando bene un po’ ovunque, dal Gargano al Salento. Mancano gli italiani, ma ci sono più turisti che provengono dagli altri Paesi europei, oltre che da oltreoceano. Certo, questo non basta a riempire il vuoto di presenze, ma è comunque un dato positivo».

Cala il fatturato dei balneari, ma soffre anche la filiera?

«Sì, ne risente ovviamente tutta la catena degli approvvigionamenti. I fornitori si lamentano perché gli ordini degli stabilimenti balneari e delle altre attività turistiche sono diminuiti in maniera consistente. In Puglia ci sono circa 2.200 concessioni demaniali, di cui 1.500 riguardano i lidi attrezzati. Se consideriamo che in tempi normali, a luglio, in media uno stabilimento fattura circa 100mila euro e che il calo delle presenze è stato del venti per cento, si arriva a un mancato introito complessivo di 30 milioni di euro. Ovviamente si tratta di una nostra stima che, però, è basata su situazioni di fatto abbastanza ben delineate».

C’è qualche ulteriore elemento che scoraggia i turisti a venire in Puglia da regioni lontane o da paesi stranieri?

«I costi dei trasporti che penalizzano soprattutto le regioni del Sud Italia. La Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria sono più distanti dai mercati di riferimento rispetto alle regioni del Nord. Quindi, noi facciamo più fatica, tenendo conto che il principale mercato cui guardiamo da sempre è la Germania».

In diverse zone c’è anche un problema di accessibilità alla spiagge per via delle proprietà private a ridosso del demanio.

«Certo. Abbiamo tanto demanio che non è fruibile per via della retrostante proprietà privata. Occorre, quindi, realizzare servitù di passaggio, strade di accesso. Questo dovrebbe essere fatto con i soldi dei canoni. In Puglia i concessionari versano circa 9-10 milioni di euro che vanno allo Stato e non rimangono sul territorio. A nostro avviso queste risorse dovrebbero essere date ai Comuni con vincolo di destinazione per due obiettivi, cioè rendere fruibili le spiagge che attualmente non lo sono e attrezzare le spiagge libere attualmente in stato di totale abbandono e non presidiate».

Occorrerebbe una riforma per fare tutto ciò.

«Sì, noi auspichiamo una riforma seria, ragionata. Gli slogan stupidi non servono a niente, così come le guerre di religione tra chi sostiene le spiagge libere e chi quelle attrezzate. Servono gli stabilimenti balneari e servono pure le spiagge libere, ma queste non dovrebbero essere abbandonate a sé stesse».

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