Al via i tanto attesi SALDI ESTIVI 2023, con regole più severe per i furbetti del cartellino, quei commercianti che beffano i consumatori gonfiando i
Al via i tanto attesi SALDI ESTIVI 2023, con regole più severe per i furbetti del cartellino, quei commercianti che beffano i consumatori gonfiando i prezzi per ottenere maggiori guadagni. Come cambiano i saldi con il recepimento della direttiva europea 2019/2161, detta Omibus? “Le regole sono sostanzialmente le stesse, con qualche leggera modifica” spiega Mauro Antonelli, direttore del centro studi Unione nazionale consumatori (Unc) in un’intervista a Today. Servono maggiori controlli da parte dei sindaci, tuona poi l’esperto, altrimenti le nuove regole e le sanzioni non riusciranno a stroncare spiacevoli truffe o raggiri.
Saldi al via dal 6 luglio ma con durate diverse da regione a regione
Quest’anno l’avvio dei saldi è stato posticipato dalla conferenza delle Regioni e delle Province autonome al 6 luglio, “di giovedì, cosa più unica che rara visto che solitamente avveniva di sabato”, precisa Antonelli. La stessa data per tutta Italia, con un vantaggio promozionale non indifferente perché prima con le date sfalzate si creava troppa confusione.
La stessa cosa però non possiamo dire per la fine della stagione dei saldi, diversa da regione a regione. Perché? “È la stortura del federalismo. In termini di concorrenza il vantaggio è molto limitato perché è difficile che i consumatori si spostino da una regione all’altra solo per fare shopping”. Nessun vantaggio o svantaggio concreto per i consumatori, dunque, perché normalmente 30 giorni sono sufficienti per comprare i prodotti in saldo, successivamente resta molta meno merce. “In realtà – sintetizza l’esperto – l’allungamento non ha moltissimo senso e grandissimi effetti”.
Saldi, cosa cambia con la direttiva Omnibus
Quest’anno i saldi estivi 2023 saranno all’insegna della trasparenza, grazie alla direttiva europea Omnibus che ha introdotto la regola del prezzo precedente. D’ora in poi i consumatori troveranno sul cartellino del prodotto che desiderano acquistare, oltre alla percentuale di sconto, anche il prezzo più basso degli ultimi 30 giorni precedenti e non più il prezzo di listino. Facciamo un esempio: se si offre uno sconto del 30% e il prezzo più basso degli ultimi 30 giorni era di 100 euro, il venditore dovrà indicare 100 euro quale ‘prezzo precedente’, barrato, importo su cui poi dovrà calcolare la riduzione del 30%.
“Sarà più complicato fare gli sconti farlocchi”, chiosa Antonelli ricordando che questa pratica era commercialmente scorretta anche prima dell’applicazione di questa norma. La regola del prezzo precedente, infatti, “è semplicemente un rafforzamento, perché il commerciante deve indicare esplicitamente il prezzo più basso degli ultimi 30 giorni”. Questa novità vale sia per i negozi fisici che per le vendite sul web.
Unc: “Le sanzioni da sole non bastano”
I commercianti che non rispettano la regola del prezzo precedente rischiano una multa che va da 516 a 3.098 euro. Queste cifre spaventeranno i furbetti dei saldi? “L’importo potrebbe anche andare bene se ci fossero dei controlli”, tuona l’esperto specificando che “i controlli non si fanno, come per le regole del codice della strada e la norma sul pos”. In pratica questa norma rende solo più complicato e rischioso fare sconti farlocchi, ma non li impedisce. “Noi chiediamo ai sindaci di mandare i vigili a controllare, perché chi va a verificare che effettivamente quel prezzo precedente non sia stato gonfiato? C’è un problema, che ahimè è un po’ più complicato da risolvere. Se le multe si fanno questi importi possono anche bastare, altrimenti diventano completamente inutili”.
Saldi, i consigli per evitare truffe e raggiri
Molti i decaloghi sul web per non essere truffati. Anche l’Associazione nazionale consumatori ne ha pubblicato uno, ricordando che è sempre meglio diffidare da sconti superiori al 50%. “Sono possibili nei casi dell’alta moda, dove c’è un ricarico notevole ma normalmente abbassare i prezzi del 50-70% non è credibile”. Esistono dati Istat rielaborati da Unc secondo i quali non si è mai superato di media il 25% di sconto, tranne una volta. Questo non vuol dire che un commerciante possa arrivare al 40%, si tratta solo di una media, specifica Antonelli.
“L’importante però è il prezzo effettivo da pagare, perché la percentuale di sconto può essere farlocca”. In poche parole non importa se un pantalone prima costava 400 euro e ora ne costa 100, l’importante è valutare che la cifra scontata sul cartellino sia veritiera e conveniente.
Altro consiglio importante: no ai fondi di magazzino. Secondo la legge le vendite a saldo devono riguardare esclusivamente i prodotti di fine stagione e non devono essere rimanenze di anni passati tirate fuori per l’occasione. Come accorgersene? Basta guardare i ripiani dei negozi: se prima dei saldi erano semivuoti e ora si sono magicamente riempiti dei capi più svariati, allora qualcosa non va. Secondo l’Associazione consumatori, infatti, è altamente improbabile che a fine stagione i negozi siano provvisti, per ogni articolo, di tutte le taglie e colori.
Infine la regola d’oro: prima andare a fare shopping bisogna “aprire gli armadi per vedere cosa serve veramente”, per non lasciarsi prendere troppo dalla febbre dei prezzi super scontati.
Cosa fare in caso di prodotti difettosi
In tema di saldi è bene ricordare anche la direttiva europea entrata in vigore a gennaio del 2022 che riguarda i prodotti difettosi, “visto che stanno circolando alcune fake news”. Non valgono più i 2 mesi per denunciare il difetto ed esercitare la garanzia di 2 anni su un prodotto non conforme. L’azione per esercitare i propri diritti si prescrive in 26 mesi dalla consegna del bene. Questo vuol dire che non è più necessario denunciare il difetto al venditore entro 2 mesi dalla sua scoperta per ottenerne la riparazione o la sostituzione. Se riparazione e sostituzione non sono state fatte o sono impossibili allora si ha diritto a una riduzione proporzionale del prezzo o alla restituzione dei soldi (se il difetto non è di lieve entità). In ogni caso “prima denunciate il difetto meglio è”, chiosa l’esperto sottolineando che dopo ogni acquisto è sempre meglio conservare lo scontrino, anche se per esercitare la garanzia basta la prova dell’acquisto.
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