Sono vecchi, a volte vecchissimi. Altre volte sono rari, altre ancora sono stati testimoni di importanti avvenimenti storici. Profumano
Sono vecchi, a volte vecchissimi. Altre volte sono rari, altre ancora sono stati testimoni di importanti avvenimenti storici.
Profumano, suonano col vento, cantano con gli uccelli e gli insetti che ospitano, hanno una forma che colpisce gli occhi, segnano il tempo che passa cambiando secondo il ritmo circolare delle stagioni, ricordano miti, leggende, storie di luoghi e di genti. Chi li contempla respira del loro respiro, anche quando li osserva da lontano, immersi nel paesaggio che li circonda, rendendolo unico.
Sono gli alberi monumentali che, secondo l’elenco aggiornato pubblicato sul sito del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, in Italia sono oltre 4.000: alberi o sistemi omogenei di alberi censiti per il particolare pregio naturale e culturale. Oltre 400 sono state le ultime iscrizioni: gli alberi monumentali rappresentano un patrimonio da tutelare e valorizzare. Nell’ elenco sono inclusi esemplari che, lungo tutto lo Stivale, si contraddistinguono per particolari caratteristiche come l’elevato valore biologico ed ecologico, per l’età, le dimensioni, la morfologia, la rarità della specie o l’habitat per alcune specie animali, l’importanza storica, culturale o religiosa rivestita sul territorio e la capacità di caratterizzare il paesaggio sia in termini estetici che identitari.
In Puglia sono quasi 200 (177 per la precisione) gli alberi disseminati dal Gargano al Salento e presenti nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia, approvato nel dicembre 2017 e periodicamente aggiornato. La Regione Puglia già nel 2018 con una apposita deliberazione di Giunta approvò il primo elenco regionale, composto da 63 alberi monumentali. A seguito dei lavori di aggiornamento della commissione regionale «Alberi Monumentali» sono stati approvati altri quattro elenchi regionali, portando a 182 il numero totale di alberi monumentali.
Attualmente, come detto, sono 177 e tra questi figurano diverse «Roverelle» (una ad Acquaviva delle Fonti, presso la masseria «Baronaggio», è alta 24 metri ed oltre quattro metri di circonferenza), «Lecci», «Pini d’Aleppo» (da segnalare quello di Bari, in corso Alcide De Gasperi-angolo via Ugo La Malfa, alto 17 metri e con circa sei metri di circonferenza), «Fragni», «Castagni» (uno alto 15 metri lo troviamo a San Giovanni Rotondo in Capitanata), «Carrubi», «Cerri» (uno di 40 metri di altezza nel Bosco Quarto a Monte Sant’Angelo) ma, anche, un «Sughero» (ad Ostuni, in contrada San Benedetto, alto 12 metri e quasi sei metri di circonferenza), un «Faggio» di 20 metri di altezza nel Bosco di Faeto nel Foggiano, un «Ginepro coccolone» nel Bosco Isola di Lesina, un «Pino nero» di 35 metri di altezza nella Foresta Umbra a Monte Sant’Angelo, un «Albero di Giuda» di 12 metri a «Mezzana Grande» a Lucera e un «Platano orientale» di 28 metri a Roseto Valfortore.
Tra i «patriarchi verdi» testimoni del passato in Puglia non possiamo non ricordare un albero che di anni ne ha quasi mille: nel Salento, infatti, sulla strada che collega il paese a Tricase porto, si erge, con i suoi settecento anni di età, uno tra gli esemplari più antichi al mondo di «Quercia Vallonea» (22 metri di altezza e e oltre 4 metri di circonferenza). Un tempo, le ghiande prodotte dalla quercia erano utilizzate dai conciatori tricasini durante le fasi di lavorazione dei pellami, allo scopo di ottenere un manufatto più morbido grazie alla presenza del tannino.
I tricasini la chiamano anche «La quercia dei Cento Cavalieri» e, oltre ad essere considerata una rarità botanica, enorme è il suo valore storico, culturale e religioso.
«La nostra Regione è da tempo impegnata affinché il prezioso patrimonio di diversità genetica presente in Puglia – commenta l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia – sia esplorato, preservato, conosciuto e valorizzato. La Regione ha un legge storica che ha tutelato questo inestimabile patrimonio arboreo e su quella stiamo impostando anche la nuova programmazione che, puntando sui “paesaggi storici”, valorizzerà anche gli ulivi monumentali e i vigneti ad alberello. Stiamo insomma introducendo degli elementi sulla storicità che garantiscano l’attenzione, la sopravvivenza e il finanziamento visto che produrre con queste piante non è la stessa cosa che con i sistemi intensivi più moderni».
«L’elenco degli alberi monumentali oltre che dall’assessorato all’Agricoltura coinvolge anche l’Assessorato all’Ambiente – continua Pentassuglia – visto che gestisce le pratiche di segnalazione degli alberi o delle formazioni vegetali monumentale da inviare ai Comuni per il consueto censimento ai sensi dell’art. 7 della Legge n. 10 del 14/01/2013. Negli ultimi anni sono aumentati gli alberi storici censiti grazie alle autodichiarazioni dei proprietari che sono fondamentali per mappare il nostro prezioso patrimonio arboreo da tutelare e tramandare».
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