Buon compleanno Lino Banfi, il nonno d’Italia spegne 87 candeline

Buon compleanno, Lino. Ottantasette “primavere” sono già ben trascorse da quel giovedì 9 luglio del 1936, giorno in cui l’andriese Riccardo, il tuo pa

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Buon compleanno, Lino. Ottantasette “primavere” sono già ben trascorse da quel giovedì 9 luglio del 1936, giorno in cui l’andriese Riccardo, il tuo papà, con la flemma, e forse anche la pigrizia, che tu gli hai sempre scherzosamente rimproverato, andò a registrarti all’anagrafe comunale di Andria. Tanto era la sua calma che ci mise due giorni per arrivare in Comune: partì il giovedì 9 e “arrivò” il sabato 11 (come recita la tua carta d’identità).

La realtà, però, era un’altra. E tu, pur scherzando sulla pigrizia del tuo “vecchio”, lo hai sempre saputo: all’epoca si faceva così. Non si correva ad iscrivere i figli all’anagrafe, e soprattutto – immagino – in quella che doveva essere di certo una caldissima giornata di luglio, una di quelle che cuociono persino le pietre della Murgia. Insomma, non era una impellenza, all’epoca: un giorno prima, un giorno dopo, che contava?

E, come hai sempre ricordato, anche l’emigrazione di papà Riccardo con tutta la famiglia, sei anni dopo, avvenne con la stessa flemma e pigrizia: partì da Andria ed “emigrò” nella prima città che trovò nel suo percorso: Canosa. Ventidue, ventitrè chilometri potevano bastare per dire di essere “emigrati”!

Ma come diceva tuo padre “una parola è troppa e due sono poche!”: oggi le tue sono ottantasette primavere, e non si discute.

Primavere tutte accompagnate da una forza che solo Dio può averti dato, per superare tante traversie, tante difficoltà, tanti ostacoli, prima di arrivare a calcare i palcoscenici man man più importanti. Dai teatrini di provincia e di periferia, prima come comparsa poi come protagonista nell’avanspettacolo, fino al grande spettacolo, ai tantissimi film e alla televisione di intrattenimento, passando dallo storico “Speciale per voi” degli Anni Sessanta, al «Caso Sanremo», tutti “arboriani”, e poi per arrivare a «Domenica In» e finire per dominare gli schermi di tutti gli italiani, la domenica sera, su Raiuno, nel ruolo di nonno Libero. Quel ruolo che ora ancor più ti si addice, commendator (anzi, Cavaliere di Gran Croce) “Pasquale Zagaria in arte Lino Banfi”, come recita la preziosa pergamena.

E quel personaggio canuto (ma non troppo!) bonaccione, ma a volte anche un po’ “incazzèto”, insomma “Libero”, ti ha consacrato definitivamente tra i grandi dello spettacolo, della televisione, all’azimut della tua poliedrica capacità artistica.

E pensare che quella innata “vena” artistica ti ha accompagnato sempre e, molte volte, da giovinetto, ti è tornata utile come non mai. E un giorno me lo hai confessato, davanti ad un piatto di “strascinèti”: recitavi così bene che riuscisti, per poter mangiare, persino a vendere falsi Rolex ai napoletani, vestito da ufficiale della marina americana, fingendoti appena sbarcato nel porto di Napoli e in cerca di “lire italiane”.

Un attore “nato” che, per poter andare in scena, prendeva in prestito da un amico calzolaio milanese le scarpe che aveva in riparazione dai suoi clienti. E lui, una volta, ti dette un paio di scarpe due numeri più stretto, e ti fece soffrire per tutto lo spettacolo. E che dire di quella volta che .. beh, una ”storia” è troppa e due sono poche”…!

Ottantasette primavere, caro Lino, e una forza che solo tu e Dio conoscete, quella che ti sta aiutando da qualche mese e che ti servirà un po’ di più proprio oggi, perché dopo 61 anni – più quelli del fidanzamento – sarà un compleanno un po’ diverso. E lo sai. La scomparsa della tua amata Lucia è stato un durissimo colpo, ma vederti in alcune recenti apparizioni tv di nuovo attivo e brillante è l’ennesima dimostrazione della tua pellaccia dura. Quella tipica di un meridionalissimo uomo, orgoglioso della sua terra, di un uomo che non ha mai nascosto le sue origini. Anzi le ha accentuate al massimo andando anche oltre. Ammettilo: spesso hai anche “esagerèto”, perché noi non abbiamo mai “parlèto” così a Canaus!

Ma quell’espediente linguistico, l’idioma banfiota (come ti piace definirlo) è stato talmente “originale” che la storia della televisione e del cinema te ne dovrà (e lo fa già ora) dare merito. La simpatia che quell’idioma scatena (forse anche più nei non-canosini) è il tuo marchio, la tua griffe, che forse ottantasette primavere fa ti ha già accompagnato nel tuo primo vagito. Quel giorno, sono sicuro, anche se non parlavi ancora, già pensavi che quel mondo in cui eri nato ti stava stretto.

Oggi è il tuo compleanno. Soffierai su ottantasette candeline. Ti mancherà sicuramente il soffio di una persona cara, ma ci saranno quelli dei tuoi figli Rosanna e Walter, dei tuoi nipotini, dei tuoi amici. E se non basteranno (porca puttèna, fammelo dire!), ti arrivino anche quelli di tutta la tua Puglia, pronta ad aiutarti a spegnere quelle candeline in un sol colpo. E pronta a far ripartire il nuovo conto alla rovescia. Per i tuoi prossimi tantissimi compleanni!

Tanti auguri, Lino.

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