Le 5 lettere magiche per una donna non sono ‘Ti amo’, ma ‘saldi’. E se lo dice un cartello in bella mostra nella vetrina di un negozio di abbigliament
Le 5 lettere magiche per una donna non sono ‘Ti amo’, ma ‘saldi’. E se lo dice un cartello in bella mostra nella vetrina di un negozio di abbigliamento femminile, c’è da metterci la mano sul fuoco. O forse è meglio di no, almeno non ora, a pochi giorni dall’inizio dei saldi estivi. Sì, perché a dispetto di cartelli e luoghi comuni, la partenza quest’anno non è stata delle migliori. Di gente in giro, infatti, ce n’è poca, ancor meno sono le buste contenenti un capo acquistato con gli sconti e quasi tutte provengono dai grandi brand in franchising dove i saldi sono in genere del 50% e in alcuni casi del 70%. I piccoli restano in un range compreso fra il 20% e il 40%, almeno in questa fase iniziale.
“Quest’anno abbiamo deciso di partire direttamente con lo sconto del 30% contrariamente al passato quando la base era del 20% – ci racconta Gabriella, co-titolare di un negozio di borse e accessori – e questo nonostante per noi sia anti-economico”. I costi di produzione lievitati nell’ultimo anno, infatti, non permettono ai commercianti di applicare più del 20-30% di sconto per non andare in perdita. Si spinge fino al 60-70% in questa prima fase soltanto chi ha capi delle collezioni egli anni precedenti che giacciono in magazzino e di cui c’è bisogno di disfarsi. “Speravamo di invogliare a comprare – continua Gabriella – ma per ora l’effetto non è quello sperato: chi entra in negozio dà un’occhiata e chiede quando si arriverà al 50% o al massimo acquista la merce che ha già un costo di partenza basso”.
Tuttavia il deterrente per gli acquisti in saldo non sembrerebbe essere soltanto il fattore economico. Ce lo ha spiegato Antonio che possiede un negozio di abbigliamento lungo la via dello shopping foggiano.
“Lo ammetto, nell’attività al centro commerciale i saldi stanno andando meglio. Qui in centro paghiamo lo scotto dell’assenza della gente proveniente dalla provincia. I motivi? La difficoltà di trovare parcheggio e il suo costo. Tant’è che chi, invece, non rinuncia allo shopping in città preferisce arrivare tardi (colpa anche del caldo) per pagare meno, ma questo significa avere meno tempo per gli acquisti e, quindi, dover fare una scelta fra i negozi dove entrare. E così abbiamo perso una buona fetta di clienti. Dovremmo cercare di inventarci qualcosa per rendere più attrattiva la cara vecchia via dello shopping foggiano”.
E’ vero, i negozi sono quasi vuoti e probabilmente la colpa è anche da attribuire al fatto che ormai i saldi hanno perso l’appeal di un tempo. “In passato si aspettava con ansia l’inizio dei saldi per portare a casa quel capo adocchiato tempo prima e che magari non ci si poteva permettere a prezzo pieno – ricorda il signor Valerio, che ha ereditato l’attività di famiglia, un negozio che ha fatto la storia dell’abbigliamento maschile in città a partire dal 1891 – ma oggi non è più così. E’ colpa delle scontistiche ormai spalmate sull’intero anno e che di fatto hanno reso i saldi di fine stagione una vendita promozionale fra le tante che può passare in sordina perché ‘tanto ce ne sono altre’”.
Insomma, a sentire i commercianti pare che per la città di Foggia non valgano le previsioni di Confesercenti che volevano una spesa media a famiglia superiore a quella dell’anno scorso. Ma si sa, le previsioni sono una cosa, la realtà dei fatti un’altra. Forse c’è ancora chi preferisce un ‘ti amo’ ad un paio di scarpe in saldo.
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